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Guardie del Papa in bella mostra anche in un museo

Divisa pittoresca in ricordo del passato ma armi moderne per proteggere efficacemente il pontefice swissinfo.ch

Il museo degli svizzeri nel mondo dedica un'esposizione al minuscolo drappello di cittadini elvetici che da 5 secoli vegliano sulla sicurezza del pontefice.

Un’occasione per scoprire alcune sfaccettature di questi popolarissimi e misteriosi abitanti dello Stato cattolico.

Le guardie svizzere pontificie sono l’esercito più minuscolo, più longevo, più ammirato, più pittoresco e certo più bizzarro del pianeta. Amatissime all’estero – soprattutto in Italia dove sono considerate una vera e propria icona del Vaticano – paradossalmente esse non destano però particolare interesse in Patria.

«La popolazione elvetica le ritiene più che altro un elemento di folclore e conosce poco la loro reale missione», spiega a swissinfo Nathalie Chavannes, conservatrice del Museo degli svizzeri nel mondo di Ginevra-Pregny, «eppure la guardia è un pezzo di storia vivente, perché rappresenta l’ultima vestigia del mercenarismo elvetico, che in passato – quando la Confederazione era un Paese molto povero – è stato per molti svizzeri l’unico modo per guadagnarsi da vivere».

Mezzo millennio di vita

A queste importanti ambasciatrici della Svizzera all’estero, che nel 2006 festeggiano il 500° dalla loro fondazione, il museo ha voluto dedicare un’esposizione temporanea, aperta fino al prossimo 3 dicembre.

Nell’atrio al primo piano dell’edificio, un’antica mappa della città di Roma permette di farsi un’idea dello spazio entro il quale operano le guardie che giunsero per la prima volta nella Città eterna il 22 gennaio del 1506 attraverso la Porta del popolo.

Nasce così un’avventura lunga mezzo millennio, simboleggiata nella prima sala della mostra dalla rara collezione privata di manoscritti firmati a mano dai 50 pontefici che si sono succeduti dai tempi di Giulio II della Rovere (fondatore della guardia) fino ai giorni nostri.

«I Papi cambiano, la guardia resta acriter et fideliter (con coraggio e lealtà)», sottolinea Nathalie Chavannes.

Immagine e missione

La seconda stanza del museo illustra attraverso una serie di oggetti la vita quotidiana delle guardie. In questo ambito non poteva certo mancare il distintivo di riconoscimento dei soldati del Papa: la loro sgargiante uniforme con maniche a sbuffo. Il mito ne attribuisce la bozza nientemeno che a Michelangelo Buonarroti ma in realtà è stata disegnata nel 1914 dal comandante Jules Repond.

«Ispirando il proprio modello ad affreschi rinascimentali, Repond ha voluto distinguere la guardia del Papa da tutti gli altri corpi militari del mondo ed attribuirle particolare dignità», fa notare Nathalie Chavannes. La magnifica corazza e gli elmi con pennacchi di struzzo colorati indossati soltanto in occasioni speciali, non sono che un ulteriore esempio di quanto conti l’apparenza per questo piccolo esercito sui generis.

Chi si è soffermato a rimirare la collezione di divise, rimane decisamente sorpreso quando voltandosi si trova davanti alla vetrina delle armi con cui sono equipaggiati i soldati del Papa: non solo la caratteristica alabarda, ma anche una serie di pistole e fucili d’assalto ultimo modello, le stesse in dotazione dell’esercito elvetico.

La missione principale delle guardie è infatti quella di garantire la sicurezza del pontefice. «Le armi da fuoco sono nascoste e disseminate un po’ ovunque sul territorio vaticano», svela la curatrice della mostra, aggiungendo che «tutte le guardie sono in grado di utilizzarle in caso di bisogno».

Ricordo indelebile

La piccola stanza trasversale, immersa in una luce soffusa e allestita come una piccola cappella, evoca la vita spirituale dei soldati. Il visitatore è invitato a sedersi su una delle panchine poste accanto alle statue del santo patrono delle guardie (S. Martino) e della Svizzera (S. Nicolao della Flüe) e ad ammirare le suggestive immagini del filmato prodotto dal museo durante le celebrazioni per il giubileo dell’esercito pontificio.

La mostra termina con una vasta varietà di oggetti che le ex-guardie hanno portato con sé in Svizzera in ricordo del loro periodo attivo. Oltre alle numerose fotografie che le ritraggono in divisa o in scherzosi momenti di vita privata, sono esposti souvenir di ogni genere, da quelli classici riservati ai turisti, alla cartolina firmata dal Papa, fino alle preziose medaglie guadagnate in servizio.

Non mancano gli oggetti più insoliti, come il pavé estratto da piazza S. Pietro o le mitiche chiavi delle porte blindate che permettono di entrare e uscire di nascosto dal quartiere degli svizzeri.

«Al di là di tutti questi oggetti, il ricordo più importante per le guardie è però quello che portano dentro di sé dell’esperienza unica e forte vissuta», dice convinta Nathalie Chavannes, che conclude citando una frase spesso pronunciata dagli ex-soldati che l’hanno aiutata nell’allestimento dell’esposizione: «Una guardia svizzera pontificia resta tale per tutta la vita anche una volta smessa la divisa».

swissinfo, Anna Passera a Ginevra-Pregny

Mostra «Gli svizzeri del Papa – 500 anni in Vaticano», presso il Museo degli svizzeri nel mondo di Ginevra-Pregny fino al 3 dicembre del 2006.

La guardia svizzera pontificia, composta da solo 110 uomini, è l’esercito più piccolo e longevo del mondo.

Fu creata nel 1506 da Papa Giulio II, che la volle per la sua difesa personale.

Il 6 maggio del 1527, durante il Sacco di Roma, 147 soldati svizzeri morirono in una battaglia impari contro 20’000 lanzichenecchi tedeschi per salvare la vita al pontefice Clemente VII. Anche in ricordo di questo atto di fedeltà i papi successivi non hanno voluto rinunciare alla guardia svizzera.

Dal 1453 al 1859 quasi 2 milioni di soldati svizzeri hanno combattuto all’estero al servizio di potenze straniere.

In quel periodo la Svizzera era molto povera. Il mercenarismo offriva ai soldati considerevoli fonti di guadagno e numerosi vantaggi commerciali e doganali all’intero Paese.

Ha inoltre garantito la protezione della Confederazione da parte delle grandi potenze ed è all’origine dello statuto di neutralità della Nazione.

Dal 1848, la Costituzione elvetica vieta il mercenarismo. Per questa ragione in Svizzera le guardie del Papa non sono considerate come un esercito, bensì come un corpo privato di polizia.

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