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La nuova veste del Museo nazionale di Zurigo

Punto strategico: il Museo nazionale di Zurigo con, in primo piano, il previsto ampliamento swissinfo.ch

Con il nome dei vincitori del concorso architettonico, parte la rivoluzione del museo: restauro e ampliamento e nuovi concetti espositivi per la sede storica.

Da oltre cent’anni il Museo Nazionale ha la sua sede dietro alla stazione centrale di Zurigo. Un castello fantastico, ideato dall’architetto Gull alla fine dell’Ottocento, che riassume idealmente la storia del paese.

Intorno al salone d’onore a forma di basilica gotica, si snodano ambienti rinascimentali o similbarocchi. La torre d’entrata riprende le forme della porta dei bastioni di Baden e le storiche sale in legno provengono dalle varie regioni del paese. Scalette e sale si susseguono creando un ambiente suggestivo, simbolo dello spirito del tempo, ma perfettamente inadeguate alle nuove esigenze museali.

Scadenze e priorità

Forse proprio per la rigidità degli spazi espositivi, negli ultimi decenni la sede di Zurigo si è assopita. Gravi carenze di costruzione minacciano adesso l’edificio e le ferite sulle facciate sono visibili ad occhio nudo.

Ma al contempo sono cresciuti i satelliti nelle regioni. Nel ’94 è stato aperto il “Forum della storia svizzera” di Svitto, dedicato alle origini della Confederazione. Alcuni anni dopo è seguito nella Svizzera francese Prangins, dedicato alla cultura del Diciannovesimo secolo.

Attualmente il gruppo Musée Suisse, conta otto sedi in cui sono stati investiti circa cento milioni negli ultimi quindici anni. “Adesso è la volta della sede di Zurigo – afferma il direttore Andreas Furger – perché è la sede dove l’istituzione è nata e dove conserviamo la libertà di spaziare fra i temi.

Un futuro a Zurigo

“Dall’archeologia ai tempi nostri, la collezione deve trovare un suo nuovo posto in maniera flessibile e adeguata al tempo”, continua Andreas Furger. La posizione strategica nel cuore della città e la possibilità di aprire lo sguardo a tutti i temi dell’identità elvetica vanno sfruttati, si afferma con convinzione, sia alla direzione di Zurigo che all’Ufficio federale di Berna.

Questo malgrado i primi esperimenti in questo senso abbiano già suscitato delle critiche accese di qualunquismo espositivo, mirato esclusivamente a raggiungere il successo commerciale.

Ma per il direttore rimane la necessità di colpire gli interessi del pubblico, anche se con attenzione al mandato. L’emorragia di visitatori degli ultimi anni insegna: l’esposizione permanente non può rimanere un gabinetto polveroso delle antichità, ma deve rinascere all’insegna della nuova comunicazione.

Come avviene già con le esposizioni tematiche, il concetto prevede degli allestimenti variabili che mettano in risalto periodicamente i tesori della collezione. Nei magazzini sono infatti accatastati oggetti di ogni tipo. Un milione è più, le registrazioni d’inventario.

I testimoni del passato di tutte le regioni elvetiche aspettano dunque un momento di gloria. Ma il museo-castello è in gran parte costruito intorno ai singoli oggetti, ritenuti simbolici e rilevanti al momento della costruzione. Ci vuole flessibilità.

Il nuovo progetto

Dal 1906 si parla di ampliamento per offrire rimedio alla situazione, adesso si arriva ai fatti. La giuria ha assegnato il primo premio ad un gruppo di giovani architetti che fanno riferimento allo studio zurighese Christ & Gantenbein. Il progetto prevede la conservazione dell’edificio storico e un ampliamento nel parco adiacente.

“La proposta nasce dallo studio della vecchia costruzione e la amplia in modo armonico”, afferma con soddisfazione il direttore del Museo Nazionale Andreas Furger. «È un progetto coraggioso, insolente e romantico», aggiunge l’architetto, nonché membro della giuria, Peter Zumthor.

“La superficie reale aumenta solo di un terzo, ma grazie ad ampi spazi modulari sarà possibile applicare il nuovo concetto in maniera ideale. La parte preponderante dell’esposizione rimarrà comunque nell’edificio storico”. Il Museo disporrà in futuro anche di una sala di proiezione, degli spazi per conferenze, un vero shop, un ristorante e un’ala accessibile gratuitamente al pubblico.

Aspettando il Parlamento

Un museo vivo e aperto si auspica dunque per la Svizzera del ventunesimo secolo. “Con il progetto inauguriamo uno spirito nuovo sotto tutti gli aspetti – inneggia il direttore Furger – si tratta di una pietra miliare nella storia del Museo nazionale”.

Ma c’è ancora la soglia del Parlamento. La situazione delle casse pubbliche è notevolmente peggiorata negli ultimi anni. Il crollo di Swissair e la sete infinita di Expo.02, si teme fra i promotori, potrebbero aver compromesso la realizzazione del progetto da 150 milioni. Inoltre altri cinquanta milioni sono da riservare per il centro di conservazione e immagazzinamento alle porte di Zurigo.

“Una buona parte del credito va sotto la voce ‘salvare il salvabile’ – ricorda Furger – lo stato dell’edificio impone un intervento e la sua necessità è indiscussa. E il museo rimane un importante mezzo di comunicazione verso l’esterno del pese e uno spazio dell’identità interna”. Se ci sarà la volontà politica, si riapre nel 2008.

Daniele Papacella

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