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L’architettura transalpina italo elvetica al CCS di Milano

Uno dei progetti architettonici in mostra: il centro commerciale Orio al Serio, nei pressi di Bergamo. CCS

Giovani architetti svizzeri ed italiani a confronto in un'esposizione al Centro culturale svizzero di Milano fino al 22 marzo.

Conoscere ed approfondire l’evoluzione del progetto architettonico in Svizzera, accrescendo nello stesso tempo l’incontro ed il dialogo con quanto avviene in Italia. Questo l’obiettivo della mostra Transalpina architettura 02, inaugurata mercoledì sera presso i locali del Centro svizzero di Milano che, come ha dichiarato a swissinfo il direttore Domenico Lucchini “ci piace accogliere questa mostra transfrontaliera intanto perché si costruisce attraverso le tappe che percorre e ci piace anche quest’idea di mettere a confronto due culture e concezioni dell’architettura e dell’edilizia soprattutto attraverso i giovani architetti, i quali hanno magari una visione un pochino diversa dai grandi maestri svizzeri. Questi giovani professionisti tendono a ritornare più verso quell’avanguardia dei grandi tempi, dei fasti dell’architettura svizzera, penso a Le Corbusier e ad altri grandi maestri”.

Dal passato al presente

Dopo i grandi architetti ticinesi che hanno fatto la storia dell’arte e dell’architettura nell’Italia rinascimentale ed i grandi nomi dell’architettura svizzera famosi a livello internazionale, come Botta, Snozzi, De Meuron, Herzog e Zumthor, anche la generazione emergente degli architetti svizzeri si confronta al di fuori dei propri confini.

Curata dall’architetto Alberto Alessi di Roma, docente all’Istituto di architettura del Politecnico federale di Zurigo, la mostra ha un carattere itinerante ed una visione “in progress”. Presentata in anteprima il 15 novembre dello scorso anno all’Istituto svizzero di Roma (ISR), l’idea di creare Transalpinarchitettura è nata all’architetto Alessi dopo la sua esperienza nella giuria del Premio Borromini, assegnato lo scorso anno a Jean Nouvel, nella categoria senior, per il suo Centro dei congressi di Lucerna ed al giovane architetto cileno Mathias Klotz, nella sezione junior. “Tra le 46 candidature internazionali a questo premio -aggiunge il professor Alessi- ben sei erano architetti svizzeri, molto eterogenei fra di loro. E proprio la possibilità di attingere e far conoscere questi lavori, mi ha spinto a realizzare Transarchitettura”.

Gli architetti in mostra

Cinque gli studi di architettura elvetici che, assieme a cinque studi di colleghi italiani del Nord Italia (all’ISR gli architetti italiani erano romani) presentano alcuni dei loro progetti più rappresentativi e le costruzioni più significative già realizzate.I dieci architetti presenti alla mostra hanno una caratteristica comune: sono tutti giovani tra i 30 ed i 40 anni. Gli svizzeri sono Sten Camenzind e Michael Gräfensteiner, Marco Graber e Thomas Pulver, Grego & Smolenicky, Müller & Truniger e Vehovar & Jauslin. Gli italiani sono invece 5+1 architetti associati, De OTTO Associati, emmeazero studio d’architettura, Sciolari & Orsi e lo stesso curatore della mostra, il professor Alberto Alessi.

L’interesse al dialogo ed al confronto sull’architettura è nato dalla scoperta di una mancanza di conoscenza reciproca. “Transalpinarchitettura è una piattaforma di incontro, all’interno della quale far confluire progettualità diverse, aperte, in fieri, ancora in corso di formazione. -specifica l’architetto Alessi- Personalità che in questo modo hanno la possibilità di incontrarsi e di capire che la realtà con la quale ci si trova confrontati e che spesso è molto simile, con delle differenze in qualche modo sulla continuità e la contiguità rispetto alla società civile”.

Realtà architettoniche diverse

Proprio le tematiche del rapporto tra progetto architettonico e società civile, quello con la storia e le generazioni di architetti precedenti, l’ideazione del progetto e la sua realizzazione sono alcune delle tematiche di questo osservatorio permanente sull’evoluzione architettonica, urbana e paesaggistica odierna in Svizzera ed in Italia.

Tra Svizzera ed Italia, la professione dell’architetto sottostà a considerazioni ed impatti sociali differenti. “In Italia -ci spiega ancora il professor Alessi- l’architetto come figura è vista in qualche modo come un surplus, in una sorta di torre d’avorio che si è costruito e che gli è stata costruita addosso con questa sorta di fama d’artista. In Svizzera, invece, l’architetto è di un tecnico chiamato a risolvere determinati problemi. Questa percezione permette una maggiore capillarità di presenza della progettazione in Svizzera rispetto all’Italia”.

Dall’Italia alla Svizzera

Anche la progettualità e le realizzazioni architettoniche sono differenti tra Svizzera ed Italia, come ci spiega ancora il professor Alessi: “L’architettura, la progettualità svizzera si caratterizzano per un forte realismo che, però, non è mai banale. In Svizzera l’architetto è chiamato a risolvere dei problemi che gli sono posti da un committente. In Italia, invece, succede spesso che l’architetto sia la figura che pone i problemi, perché il problema architettonico non viene posto dal momento che il cliente è spesso astratto, come può essere una committenza pubblica. Un’altra differenza, è quella di tradurre la progettualità in costruito: in Svizzera questo è un dato di fatto, mentre non lo è ancora del tutto in Italia”.

Dopo Roma e Milano, Transalpinarchitettura si trasferirà in Svizzera, con una mostra al Politecnico di Zurigo probabilmente fra fine maggio ed inizio giugno o ad ottobre e poi farà tappa, tra l’altro, anche a Mendrisio, presso l’Accademia di architettura. Appuntamenti che vedranno altri giovani architetti svizzeri ed italiani confrontarsi sull’evoluzione dell’architettura, delle sue ricerche formali e sostanziali, sui nuovi materiali da costruzione bio ed ecologici.

Sergio Regazzoni, Milano

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