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Il CICR ha bisogno di un miliardo per il 2006

Il presidente del CICR, Jakob Kellenberger Keystone

Il CICR ha lanciato un appello per la raccolta di oltre un miliardo di franchi che serviranno a finanziare le sue operazioni d'aiuto in oltre 80 paesi.

Nel corso della presentazione del proprio budget per il 2006 a Ginevra, l’organizzazione si è detta preoccupata per le difficoltà di accedere alle persone detenute nelle carceri segrete americane.

Il budget fissato per il 2006 è stato incrementato del 9,2% rispetto a quello del 2005. «Questo aumento rispecchia il deciso impegno dell’organizzazione di rispondere ai bisogni generati dalle situazioni di conflitto armato e di violenza interna ovunque nel mondo», spiega il Comitato internazionale della croce rossa (CICR) in un comunicato.

Le operazioni d’aiuto umanitario del CICR si terranno in un ottantina di paesi, soprattutto in Sudan, per il quale saranno stanziati 127 milioni di franchi. I fondi serviranno pure a proseguire i soccorsi alle vittime del terremoto di ottobre in Pakistan. Anche i bisogni in Israele e nei territori palestinesi rimangono elevati (al terzo posto delle operazioni del CICR con 42,8 milioni di franchi), mentre in Afghanistan i fondi stanziati saranno ridotti a 39 milioni di franchi (-10%).

Al quinto posto sulla lista degli aiuti dell’organizzazione internazionale rimane l’Iraq, a cui sono consacrati 38 milioni di franchi e dove il contesto d’intervento rimane particolarmente difficile. Nel paese non vi è infatti ancora una delegazione del CICR dopo gli attentati di cui è stata vittima nel 2003. I delegati dell’organizzazione intervengono attraverso missioni speciali dalla Giordania.

Inquietudine per il Darfur

«Assistiamo a una tendenza sempre maggiore alla frammentazione e alla diversità dei conflitti», ha affermato il direttore delle operazioni del CICR, Pierre Krähenbühl.

L’evoluzione del conflitto nella regione sudanese del Darfur è rivelatrice di questa tendenza, ha sottolineato, aggiungendo che il numero sempre crescente di gruppi armati provoca il deterioramento delle condizioni di sicurezza e rende difficile l’intervento degli operatori umanitari.

«Temiamo di non riuscire più in futuro ad accedere a tutte le zone del Darfur. Le violenze locali provocano l’aumento del numero dei profughi interni e impediscono ai contadini di occupare le loro terre. Il sostentamento della popolazione dipende sempre più dagli aiuti umanitari», ha sottolineato il responsabile del CICR.

Conflitti molto differenti fra loro

«I conflitti sono sempre meno prevedibili e scoppiano crisi di natura molto differente fra loro. Dobbiamo adattare il nostro modo di lavorare alle situazioni cui ci troviamo confrontati», ha aggiunto.

La legittimità d’intervento dell’organizzazione a volte non è chiara. Ad Haïti, ad esempio, il CICR interviene in una situazione dove il problema non è solo politico ma anche legato alla criminalità. Molti conflitti interni si protraggono nel tempo, come in Nepal, in Colombia, in Costa d’Avorio o in Somalia.

Il CICR è attivo anche in situazioni di catastrofi naturali, come ad Aceh (in Indonesia) e in Sri Lanka dopo lo tsunami del 26 dicembre scorso, o in Pakistan dopo il recente terremoto. Questi interventi sono una novità per l’organizzazione internazionale: «Interveniamo soltanto perché si tratta di regioni sensibili sul piano politico e militare, nelle quali eravamo già presenti», ha precisato Krähenbühl.

Carceri segrete americane

Venerdì, il CICR ha inoltre annunciato di avere intrapreso un «intenso dialogo» con gli Stati Uniti allo scopo di potere accedere ai detenuti della loro «guerra contro il terrorismo».

Per il presidente dell’organizzazione internazionale, Jakob Kellenberger, la questione delle persone imprigionate nelle carceri segrete americane è particolarmente preoccupante.

Secondo quanto rivelato il mese scoro dal quotidiano «Washington Post», l’agenzia di spionaggio e controspionaggio americano (CIA) disporrebbe in Europa dell’Est di un centro per interrogatori segreti dei presunti membri di Al Qaida. Per l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, in questo tipo di carceri segrete vi è il rischio che si pratichi la tortura. Il CICR sta tentando di ottenere dagli Stati Uniti l’autorizzazione di accedere a tali prigioni.

swissinfo e agenzie

Le più grandi donazioni al CICR provengono da: Stati Uniti, Commissione europea, Svizzera, Gran Bretagna, Olanda e Svezia.
I loro versamenti rappresentano il 60% del budget totale del CICR.
I maggiori campi d’intervento dell’organizzazione sono: Sudan, Pakistan, Israele, Territori palestinesi occupati, Afghanistan, Iraq, regione di Mosca, Repubblica democratica del Congo, Liberia, Etiopia e Somalia.

Lo scorso anno, i delegati del CICR hanno visitato oltre 570’000 detenuti in più di 80 paesi.

I progetti di costruzione e di distribuzione di acqua potabile del CICR hanno permesso di soddisfare i bisogni di oltre 20 milioni di persone.

L’organizzazione internazionale sostiene inoltre numerosi ospedali e fornisce beni di prima necessità a 2,2 milioni di persone e alimenti a 1,3 milioni di persone.

In totale, il CICR impiega 12’000 collaboratori.

Del miliardo di franchi previsto per il budget del 2006, 895 milioni saranno destinati alle operazioni sul terreno, mentre 154 milioni andranno alla sede di Ginevra, dove lavorano 750 persone.

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