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Il Palazzo in vetrina

Una consigliera federale nella ressa Keystone

La scelta. È questo il nocciolo della politica, il suo momento simbolicamente più alto.

Niente di meglio dell’elezione al Consiglio federale per portare Palazzo federale nelle case.

Mercoledì, sette e mezza del mattino. La piazza davanti a Palazzo federale, a Berna, presenta il suo volto più politico, lo stesso dei giorni delle manifestazioni, delle visite ufficiali, dei giorni di mercato.

Le automobili sono parcheggiate altrove. All’ingresso principale di Palazzo federale una piccola folla di giornalisti e di ospiti attende di poter entrare, gli accreditati di lunga data a sinistra, i novizi a destra. Per questi ultimi c’è la formalità, impensabile solo due anni fa, del metal detector.

Gruppetti di persone scambiano le loro opinioni, le loro previsioni, sulle scale, nell’ascensore, davanti alla macchinetta del caffè. Qualcuno propone delle scommesse. Calmy-Rey? Lüthi? “Bortoluzzi lo do cinquanta a uno”, scherza un collega.

La politica per i media

La politica svizzera concede poco allo spettacolo, i dibattiti parlamentari sono generalmente compassati. Rare le manifestazioni clamorose di dissenso, rare le voci alterate. Il sistema della concordanza ammortizza i conflitti, li frantuma in complesse negoziazioni.

L’elezione al Consiglio federale concede almeno qualche momento d’incertezza, il piacere della speculazione, il gioco delle strategie di voto dei gruppi parlamentari, la ressa nella “sala dei passi perduti” (il corridoio dietro l’emiciclo del Consiglio nazionale).

Tanto più da quando l’Unione democratica di centro si è posta l’obiettivo di far saltare la “formula magica”, che da quarant’anni regola la distribuzione dei sette seggi in governo. Senza prospettive reali di successo, per ora, ma con un buon ritorno in termini di attenzione mediatica.

La sala dei passi perduti, centro della nazione

Così, per lo spazio di un mattino, un nugolo di giornalisti e di visitatori a vario titolo invade Palazzo federale. Alle otto e mezza la “sala dei passi perduti” assomiglia ad un alveare. Al ronzio delle parole si sovrappone quello delle telecamere, dei monitor, dei registratori.

Sciami compatti di persone circondano i televisori che ritrasmettono le immagini della sala del Consiglio nazionale. Gli occhi vanno di tanto in tanto alla porta dell’ufficio della presidenza.

Lì dentro Micheline Calmy-Rey e Ruth Lüthi attendono il risultato dell’elezione. Toni Bortoluzzi, dal canto suo, rimane seduto al posto di consigliere nazionale. E offre il suo volto all’occhio indiscreto delle telecamere.

L’11 settembre e la sparatoria nel parlamento di Zugo non sono passati neppure qui senza lasciare traccia. Ogni movimento è osservato dagli addetti alla sicurezza, capelli corti, auricolare nell’orecchio e aria da duri.

Il copione dell’elezione

Dentro la sala del Consiglio nazionale, intanto, tutto procede come da copione. La favorita, Micheline Calmy-Rey, è in testa fin dal primo scrutinio. Esperti e giornalisti hanno scommesso quasi tutti su di lei, e non saranno delusi.

Dei mormorii di protesta si levano fra i parlamentari solo al momento del discorso di Ueli Maurer, presidente dell’Udc, dopo l’uscita di scena di Toni Bortoluzzi al quarto scrutinio.

Maurer rivendica il diritto per il suo partito di giocare su due tavoli, quello del governo e quello dell’opposizione, con una netta preferenza per quest’ultimo, finché non gli sarà concesso un secondo seggio in Consiglio federale.

Una mossa perfetta, dal punto di vista della comunicazione politica. Qualcuno nei corridoi si lamenta. Per esempio il consigliere nazionale cristiano-sociale Hugo Fasel: “Bisognava dare una risposta a Maurer”.

Rose e telecamere

L’ultimo scrutinio conferma le attese: Micheline Calmy-Rey sarà la quarta donna in governo. L’annuncio del presidente dell’assemblea Yves Christen inietta adrenalina nelle vene dei giornalisti.

Ora è il momento di lanciarsi avanti, di cogliere il sorriso della vincitrice, la delusione della sconfitta. I flash lampeggiano a ripetizione.

Dopo il discorso di ringraziamento per l’elezione, le rose e il giuramento davanti ai parlamentari, la nuova consigliera federale passa da una telecamera all’altra, da un microfono all’altro. Per poi concedersi un bagno di folla in piazza.

Due parlamentari Udc osservano da lontano Micheline Calmy-Rey mentre risponde alle domande di una televisione nazionale. “Chi è’?”, chiede uno. “Una nuova consigliera federale”, risponde con sorriso sarcastico l’altro. “Non la conosco”, ribatte con lo stesso tono il primo.

Andrea Tognina, swissinfo

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