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Il disegno: tra tradizione e modernità

Una selezione di disegni della ricca collezione del Dipartimento di Arti Grafiche è stata presentata al pubblico al Kustmuseum di Basilea.

La mostra si è concentrata su un ampio raggio di tempo, per mettere in luce la grande diversità di espressione del disegno del 19° secolo e consentirne il confronto.

Era da un po’ che la collezione di disegni del Dipartimento di Arti Grafiche di Basilea non apriva le sue porte al pubblico. Lo ha fatto ad inizio febbraio presentando una selezione di 109 disegni, che partono dal classicismo di inizio ‘800 e arrivano fino ad un’opera di Pablo Picasso del 1907.

“Il 19° secolo è importante – spiega Anita Haldemann, curatrice dell’esposizione – perché è il periodo in cui la tradizione, ancora viva nel 18° secolo, si sta trasformando prima di arrivare, all’inizio del 20° secolo, all’astrazione. È insomma un periodo che fa da ponte tra la tradizione e il moderno”.

Stili a confronto

Suddivisa in cinque sale, l’esposizione è stata allestita secondo un criterio cronologico e inizia con un disegno della svizzera Angelika Kauffmann, un’artista legata alla tradizione classicistica, che si è occupata soprattutto dell’estetica della linea.

Il disegno della Kauffmann costituisce l’unica traccia femminile di tutta la mostra. Gli altri 50 artisti, francesi, svizzeri e tedeschi, sono esposti uno accanto all’altro, anche se non si sono mai incontrati e non conoscevano il loro reciproco lavoro.

Questa libertà di accostamento ha permesso dei confronti interessanti e ha consentito di fare paralleli stilistici o di mettere in risalto le similitudini o le grandi differenze esistenti tra l’approccio dell’uno e dell’altro.

“In effetti, proprio per questo aspetto – prosegue Anita Haldemann – per questa varietà di posizioni artistiche, il 19° secolo è davvero un periodo affascinante. Per gli artisti, infatti, si aprono nuove prospettive, che consentono loro di liberarsi dall’accademismo.”

Forme e funzioni del disegno

Nel 19° secolo il disegno gioca ruoli molto importanti e diversi. Se da un lato è considerato ancora il fondamento essenziale della formazione artistica e si trova al centro della trasmissione dei valori accademici, dall’altro esso costituisce proprio l’ambito privilegiato in cui l’artista può esprimere la sua critica nei confronti della tradizione.

Ai primi dell’800 i Nazareni, ad esempio, manifestarono l’insofferenza nei confronti della tradizione preferendo ai modelli classici, artisti come il Perugino o il primo Raffaello. 80 anni dopo Paul Cézanne non rifiuta il modello degli antichi, che ritiene parte integrante della formazione accademica, ma lo usa a titolo di “copia creativa” con lo scopo di sviluppare le proprie possibilità di espressione artistica.

Mentre alcuni artisti come Arnold Böcklin e Caspar David Friedrich usano il disegno per la messa a punto e la preparazione di una tela, altri, tra cui Paul Cézanne o Hans von Marées se ne servono in maniera più privata, come ambito di studio.

Ma il disegno non è più soltanto strumento di ricerca visiva, esso acquista via via le caratteristiche di un linguaggio espressivo autonomo, fino ad essere considerato un’opera a sé stante come dimostra il lavoro di artisti quali Alexandre Calame, Odilon Redon e Georges Seurat.

I fili rossi dell’esposizione

Nei differenti approcci messi in risalto dalla mostra si possono però individuare degli elementi comuni. “Un filo rosso ad esempio è lo sviluppo della linea – spiega Anita Haldemann – che all’inizio del secolo svolge un ruolo molto importante e che poi sempre di più tende a dissolversi perché in natura la linea non esiste veramente. Comunque verso la fine del secolo, sorprendentemente, c’è un ritorno della linea”.

In un disegno del 1814 di Friedrich Overbeck, esponente dei Nazareni, si vede che è stato affidato alla linea il compito di definire un nuovo stile: rigida e precisa, essa dona alla composizione una staticità che mira alla raffigurazione dell’idea trascendente e pura.

“Un altro filo rosso è il paesaggio, prosegue Anita Haldemann. Si può vedere quando per gli artisti diventa interessante lavorare ‘secondo natura’, oppure quando essi si liberano dalla costrizione di riprodurla fedelmente e lavorano seguendo la propria fantasia”.

Il disegno e la fotografia

La precisione di questi studi ‘secondo natura’ trova però una concorrente nuova nella fotografia, nata nel 1830. “Il disegno – precisa Anita Haldemann – si è trovato costretto a intraprendere strade nuove, mettendo in primo piano altre qualità come appunto la fantasia, l’unicità dello sguardo personale dell’artista. È diventato importante dare nuovamente risalto all’individualità del singolo disegnatore”.

Di questo dialogo che s’instaura tra il disegno e la fotografia, la mostra presenta alcune opere esemplari. Una di esse, sicuramente centrale, è la ‘Promeneuse’ (1884/86) di Georges Seurat, un artista francese che si è confrontato intensamente con questo tema.

In questo disegno, in cui è ancora la linea a stabilire il contrasto tra luci e ombre, i contorni della figura si dissolvono, ed essa sembra emergere dal nulla, con un effetto simile a quello delle fotografie dell’epoca.

swissinfo, Paola Beltrame, Basilea

La mostra dedicata al disegno del 19° secolo “Dal classicismo all’arte moderna” rimarrà aperta al Kunstmuseum di Basilea fino al 24 giugno 2007.
La collezione di disegno del Dipartimento di Arti Grafiche di Basilea non è cresciuta in maniera omogenea in tutti i settori e questo spiega perché nell’attuale mostra ad alcuni artisti è riservato uno spazio maggiore.

I Nazareni furono un gruppo di pittori romantici tedeschi attivi a Roma all’inizio del 1800 che si ribellarono ai modelli classici aspirando ad un’arte rinnovata su basi religiose e patriottiche. Rifiutarono i modelli dell’antichità perché pagani, quelli rinascimentali perché falsi. Promossero invece la riscoperta di artisti come il Perugino o il primo Raffaello.

Picasso, pur essendo un artista del 20° secolo, è ancora molto ancorato, con i suoi periodi blu e rosa, al 19° secolo, dal quale si staccherà solo con il cubismo. Questo processo è simboleggiato dallo schizzo che fece per ‘Les Demoiselles d’Avignon’, opera che riuscì a realizzare solo perché seppe volgere lo sguardo indietro ai primi dell’800, confrontandosi con Ingres e la linea.

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