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L’universo emotivo di uno sguardo svelato

Karl Geiser, Francia 1936 (Fondazione svizzera per la fotografia)

A 50 anni dalla morte del bernese Karl Geiser, uno degli scultori svizzeri più significativi del XX secolo, Winterthur lo ricorda dedicandogli una duplice esposizione.

Mentre il Kunstmuseum espone disegni, acqueforti e alcuni bronzi, la Fondazione svizzera per la fotografia presenta un primo ed esteso omaggio alla sua arte fotografica.

Nato a Berna nel 1898, Karl Geiser è diventato famoso in Svizzera soprattutto per le sue sculture collocate in spazi pubblici. Oltre ai lavori plastici però, l’artista ha realizzato anche numerosi disegni, incisioni e migliaia di fotografie. A queste opere Geiser si è dedicato in una forma che potremmo definire privata, e che le ha rese meno note al grande pubblico.

La duplice esposizione con cui Winterthur ha deciso di ricordare il 50° anniversario della morte dell’artista ha scelto perciò di concertrarsi proprio su questi lavori di Geiser che testimoniano uno sguardo affettuoso e libero sui soggetti che lo affascinavano e ispiravano la sua scultura.

Il Kunstmuseum espone, oltre ad alcune sculture in bronzo, disegni e acqueforti realizzati da Geiser nel corso dei suoi viaggi, dando particolare risalto ai soggiorni a Parigi avvenuti tra il 1929 e il 1931. La Fondazione svizzera per la fotografia (Fotostiftung Schweiz) presenta invece un’ampia selezione di immagini provenienti dall’archivio di Karl Geiser e oggi di proprietà della fondazione.

Il peso della scultura

Le sculture di Geiser, che si situano tra il classicismo e il realismo, oggi sembrano cadute nell’oblio, ma furono le opere a cui l’artista deve la sua notorietà. I successi e i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua carriera artistica non allentarono però il senso di perenne insoddisfazione con cui Geiser giudicava la sua opera e che lo portarono spesso a consegnare i lavori commissionati anche con molti anni di ritardo.

Karl Geiser viveva il lavoro di scultore con peso ed estrema tensione. Come ha scritto egli stesso in una delle tante frasi in francese che inseriva nei suoi scritti in tedesco «la sculpture est un exercice qui m’habitue à l’idée de la mort» (la scultura è un esercizio che mi abitua all’idea della morte).

Forse proprio per compensare la pressione che gli creava il lavoro plastico, Geiser si dedicò in maniera quasi ossessiva al disegno e alla fotografia, che considerava espressioni artistiche «semplici e dirette», mentre al contrario «la scultura è impossibile – scriveva -, quella non finisce mai.»

Il disegno e la fotografia, espressioni libere

«Per lui la fotografia non è mai stato un mestiere – spiega David Streiff, che ha curato il catalogo e la mostra alla Fotostiftung Schweiz – era qualcosa che ha fatto come ‘amateur’, felice di poter fissare oggetti o persone che per lui erano care o importanti per l’opera di scultore e che gli piacevano. Per questo ha una libertà dello sguardo, una freschezza, che rende queste fotografie molto più moderne di quelle che nello stesso periodo – dagli anni ’20 fino agli anni ’50 – sono state fatte in Svizzera».

Geiser usava la macchina fotografica quando voleva catturare un’atmosfera, un gioco di luce, uno stato d’animo, un evento sfuggente, sulle strade, nelle piazze nei mercati e nelle feste popolari.

Mentre si serviva della linea tracciata a matita, tutte le volte che voleva fermare sulla carta in maniera discreta soprattutto la fisionomia della gente, quella che incontrava in un’osteria, in metropolitana, in treno, ma anche negli spazi aperti.

Scene di vita quotidiana rubate per strada

Geiser usava questi due medium non solo come strumenti per fissare le forme di persone e cose da riprendere nella scultura. Disegnava e fotografava anche e soprattutto per soddisfare un piacere personale. I disegni e in particolar modo le fotografie, sono espressioni intime di uno sguardo libero che si posa sui soggetti senza frenare il proprio universo emotivo. L’affetto e la sensualità delle immagini sono documento di una cronaca personale dei sentimenti dell’artista.

Nella fotografia Geiser non ha cercato la perfezione tecnica ma mirava a rubare sequenze di vita quotidiana raccolte nella strada. Il suo interesse si è focalizzato sui giovani ciclisti di Zurigo, sugli operai dei quartieri popolari di Venezia, sugli adolescenti della periferia di Roma.

Lo stile fotografico di Geiser che apprezziamo oggi, esplose nel 1932 nel corso del suo primo e unico viaggio a Roma. «Geiser è un ‘flâneur’ – racconta David Streiff -, va nelle strade, prende quello che vede. Fin dall’inizio si interessa unicamente alla gente del popolo e non ai luoghi turistici. Le foto di Geiser fanno pensare all’opera degli anni 50-60 di Pasolini, perché anche lui aveva questa grande vicinanza e questa adorazione per la gente semplice».

Quest’attenzione per la gente del popolo la si ritrova anche nei disegni che, dalla fine degli anni 20, documentano le impressioni dell’artista durante i soggiorni parigini. In essi la linea netta e chiara riesce a cogliere la spontaneità dei soggetti e a rendere il fascino di atmosfere cittadine d’altri tempi, rappresentando in maniera schietta e naturale lavoratori e giovani della strada o la gente del circo.

swissinfo, Paola Beltrame, Winterthur

1898: Geiser nasce a Berna
1917: apre il suo primo atelier a Berna
1920: viaggia a Monaco, Leipzig e Berlino
1922: si trasferisce a Zurigo dove apre un nuovo atelier. Compie il primo viaggio a Parigi
1926: gli viene commissionato il gruppo di sculture per il Berner Gymnasium che consegnerà con oltre 10 anni di ritardo
1929-1936: soggiorna spesso a Parigi
1932: viaggio a Roma
1948-1954: frequenti viaggi a Venezia
1957: si toglie la vita nel suo atelier zurighese

Karl Geiser è noto soprattutto per le sue sculture esposte in luoghi pubblici tra le quali si ricordano il gruppo di figure Knaben- und Mädchengruppe che si trova a Berna di fronte al Kirchenfeldgymnasium e il monumento al lavoro collocato nell’Helvetiaplatz di Zurigo solo dopo la sua morte.

La duplice esposizione con cui Winterthur ricorda il 50° anniversario della morte dello scultore, ha scelto però di dar spazio ai lavori meno noti di Geiser.

Mentre la Fondazione svizzera per la fotografia espone fino al 20 maggio, una selezione di fotografie, la mostra «Impressioni di Parigi» in corso al Kunstmuseum fino al 15 luglio, raccoglie disegni, acqueforti e alcuni bronzi.

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