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La Russia degli italiani e dei ticinesi

Vincenzo Brenna, Castello di San Michele a San Pietroburgo, 1797 swissinfo.ch

A Lugano e Mendrisio la tradizione architettonica italiana nella Russia neoclassica, da Caterina II ad Alessandro I.

350 modelli e disegni di maestri ticinesi e italiani in mostra fino all’11 gennaio 2004.

Avvicinandosi la fine dell’anno dedicato ai festeggiamenti per il 300esimo anniversario di fondazione di San Pietroburgo, il canton Ticino lancia ancora una grande mostra, “Dal mito al progetto. La cultura architettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia neoclassica”.

La mostra è realizzata in collaborazione con il prestigioso Museo dell’Ermitage ed è articolata in due sedi, il Museo cantonale d’arte a Lugano e l’Archivio del Moderno a Mendrisio, presso l’Accademia di architettura.

L’affermazione del neoclassico

Una volta di più il tema è legato ai rapporti tra Italia, Svizzera italiana e Russia per quanto riguarda l’evoluzione della cultura architettonica russa, cui il Ticino assicurò un apporto fondamentale con nomi come Trezzini, Adamini, Gilardi, Rusca.

Questa volta si presentano al pubblico i risultati di nuove ricerche sugli anni dell’affermazione dello stile neoclassico nel ‘700, condotte soprattutto in collaborazione con l’Archivio del Moderno.

“Una serie di convegni dal ’98 al 2000 al Monte Verità di Ascona e alla Fondazione Cini di Venezia hanno costituito la base della mostra – spiegano i curatori Marco Franciolli e Letizia Tedeschi – In questi convegni si è constatato l’avanzamento degli studi, motivando l’ulteriore progredire delle ricerche e la necessità di farne un primo bilancio anche per il pubblico”

Da Caterina II ad Alessandro I

Il periodo preso in considerazione a Lugano e Mendrisio va così dall’ascesa al trono di Caterina II (1762) alla morte del nipote prediletto, lo zar Alessandro I (1825). Erano anni in cui nelle città russe venivano chiamati artisti da tutta Europa: un fecondo intreccio di culture, da cui nacque il nuovo linguaggio classicista russo in sintonia con quanto accadeva nei paesi europei, e in cui la componente di tradizione italiana (quindi anche ticinese) rivestì un’importanza particolare.

Ecco quindi in mostra circa 350 opere, molte delle quali indedite, tra cui spiccano disegni, studi e modelli dei maggiori monumenti russi neoclassici: l’Accademia delle Scienze, il Teatro dell’Ermitage e la Cattedrale di Nostra Signora di Kazan a San Pietroburgo, il Palazzo Inglese a Petershof, alcuni padiglioni della splendida reggia di Tsarskoje Selo, il vicino Palazzo di Pavlovsk, o ancora il rifacimento del Cremlino e il teatro Bol’soj a Mosca.

Le firme sono quelle degli architetti ticinesi Luigi Rusca, Domenico Gilardi, Domenico e Antonio Adamini, degli italiani Giacomo Quarenghi, Vincenzo Brenna e Carlo Rossi, oppure dei russi Ivan Starov, Nikolaj L’vov (che diffuse in Russia l’opera di Andrea Palladio) e Andrej Voronichin, particolarmente sensibili all’influsso italiano.

Sezioni tematiche

Per dare maggior chiarezza al percorso espositivo, la mostra è organizzata per sezioni tematiche: per esempio sul rapporto tra Caterina II e l’Italia, sulle opere degli architetti di lingua italiana a San Pietroburgo, su quelle a Mosca, sull’opera dei decoratori e degli scenografi ticinesi, sulle carriere professionali dei singoli artisti, arricchite di nuovi particolari emersi dalle recenti ricerche.

Dopo il Ticino, nella primavera del 2004 la mostra si trasferirà nella stessa San Pietroburgo: dal 18 febbraio al 30 aprile sarà accolta nel prestigioso Salone d’onore del Museo dell’Ermitage.

swissinfo, Alessandra Zumthor, Lugano

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