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Festival internazionale del cinema di Locarno: la nuova direttrice incontra la stampa

Irene Bignardi, la nuova direttrice del Festival internazionale del film di Locarno Keystone

In un incontro informale con i giornalisti questo lunedì a Berna, Irene Bignardi conferma di voler conservare le peculiarità di Locarno e risponde alle critiche mossegli soprattutto dalla stampa confederata che le avrebbe preferito un direttore svizzero.

Dopo un lungo periodo di continuità quest’anno si è aperto uno scenario del tutto nuovo per il Festival del cinema di Locarno. Dapprima la nomina del nuovo presidente Marco Solari, lo scorso 12 settembre, carica lasciata vacante dall’improvvisa tragica scomparsa del Consigliere di Stato Giuseppe Buffi, subentrato a Raimondo Rezzonico, ma deceduto poche settimane prima dell’inizio della manifestazione.

L’altro vuoto di potere apertosi al termine dell’edizione 2000 con le dimissioni del direttore Marco Müller, che in 9 anni con le sue scelte ha saputo assicurare a Locarno un posto stabile tra i 4 grandi festivals europei, è stato colmato l’11 ottobre scorso con la nomina di Irene Bignardi.

La nuova direttrice, che dopo la conferenza stampa di presentazione, due settimane fa, questo lunedì a Berna ha avuto un primo incontro informale con i giornalisti, conosce bene Locarno. Un festival che segue da molti anni, dapprima come spettatrice e poi come giornalista per il quotidiano italiano la Repubblica, per il quale lavora da 25 anni, ricoprendo dal 1989 la carica di critico cinematografico titolare.

Irene Bignardi dice di aver accettato quasta sfida un po’ per bisogno di cambiamento, ma soprattutto per il calore e la convinzione con cui è stata cercata e voluta alla direzione di un festival che da giornalista ha amato moltissimo per la qualità dell’ospitalità, per la scelta delle retrospettive, per la programmazione non convenzionale, per il fervore culturale e l’autenticità del pubblico.

Rispetto alla gestione di Marco Müller, di cui riconosce lo straordinario lavoro svolto, non pensa a sostanziali cambiamenti. Il suo sarà forse un festival un po’ meno orientato verso l’Asia, cinematografia che ritiene un po’ inflazionata in questi ultimi anni, per rivolgere una maggiore attenzione ad altre aree geografiche ultimamente piuttosto trascurate come ad esempio quella del continente latinoamericano. Tutto dipenderà comunque da ciò che l’annata offrirà. Per quanto riguarda le proiezioni in Piazza Grande, queste dovranno possibilmente essere adatte all’eterogeneità del grande pubblico.

Circa i suoi gusti, Irene Bignardi si dice aperta a tutto, senza pregiudizi, con qualche riserva solo nei confronti di un cinema troppo trucido e violento. Unico elemento che farà da filtro alle sue scelte. Avendo una doppia formazione letteraria e cinematografica è molto attenta alle strutture narrative e predilige opere che non si affidano unicamente all’immagine. La sua speranza è che Locarno possa conservare quell’aria giovane ed internazionale che fa della ressagna una vetrina sul mondo ed apre il mondo alla Svizzera.

Nonostante alcune inevitabili novità legate ai gusti ed alle idee della nuova direttrice, anche per i prossimi anni Locarno dovrebbe dunque muoversi su di una linea di continuità, assicurata anche dalla nomina a vice-direttrice di Teresa Cavina, sinora responsabile della programmazione. Spetterà a lei evitare che vada perduto quell’intreccio di relazioni intessute in quest’ultimo decennio con i cineasti di tutto il mondo .

La nuova direttrice ha anche avuto modo di ritornare sulle critiche avanzate soprattutto da certa stampa svizzero-tedesca che avrebbe preferito vedere al suo posto uno svizzero e non le perdona il fatto di continuare a lavorare per la testata italiana, mantenendo il suo ufficio di Roma. Un’accusa ridicola e pretestuosa visto che a fine anno lascerà la carica che attualmente ricopre a la Repubblica, quotidiano con il quale avrà in futuro solo collaborazioni estemporanee, ma soprattutto perchè il luogo del suo ufficio è irrilevante visto che per cercare i films da portare a Locarno i prossimi mesi li dovrà comunque passare sempre in viaggio.

Stefano Castagno

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