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Giovani a tu per tu con un ministro

Foto di gruppo con ministro.

Diritti umani, Olimpiadi, rapporti Svizzera-Ue, integrazione e politica energetica: giovani svizzeri dell'estero ne hanno discusso con il ministro Moritz Leuenberger.

Provenienti dai quattro angoli del mondo, una quindicina di ragazzi che hanno partecipato al Congresso degli svizzeri dell’estero, sabato a Friburgo, hanno avuto l’opportunità di intrattenersi a quattr’occhi con il consigliere federale. Seduti attorno a un tavolo con l’illustre ospite, si presentano a uno a uno. Si tratta di giovani che studiano in famose metropoli internazionali.

“Quando li ascolto, divento geloso. Io sono cresciuto a Bienne, ho lavorato a Zurigo e ora a Berna. Se mi capita di dovermi recare all’estero per lavoro, vado nel Liechtenstein”, commenta con ironia il decano del governo elvetico, incontrandoli in una saletta appartata, a margine dei lavori congressuali.

Rapidamente il ministro elvetico dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni è tempestato di domande disparate. Come riesce a preparare così tanti discorsi molto apprezzati? “Li scrivo come dialoghi, benché in realtà siano dei monologhi. Mi immagino chi li ascolta. Mi chiedo che domande mi rivolgerebbe. Scrivo delle bozze, poi le getto nel cestino della carta. Quando arrivo circa al decimo tentativo, lo mostro ai miei collaboratori. Mentre pronuncio il discorso mi viene ancora in mente qualcosa spontaneamente”.

Risposta difficile

“La Svizzera ha bisogno di una nuova centrale nucleare e a che punto è con la protezione dell’ambiente?”, incalza un giovane interlocutore in francese. “È una domanda molto complessa, non è facile rispondere”, replica Leuenberger, quasi come se pensasse ad alta voce.

Quindi spiega che la politica energetica svizzera è basata sulla supposizione di una penuria nell’approvvigionamento. Perciò vengono sviluppati tutti gli scenari di produzione e di risparmio energetici possibili. “Promuoviamo anche le energie rinnovabili”.

Ciò nonostante la necessità di una nuova centrale atomica non può essere scartata. “Una nuova centrale nucleare deve essere sottoposta a votazione popolare. Vale a dire che necessita una maggioranza popolare. Inoltre non abbiamo ancora trovato alcuna soluzione per l’immagazzinamento delle scorie radioattive”.

Obiettivi a lungo termine

I giovani scalpitano e il ministro non ha quasi il tempo di riprendere fiato. La Svizzera quando aderirà all’Unione europea? “La questione verrà certamente introdotta nell’agenda politica. Ma il cammino è ancora lungo, molto lungo”, risponde il 62enne socialista.

“Il mio partito è favorevole all’adesione. Personalmente e come ministro dei trasporti mi rammarico che non siamo membri. I nostri trasporti pubblici sono ammirati all’estero. Deploro di non avere alcun influsso”.

I ragazzi solcano l’oceano e sollecitano spiegazioni sui rapporti con il Sudamerica. Leuenberger spiega che i suoi rapporti ministeriali con quei paesi sono nettamente più sporadici rispetto a quelli con i vicini dell’Ue. Ma “ho molti amici sudamericani. Giunsero in Svizzera come rifugiati ai tempi delle dittature militari. All’epoca partecipai all’organizzazione degli aiuti. La maggior parte oggi sono ritornati nei loro paesi”.

La raffica di domande non si arresta. Cosa ne pensa di un boicottaggio delle Olimpiadi? “Negli anni ’70 in Spagna e Portogallo c’erano ancora delle dittature. Allora ci eravamo chiesti se si dovesse andare in ferie in Portogallo o meno. Più le frontiere sono permeabili, più un paese può aprirsi. Il cammino della Cina verso la democrazia è ancora molto lungo, ma i diritti umani stanno guadagnando terreno”.

Non tutti vogliono integrarsi

A che punto è la Svizzera in materia di integrazione? Nella sala fa caldo, Leuenberger suda. Si toglie la giacca e riflette per un lungo momento prima di rispondere. “È un tema molto discusso. La problematica non dipende dal mio ministero. I comuni e le scuole sono direttamente confrontati con la questione. Ci sono molte buone iniziative”.

A malincuore Leuenberger osserva che “la volontà di integrarsi non è uguale per tutti”. Il ministro dei trasporti affronta il problema dei giovani pirati della strada, in maggioranza stranieri, protagonisti di incidenti della circolazione.

“Dei giovani che sfrecciano sulle strade a oltre 200 km all’ora, non vogliono integrarsi. Come ci si deve comportare con loro? È difficile, ma in questi casi c’è solo la dura repressione, pene severe, come per esempio il sequestro dell’auto. Anche nell’integrazione occorre fissare dei limiti”.

Limousine di stato invece della bici

La curiosità dei giovani si spinge nella sfera privata del ministro. Da ragazzo cosa pensava di diventare da grande? “Recentemente ho ritrovato un vecchio componimento di scuola. Scrivevo che desideravo diventare un parroco, in un villaggio di montagna. Mi immaginato che avrei tenuto una capra, sarei andato in giro in bicicletta e nel tempo libero avrei aiutato nel loro lavoro i contadini. Ma le cose sono andate molto diversamente”.

L’incontro è ormai concluso. Prima dei saluti c’è ancora la foto ricordo. Moritz Leuenberger esita a congedarsi definitivamente. Si guarda attorno e chiede: “Cosa fate ora, una festa?”. Forse il ministro sarebbe ancora rimasto volentieri con loro, ma una limousine nera lo aspetta.

swissinfo, Andreas Keiser, Friburgo
(Traduzione dal tedesco di Sonia Fenazzi)

L’Organizzazione degli svizzeri dell’esteri ha allestito un seminario dedicato alle relazione fra la Svizzera e l’Europa rivolto ai giovani.

Il workshop, cui hanno preso parte quindici giovani svizzeri dell’estero, si è svolto dal 17 al 24 agosto a Berna e Friburgo. I partecipanti hanno inoltre visitato la dogana e il porto di Basilea. Hanno pure potuto informarsi sulle possibilità di formazione in Svizzera e hanno visitato l’università di Friburgo.

Uno dei momenti salienti dei vari incontri che hanno avuto con imprenditori, sindacalisti e personalità varie, è stato il dialogo con il ministro Moritz Leuenberger, il 23 agosto, a margine del Congresso degli svizzeri dell’estero.

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