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I siti svizzeri nel patrimonio mondiale dell’Unesco

La città vecchia di Berna Keystone

In Svizzera, del patrimonio mondiale fanno parte il centro storico di Berna, l'abbazia di San Gallo e il convento di Müstair. Dopo l'ammissione di Bellinzona, rimangono in sospeso le candidature di alcune aree naturali, come quella dell'Aletsch.

La lista del patrimonio mondiale Unesco si basa sulla “Convenzione sulla protezione mondiale culturale e naturale” del 1972. I paesi firmatari sono 159. I criteri per essere ammessi nella lista del patrimonio mondiale sono molto rigorosi e severi. I siti prescelti devono avere una certa “unicità” e rappresentare “un simbolo autentico di un’identità regionale”. Nello stesso tempo, come recita la Convenzione, devono essere espressione di un “valore universale eccezionale”.

I tre siti svizzeri sono stati inseriti nella lista dell’Unesco nel 1983. La città vecchia di Berna, costruita su una sorta di penisola ritagliata nel territorio da un’ansa del fiume Aare, risale alla seconda metà del XII secolo. In origine le case erano in legno, ma dopo un disastroso incendio nel 1405, che distrusse quasi tutta la città, furono ricostruite in pietra. Risale a quell’epoca anche la costruzione dei portici, che permisero di ampliare i piani alti delle abitazioni e che si estendono per ben 6 chilometri.

Le origini del monastero di San Gallo risalgono al viaggio missionario verso l’Italia dei due monaci irlandesi Colombano e Gallo. Gallo formò nel 612 una prima comunità monastica e nel 720 l’alemanno Otmaro fondò il convento vero e proprio. Il complesso subì nel corso dei secoli numerose modifiche. L’assetto attuale corrisponde ad un progetto del 1755. Nel convento è situata la biblioteca in stile barocco, che custodisce una delle più importanti collezioni di manoscritti al mondo.

Il terzo sito svizzero parte del patrimonio mondiale Unesco è il complesso conventuale di Müstair, nei Grigioni. La fondazione del monastero di San Giovanni fu probabilmente voluta dall’imperatore Carlo Magno. Analisi di campioni di legno provenienti dalla chiesa del convento hanno dimostrato che l’edificio risale al 775. La chiesa, che subì importanti modifiche nel corso dell’XI secolo, custodisce il più importante ciclo di affreschi medievali della Svizzera.

Ma cosa significa concretamente per i siti svizzeri far parte della lista del patrimonio dell’umanità? Dal punto di vista della tutela, i siti in questione sono già sufficientemente protetti dalla legislazione vigente. Affiché un monumento storico venga riconosciuto patrimonio dell’umanità, lo Stato che ne presenta la candidatura deve dimostrare di avere “una legislazione rigorosa sulla protezione dei monumenti e sulla pianificazione del territorio”. Nessun problema, in questo senso, per la Svizzera.

Diversa è la situazione per i paesi la cui legislazione sulla protezione dei monumenti è carente. In tal caso i vincoli imposti dalla Convenzione dell’Unesco hanno una funzione di tutela spesso determinante.

Anche dal punto di vista finanziario, i siti svizzeri non traggono direttamente vantaggi dallo status di beni di valore mondiale. Esiste sì un fondo del patrimonio mondiale, ma i finanziamenti vanno soprattutto ai paesi in via di sviluppo ed in particolare ai siti in pericolo. Indirettamente però, l’ammissione nella lista può avere una ricaduta positiva dal punto di vista economico, pubblicizzando il sito e facendo aumentare il numero di visitatori.

La lista del patrimonio mondiale comprende anche beni naturali, e qui la Svizzera al momento è assente. È tuttavia in fase di verifica la candidatura della regione attorno al ghiacciaio dell’Aletsch e alle tre cime dell’Eiger, Mönch e Jungfrau, tra Vallese e Canton Berna, candidatura approvata dal Consiglio federale e inoltrata al Comitato del patrimonio mondiale l’estate scorsa. Una decisione potrebbe giungere già l’anno prossimo.

In discussione c’è anche una candidatura del Monte San Giorgio, regione nota per gli importanti ritrovamenti di fossili. Comuni e Canton Ticino hanno già dato un parere positivo. L’associazione ambientalista Mountain Wilderness ha inoltre lanciato una campagna per la creazione di un parco transnazionale del Monte Bianco e per la sua iscrizione nella lista del patrimonio mondiale.

Andrea Tognina

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