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La vita di Alberto Giacometti

1901

Alberto Giacometti nasce a Borgonovo, in Val Bregaglia (Canton Grigioni), il 10 ottobre 1901. È il figlio primogenito del pittore Giovanni Giacometti e di Annetta, nata Stampa. Tre anni più tardi, dopo la nascita di Diego e Ottilia, la famiglia si trasferisce a Stampa, dove nasce Bruno. Alberto inizia a disegnare fin dall’infanzia e dimostra un precoce talento artistico.

1915

Alberto si iscrive alla Scuola secondaria evangelica di Schiers, poco lontano da Coira, capoluogo grigionese, dove rimane fino al 1919. La scuola gli permette di allestire un piccolo atelier, dove nel tempo libero si dedica alla pittura e alla scultura.

1919

Lasciata la scuola prima di diplomarsi, Alberto si trasferisce a Ginevra. Frequenta inizialmente i corsi alla Scuola di belle arti, su consiglio del padre, ma ne è insoddisfatto e si iscrive quindi alla Scuola d’arte applicata.

1920

Giovanni Giacometti si reca alla Biennale di Venezia e porta con sé Alberto. Per Alberto si tratta del primo viaggio in Italia. A Venezia e a Padova scopre l’arte di Tintoretto e Giotto. Nel tardo autunno dello stesso anno Alberto torna in Italia, prima a Firenze e poi a Roma, ospite di Antonio Giacometti, cugino di Giovanni e di Annetta. A Roma si innamora della figlia di Antonio, Bianca. Tentando di scolpirne il busto, si scontra per la prima volta con un nodo che lo accompagnerà lungo tutta la sua esperienza artistica: la difficoltà di riprodurre la realtà così come la vede. Dopo un viaggio a Pompei, nella primavera del 1921, Alberto torna a Stampa.

1921

Alberto torna in Italia, in compagnia di un sessantenne olandese, Peter van Meurs, conosciuto di sfuggita durante il viaggio a Pompei. I due si recano a Madonna di Campiglio, dove van Meurs muore. Per Alberto, che veglia al capezzale del moribondo, è un’esperienza traumatica. “Certamente quel giorno il corso della mia vita subì una svolta decisiva. Ogni cosa divenne fragile ai miei occhi”, scriverà anni dopo.

1922

Il 9 gennaio Alberto giunge a Parigi. Frequenta l’Académie de la Grande-Chaumière, dove segue i corsi di scultura di Antoine Bourdelle, allievo di Rodin. All’accademia rimarrà fino al 1927. Nei primi anni parigini lega con alcuni compagni di studi, tra cui Pierre Matisse, figlio di Henry e futuro commerciante d’arte. Parigi è in quegli anni uno dei centri della cultura mondiale. Alberto assorbe gli stimoli che provengono da quell’ambiente, ma rimane legato a Stampa, dove torna spesso.

1925

Per la prima volta, Alberto espone alcune sue opere a Parigi. Nello stesso anno inizia una relazione con la scultrice statunitense Flora Mayo, che durerà fino al 1929. Durante un soggiorno a Stampa, tenta di dipingere un ritratto della madre. Insoddisfatto del lavoro, vive una crisi che lo induce ad abbandonare, almeno parzialmente, l’arte figurativa e ad avvicinarsi al linguaggio cubista.

1927

Alberto e il fratello Diego, che nel frattempo l’ha raggiunto a Parigi, affittano un atelier in comune alla Rue Hippolyte-Maindron. Alberto vi lavorerà fino alla fine dei suoi giorni.

1929

È l’anno dei primi successi, per Alberto Giacometti. Due sculture esposte nella galleria di Jeanne Bucher gli aprono le porte dei circoli artistici e letterari parigini. “Nel giro di una notte Alberto divenne intimo con i più dotati, vivaci e interessanti giovani della sua generazione”, scrive il suo biografo James Lord. L’artista entra in contatto con André Masson, Hans Arp, Joan Miró, Max Ernst, Alexander Calder, Pablo Picasso, André Breton Louis Aragon, Georges Bataille, Michel Leiris e altri. Il commerciante d’arte Pierre Loeb stipula con lui un contratto, garantendogli uno stipendio mensile. Negli anni seguenti, Alberto si avvicina al movimento surrealista, partecipando ad alcune esposizioni e pubblicando un primo testo nella rivista di Breton, “Le surrealisme au sérvice de la révolution”.

1933

Muore Giovanni Giacometti. Alberto trascorre l’estate in Bregaglia. In questo periodo sembra maturare l’abbandono del surrealismo, anche se realizza ancora alcune sculture sulla scia di quell’esperienza.

1935

Espulso dal gruppo dei surrealisti, Alberto lega con alcuni giovani artisti figurativi, tra cui Balthus. È un periodo di ricerca, per l’artista, che si riavvicina all’arte figurativa, scolpendo a partire da pochi modelli: il fratello Diego, la vicina di casa Rita e l’inglese Isabel Nicolas, con cui si sviluppa un profondo rapporto. Riscopre Cézanne e esegue molte copie di opere dell’antichità medio-orientale.

1937

Alberto conosce Samuel Beckett. Lavora a sculture che tendono a diventare sempre più minuscole, lasciandolo insoddisfatto, ma dipinge anche un ritratto della madre e una natura morta che aprono nuove prospettive alla sua pittura.

1939

Inizia l’amicizia con Jean-Paul Sartre. In settembre è chiamato alle armi, ma immediatamente riformato per i postumi di un incidente automobilistico dell’anno precedente, che lo ha reso zoppo. Alberto torna a Parigi.

1940

In giugno Alberto e Diego, che nel frattempo lo ha raggiunto a Parigi, lasciano la città poco prima dell’ingresso delle truppe tedesche. Raggiunti dagli invasori a Moulin, rientrano nella capitale.

1942

Alberto si trasferisce a Ginevra, dove rimarrà fino al settembre del 1945. A Ginevra collabora alla rivista “Labyrinthe” dell’editore Albert Skira e frequenta tra gli altri il fotografo Eli Lotar, il filosofo Jean Starobinski e lo scrittore Ludwig Hohl. Continua a realizzare sculture di dimensioni minuscole. A Ginevra Alberto conosce Annette Arm, la sua futura moglie.

1946

Tornato a Parigi, Alberto riallaccia i suoi contatti nel quartiere di Montparnasse. Durante una serata al cinema scopre un nuovo modo di guardare le cose che apre la strada alle sculture della sua fase matura. Le sue figure non sono più minute, ma si assottigliano. Annette raggiunge l’artista a Parigi.

1948

Pierre Matisse espone per la prima volta nella sua galleria a New York le nuove opere di Giacometti, nate nel corso del 1947. Per l’occasione Sartre scrive un saggio sull’artista. È l’inizio della rinnovata fama di Alberto. L’anno seguente Annette e Alberto si sposano. La moglie posa spesso per lo scultore. Il 1949 e 1950 per Giacometti sono anni di grande produttività, anche nella pittura.

1951-1953

Scolpendo il busto di Diego, Alberto cerca nuove strade per la sua scultura, che sfoceranno nei tanti ritratti degli anni successivi. Nel 1952 Alberto conosce lo scrittore statunitense James Lord, che diventerà il suo biografo. Le opere di Giacometti sono esposte nelle maggiori retrospettive sull’arte del XX secolo. In quegli anni Giacometti incontra pure lo scrittore Jean Genet e lo ritrae. Nel 1958 Genet pubblicherà “L’atelier di Alberto Giacometti”.

1955

Incontro con il professore giapponese Isaku Yanaihara, un altro noto modello di Alberto e autore di una monografia dedicata all’artista. La prima seduta di pittura con Yanaihara nel 1956 innesca una nuova crisi nell’attività artistica di Giacometti, che dura fino al 1959. Sono però anche anni che corrispondono con l’agiatezza. Sul mercato dell’arte le opere di Giacometti si pagano profumatamente, ma l’artista non abbandona il suo stile di vita sobrio. Regala manciate di banconote alla madre, a Diego, agli amici.

1959-1961

Alberto conosce Caroline, una ventunenne legata agli ambienti della malavita parigina, che diventa sua modella e amante. Nel 1961 su richiesta di Samuel Becket, Alberto realizza le scenografie per “Aspettando Godot”, rappresentato all’Odeon di Parigi. L’artista lavora anche ad una serie di litografie di Parigi, che apparirà con il titolo di “Paris sans fin”.

1962

Alberto lavora all’allestimento di un’esposizione delle sue opere alla Biennale di Venezia. La rassegna lo onora con il premio per la scultura. Durante un viaggio a Londra conosce il pittore Francis Bacon. Un medico diagnostica ad Alberto un tumore allo stomaco. L’artista sarà operato l’anno dopo. La consapevolezza della malattia lo induce a lavorare con ancora maggiore intensità.

1964

Muore la madre di Alberto, Annetta. A Parigi l’artista lavora ai busti del fotografo Eli Lotar, che segnano l’ultima fase della sua ricerca stilistica. In autunno dipinge un ritratto di James Lord, che sarà all’origine del libro “Alberto Giacometti. Un ritratto”.

1965

La Francia insignisce Giacometti del gran premio nazionale d’arte. La salute dell’artista è però cagionevole ed i sempre più numerosi impegni lo affaticano. A fine anno è ricoverato all’ospedale cantonale di Coira.

1966

L’11 gennaio Alberto muore a Coira per complicazioni cardiache. Il 15 gennaio viene sepolto nel cimitero di Borgonovo.

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