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Il colore è emozione

Il realismo di Kirchner non piaceva ai nazisti. Kunstmuseum Basilea

Il Museo d’arte di Basilea dedica un’importante mostra al periodo svizzero di Ernst Ludwig Kirchner, padre dell’espressionismo.

Un’esposizione unica, a testimonianza dell’importanza artistica del soggiorno del pittore tedesco a Davos. Un incontro con paesaggi e costumi delle Alpi.

Era venuto in Svizzera per curarsi: vi rimase fino alla morte. Ernst Ludwig Kirchner, il grande espressionista tedesco, rinnovatore, con Giovanni Segantini e Ferdinand Hodler, della pittura alpina.

Il Museo d’arte di Basilea gli dedica una grande esposizione concentrandosi sui primi anni svizzeri del geniale artista, dal 1917 al 1926.

Un periodo particolarmente fecondo ma ignorato da molti critici e artisti che rinfacciavano a Kirchner di essersi allontanato troppo dal suo modo di dipingere “metropolitano”, di aver tradito, in certo qual modo, la propria arte.

Fino alla prima guerra mondiale Kirchner era infatti famoso soprattutto per i suoi motivi cittadini, per i ritratti di passanti nelle affollate strade di Dresda o Berlino.

Un grande amore

Fisicamente e psichicamente debilitato dagli eventi bellici Kirchner lascia i grandi centri artistici tedeschi.

Nel 1917 arriva a Davos, nei Grigioni, su consiglio del suo medico.

Nella quiete delle Alpi elvetiche spera di ritrovare quell’equilibrio e quella forza che avevano fatto di lui il padre dell’espressionismo e il fondatore del movimento artistico “Die Brücke”.

Confinato in un sanatorio dove deve seguire un preciso regime alimentare e piegarsi a rigide regole il pittore cerca sempre di più il contatto con la natura e la gente.

Dalla città alla montagna

Lo spettacolo grandioso delle montagne grigionesi lo affascina. Kirchner è ossessionato da tanta bellezza e dall’idea di tradurla in pittura.

La natura diventa un simbolo della vita interiore. I colori, verde, blu, arancione, viola, sono concepiti nella loro purezza più estrema.

“In Kirchner servono a dare maggiore espressività ai suoi quadri”, dice a swissinfo Gian Casper Bott, storico dell’arte. “Il colore è emozione”.

Perspettive e proporzioni vengono rivoluzionate a favore dell’immediatezza.

Fra le opere più famose e più caratteristiche per il periodo svizzero figurano le immagini dalle tinte rosate di Davos nella neve e di Davos in inverno.

Influenzato dalle nuove teorie di Sigmund Freud, Ernst Ludwig Kirchner trasforma in arte anche i suoi momenti di introspezione.

Lo fa con una serie di interni: la camera, la cucina, l’atelier. Come dire che c’è una vita di fuori e una di dentro.

L’artista tedesco è affascinato dagli alpigiani, che ritrae nella loro quotidianità.

Un realismo che non piace al regime nazista tedesco che accusa Kirchner di idealizzare la vita contadina e definisce “un esempio di bolscevismo” un’opera raffigurante alcuni contadini che pranzano.

Un artista completo

Nelle otto sale che il Kunstmuseum dedica al grande espressionista, il visitatore non incontra solo innevati paesaggi alpini, animali e contadini al lavoro ma scopre anche un fotografo di talento, uno scultore, un incisore.

Kirchner abbina infatti spesso i suoi dipinti ad olio a incisioni. I motivi sono quelli dell’ambiente che lo circonda.

A Davos, l’artista sviluppa ulteriormente la passione per la scultura in legno, già emersa in Germania. Nel 1936 ha già realizzato 140 opere plastiche.

La sua baita grigionese è un invito alla scoperta di questa forma d’arte. All’entrata, “Adamo ed Eva” in legno sorvegliano la casa dandole un tocco inconfondibile.

Ernst Ludwig Kirchner tesse anche tappeti, alcuni dei quali sono esposti a Basilea, e soprattutto fotografa.

Delicate e nitide immagini in bianco e nero, di rara luminosità: case contadine, ritratti di amici, feste popolari, le sue muse.

L’incanto svizzero

Il Kunstmuseum espone anche il diario originale di Kirchner. Chi riesce a decifrare la scrittura dell’artista troverà riflessioni, note autobiografiche, pensieri intimi del pittore, che risalgono agli anni fra il 1918 e il 1926.

Per Kirchner un periodo fecondo a livello creativo e spirituale ma anche difficile a causa della salute cagionevole e delle depressioni.

Nel 1926 il padre dell’espressionismo torna per un breve soggiorno in Germania e da quel momento non è più lo stesso pittore.

“E’ come se l’incanto si fosse rotto”, dice Gian Casper Bott.

Ma il Museo d’arte di Basilea è riuscito pienamente nell’intento di far rivivere ai visitatori quegli anni indimenticabili.

swissinfo, Elena Altenburger, Basilea

Ernst Ludwig Kirchner nasce il 6 maggio del 1880 ad Aschaffenburg (Germania). Fra il 1901 e il 1905 studia architettura a Dresda.

Nel 1904 fa i primi tentativi pittorici. Nel giugno del 1905 fonda il movimento artistico “Die Brücke”, di cui fanno parte i rappresentanti del nuovo espressionismo. Prime silografie.

Nel maggio del 1913 il movimento si scioglie per divergenze di opinione.

Nel 1915 si arruola nell’esercito ma viene esonerato per motivi di salute. Nascono alcuni dei suoi dipinti più significativi.

Nel 1917 Kirchner arriva a Davos per curarsi in un sanatorio. Resta in Svizzera fino alla sua morte.

Il 15 giugno del 1938 si suicida a Davos.

L’esposizione è intitolata “Vita di montagna – I primi anni a Davos 1917-1926″
130 opere fra dipinti ad olio, su carta, sculture e fotografie
Durata della mostra: dal 27 settembre 2003 al 4 gennaio 2004

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