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Il governo “libera” i quadri russi

Tra le opere "liberate" pure questo dipinto di Paul Gauguin. Fondation Gianadda

Il Consiglio federale ha deciso che la collezione di capolavori del Museo Puskin di Mosca, sequestrati dalla giustizia svizzera, deve essere restituita.

L’intervento del governo mette fine al sequestro delle tele, avvenuto in seguito alla richiesta di una società ginevrina che reclama denaro allo Stato russo.

“È davvero un gran sollievo”, dice Igor Petrov, portavoce dell’ambasciata russa a Berna.

“Poniamo un grande accento sulle relazioni culturali tra i due paesi. È dunque imbarazzante che una mostra di grande livello finisca così. Siamo dunque molto soddisfatti della decisione del governo “, aggiunge.

Quadri prigionieri

Una cinquantina di preziose tele, prestate per una mostra dal museo Pushkin di Mosca al museo Gianadda di Martigny e assicurate per un miliardo di dollari, erano state inizialmente sequestrate su richiesta della società ginevrina Noga, da anni in guerra giudiziaria contro il governo russo per il presunto mancato pagamento di parecchi milioni di dollari.

I quadri, tra cui figurano opere di Renoir, Degas, Manet, Monet e Gauguin erano stati esposti dal 17 giugno al 13 novembre a Martigny, in Vallese.

Stando ad agenzie di stampa internazionali, le tele sono state bloccate a Ginevra e Basilea mentre stavano per essere trasportate fuori dal territorio elvetico a bordo di tre camion, diretti in Germania e in Francia.

Indignazione in Russia

La notizia ha sollevato un’ondata di collera in Russia. Il presidente del parlamento Boris Gryzlov ha definito il sequestro “scandaloso”.

“I capolavori dell’arte mondiale non possono essere presi in ostaggio nelle contese giuridiche”, ha detto l’ex ministro dell’Interno, appellandosi al rispetto del diritto internazionale.

Secondo l’agenzia Novosti, l’ente federale della cultura e della cinematografia ha subito chiesto a tutti i musei russi di sospendere le trattative con quelli elvetici per eventuali future esposizioni in Svizzera.

L’intervento del Consiglio federale

Nel tardo pomeriggio l’intervento provvidenziale del Consiglio federale, consultatosi su richiesta del Dipartimento degli affari esteri (DFAE).

Il governo ha deciso il dissequestro e la riconsegna immediata delle tele allo Stato russo, richiamandosi all’articolo 184, paragrafo 3, della Costituzione: “Se la tutela degli interessi dei paesi lo richiede, (il governo) può emanare ordinanze e decisioni”.

In base al diritto internazionale usuale, i beni culturali di uno Stato non possono essere sequestrati per interessi economici privati, ha spiegato alla stampa l’ambasciatore Paul Seger, capo della Direzione del diritto internazionale pubblico.

Esiste una Convenzione dell’ONU in questo senso, già ratificata dalla Svizzera ma non ancora entrata in vigore.

Sequestro in due tappe

I sequestri sono stati in tutto due. Il primo era stato deciso dall’ufficio esecuzione e fallimenti di Martigny su richiesta della società Noga.

Il DFAE era stato informato venerdì scorso della misura ed aveva preso contatto con le autorità cantonali, ha spiegato l’ambasciatore. Il Vallese aveva quindi deciso di dissequestrare le opere e queste hanno proseguito il viaggio verso la Francia e la Germania.

Nel frattempo però la Noga aveva inoltrato ricorso e ottenuto una misura superprovvisionale, che prevede l’effetto sospensivo.

Per questo motivo le tele erano nuovamente rimaste bloccate ai confini, ha precisato l’ambasciatore.

Un contenzioso decennale

La società Noga di Nessim Gaon è in conflitto con lo Stato russo dal 1991 in relazione a un contratto da 1,5 miliardi di dollari per l’acquisto di generi di prima necessità in cambio di petrolio, firmato con l’allora Unione sovietica.

Nel 1992 il contratto fu disdetto dal nuovo governo russo. Da allora la Noga chiede il pagamento di almeno 600 milioni di dollari, che rappresenterebbero il valore dei generi forniti, ma non ricambiati in petrolio.

Per recuperare le somme che ritiene le siano dovute, la Noga cerca appena può di fare sequestrare beni dello Stato russo all’estero.

In particolare aveva chiesto in Francia la confisca del veliero “Sedov” e di aerei militari esposti al Salone aeronautico di Le Bourget.

swissinfo e agenzie

I quadri sequestrati erano stati esibiti dal 17 giugno al 13 novembre presso la Fondazione Gianadda a Martigny.
La mostra ha coperto tre secoli di pittura francese ed era composta da 54 opere, da Nicolas Poussin (17esimo secolo) a Pablo Picasso (20esimo).
Incluse pure opere di Manet, Monet, Renoir, Degas, Van Gogh, Gauguin, Cézanne e Derain.

Oltre a questo episodio, negli ultimi anni ci sono stati diversi momenti di tensione tra Svizzera e Russia.

Il crash aereo di Überlingen del 1. luglio 2002, con la morte di una cinquantina di bambini russi, aveva suscitato parecchie critiche anche nei confronti delle autorità politiche elvetiche.

Altro affare delicato, la questione dei conti del gigante petrolifero Yukos bloccati in Svizzera.

Ultima pietra d’inciampo, la decisione dell’Ufficio federale di giustizia di estradare l’ex ministro dell’energia nucleare Ievgheni Adamov, accusato di malversazioni, negli Stati Uniti invece che in patria.

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