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L’ombra dello scultore in luce a Venezia

Pierre Casé e Marco D'Anna (a destra) alla presentazione dell'esposizione di Venezia. Pierre Casé

Dopo averlo seguito nel suo lavoro per un anno, Marco D’Anna svela, con le sue fotografie, l’universo segreto dell’artista svizzero Pierre Casé.

Un tuffo nell’anima dello scultore, vera e propria camera oscura delle sue opere.

Il risultato è impresso su una cinquantina di istantanee in bianco e nero. Quello che all’inizio poteva sembrare un progetto impossibile – un fotografo sulle tracce di uno scultore, giorno dopo giorno per un anno – si è rivelato un’esperienza interessante.

Non un fotografo qualunque, ma soprattutto, non uno scultore qualunque. L’artista ticinese Pierre Casé è infatti un personaggio di animo discreto, a cui non piace l’intrusione di altre persone nel suo lavoro. Ancor meno all’interno del suo atelier locarnese in Valle Maggia.

“Sono un artista che ama la tranquillità. Sia quando rifletto che quando lavoro, voglio essere da solo, senza essere disturbato da nessuno. Esibirmi non fa parte del mio carattere e non cerco assolutamente la notorietà”, afferma Pierre Casé.

Un’ombra alle spalle dell’artista



Marco D’Anna nasce nel 1964, nello stesso anno della prima esposizione di Pierre Casé sulle rive del Lago Maggiore, ad Ascona. Un segno premonitore. I loro destini si incroceranno infatti quarant’anni più tardi.

Dapprima titubante – l’idea di essere circondato da apparecchi fotografici e flash, nonché la presenza costante di un’altra persona, non stimolava certo il riservato Casé – lo scultore-pittore ticinese decide comunque di provare l’esperienza. Dopo aver conosciuto personalmente il fotografo, s’intende.

“Valeva la pena tentare. Ero comunque cosciente che avrei potuto rinunciare a qualsiasi momento”, spiega Casé.

Il viaggio del fotografo lungo le tracce dello scultore si è snodato, durante il 2003, attraverso il Ticino e le città italiane di Milano e Genova. Per non perdere nulla del suo lavoro, Marco D’Anna gli è stato sempre appresso, scattando migliaia di fotografie.

Nell’atelier, il fotografo è diventato praticamente invisibile, fondendosi discretamente tra le sculture. D’Anna ha così potuto seguire tutte le tappe della creazione artistica di Casé. Senza disturbare, come un’ombra.

Un approccio che gli ha permesso di captare, oltre che il lavoro artistico vero e proprio, anche gli stati d’animo di Casé. A seconda dei giorni, felicità, malumore o stanchezza permeavano l’atmosfera attorno all’artista. E il dito di D’Anna era sempre pronto a far scattare l’otturatore per catturare, sulla pellicola, ogni momento particolare.

Una complicità silenziosa



Le fotografie, esposte nella prestigiosa cornice del Palazzo Trevisan degli Ulivi di Venezia, ritraggono non solo Casé al lavoro, ma anche i luoghi nei quali lo scultore-pittore cercava la sua ispirazione.

Gli stessi elementi – corsi d’acqua, rocce e muri – si ritrovano così nelle rispettive opere dei due artisti. Quasi a suggerire una sintonia. Una complicità silenziosa, svelata solo dagli occhi.

Tutto a vantaggio dell’osservatore, che può così cogliere nelle istantanee, l’essenza dell’opera di Pierre Casé, la rivelazione della sua anima.

“Marco D’Anna è riuscito a creare una simbiosi tra le fotografie e le mie opere. Le sue immagini riflettono il modo in cui sono fatto”, ammette Casé.

Il progetto dei due artisti svizzeri ed il loro peregrinare dalla Svizzera all’Italia, può essere visto anche in un’ottica più vasta. Che va al di là dell’aspetto puramente artistico.

“Le attività culturali forniscono un contributo di grande interesse, nel rafforzamento delle relazioni tra i due paesi”, dichiara Marco Cameroni, console svizzero a Milano.

Guilherme Aquino, Venezia
(traduzione dal portoghese: Luigi Jorio, swissinfo)

Migliaia le istantanee scattate da Marco D’Anna
48 le fotografie esposte, di cui 10 gigantografie

L’esposizione “Il ritorno della memoria” si svolge presso lo Spazio Culturale Svizzero al Palazzo Trevisan degli Ulivi di Venezia, fino al 16 maggio.

Pierre Casé nasce a Locarno nel 1944.

La sua opera, esposta sia in Svizzera che all’estero, va alla ricerca dei segni del passato che hanno marchiato le case e coloro che le hanno abitate.

Tra i suoi lavori più conosciuti: “Reliquie di vecchi muri” (1980 – 1985), “Impronte del tempo” (1986 – 1990) e “Atmosfere arcaiche” (1990 – 2001).

Direttore artistico della Pinacoteca Casa Rustica di Locarno negli anni ’90, Casé ha curato l’organizzazione di importanti rassegne dedicate all’arte europea del Novecento.

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