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La Svizzera vista attraverso 40 grandi scrittori europei

Acquatinta colorata di Johann Jakob Meyer dal titolo Vecchia strada nella gola di Cardinell che appare in sovraccoperta del volume curato da Carlo Caruso e pubblicato da Armando Dadò Editore. Carlo Caruso / Dadò Editore

La Confederazione Elvetica filtrata dalle impressioni letterarie di 40 famosi scrittori europei. Ce la propone Armando Dadò editore in un volume fresco di stampa curato da Carlo Caruso, docente di letteratura italiana all'università di St.Andrews.

“Viaggiatori nelle nostre terre”, questo il titolo del volume da poco in libreria, è un’antologia che raccoglie testimonianze, impressioni e resoconti di quaranta scrittori che hanno visitato la Svizzera in varie epoche della storia. L’opera curata da Carlo Caruso risulta essere, almeno per quanto riguarda la letteratura di viaggio in terra elvetica, qualcosa di unico nel panorama della nostra editoria.

A presentarci la loro Svizzera sono nomi altisonanti della letteratura, della politica, della scienza, della religione, della diplomazia e dell’arte come Francesco Petrarca, Niccolò Macchiavelli, Benvenuto Cellini, Giacomo Casanova, Johann Wolfgang Goethe, Alessandro Volta, Klemens von Metternich, George Byron, François-René de Chateaubriand, Stendhal, Mark Twain, Elias Canetti, per non citarne che alcuni, da tutti conosciuti.

I loro scritti ci propongono una Svizzera fatta di resoconti, aneddoti, commenti, sensazioni di viaggiatori stranieri che hanno percorso la Confederazione in lungo ed in largo dal Medioevo ai nostri giorni, o meglio fino alla seconda metà degli Anni Settanta dello scorso secolo.

I giudizi che questi 40 immortali danno della Svizzera sono, a modo loro, estremamente significativi. La varietà è inoltre garantita dal fatto che ogni autore ha sempre in mente una sua Svizzera, limitata ed arbitraria quanto si voglia, posta in aperto o celato confronto con il proprio Paese d’origine.

“L’abbraccio di nomi e di epoche -spiega Michele Fazioli nella prefazione al volume- è vertiginoso e ambizioso. Sono sprazzi di memoria, annotazioni puntigliose e liriche, giudizi lucidi o pregiudizi di maniera, rapide sensazioni e fulminanti intuizioni, esercizi poetici e concretezze d’esperienza. Il libro che ne esce è come un giornale che, uscito una sola volta in settecento anni, tenti di dar conto cronachistico della realtà incontrata: ed ecco dunque quaranta reportages d’autore, minuziosamente realistici o pressapochistici, dotati di leggerezza o muniti di ardita licenza lirica o umorale, come si conviene del resto ai reportages di tutti i tempi”.

Particolare cura riveste inoltre l’allestimento del volume che comprende, oltre alla citata prefazione, un’introduzione del curatore, il ricco apparato di testi (ognuno dei quali introdotto da una scheda biografica e letteraria che presenta l’autore), nonché gli indici dei toponimi e dei nomi di persona. I testi, proposti in traduzione italiana, offrono inoltre tutta una serie di chiare note esplicative. L’opera è completata da una quarantina di splendide immagini d’epoca della Svizzera, provenienti dalla Witt Library di Londra e dalle collezioni grafiche della Zentralbibliothek e del Politecnico di Zurigo.

Insomma se si riconosce che viaggi e letteratura di viaggio possono fungere da efficace scuola di conoscenza, oltre che di mutua tolleranza e comprensione -come è scritto nella controcopertina del libro- allora la lettura di “Viaggiatori nelle nostre terre” è un esercizio indispensabile per ognuno di noi.

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