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Le voci della Patria

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Per il suo centenario, l'Archivio Fonografico dell'Università di Zurigo ripubblica la raccolta 'Voci della Patria', presentata all'esposizione nazionale del 1939 per rafforzare l'identità linguistica degli svizzeri dell'estero.

Era il giugno 1909 quando la studentessa Catharina Streiff, allora ventiduenne, enunciò nell’imbuto di un fonografo proveniente da Vienna un racconto in dialetto glaronese. A quella prima registrazione dialettale ne seguirono numerose altre, tanto che nel 1913 l’Università di Zurigo decise di istituzionalizzare un archivio che le raccogliesse.

Da allora in poi l’archivio è stato presieduto da una commissione scientifica – oggi composta da docenti universitari e da un gruppo di assistenti – che si è posta l’obiettivo di documentare nel tempo le varietà linguistiche rappresentate nella Confederazione.

“L’archivio si chiama ancora fonografico in omaggio alla tradizione” spiega a swissinfo.ch il professor Michele Loporcaro, copresidente dell’attuale commissione. “Si è cominciato col fonografo, poi col grammofono, con i dischi di cera, poi con i dischi di gelatina e anche se oggi si usano i registratori digitali, si chiama ancora archivio fonografico.”

Documentazione storica

Più che nei confronti delle lingue standard, l’interesse principale delle ricerche dell’archivio è rivolto ai dialetti e a quelle parlate che non hanno una forma di esistenza consolidata in una tradizione scritta.

“Si è cominciato – e si continua ancora – con i dialetti svizzero-tedeschi, i patois franco-provenzali e finché ce n’erano – e ce ne sono ancora un po’ – i patois d’oïl parlati nel Giura e poi le varietà della Svizzera italiana”, precisa Loporcaro.

“Ad esempio nel 2005 abbiamo fatto delle registrazioni ad Airolo, poi siamo passati in ambito franco-provenzale, a Evolène, e infine siamo andati a raccogliere produzioni orali degli ultimi parlanti delle varietà giurassiane che sono appunto varietà d’oïl, cioè dialetti affini al francese del nord e non franco-provenzali come la maggior parte dei patois che si parlavano un tempo nella svizzera occidentale.”

In area tedesca sono invece di un certo rilievo gli studi condotti sull’yiddish del Surbtal. La presenza di questa varietà germanica, fiorita soprattutto nelle comunità ebraiche dell’Europa centro-orientale, in Svizzera è stata documentata e studiata nei comuni di Endingen e Lengnau, nel canton Argovia, dove fino a poco tempo fa esisteva appunto una comunità yiddish.

I dialetti della Svizzera italiana

Per quanto concerne i dialetti della Svizzera italiana, le prime registrazioni conservate in archivio risalgono al 1913 e furono fatte con l’ausilio di un fonografo dal linguista bellinzonese Carlo Salvioni.

Ma la documentazione più ricca e completa dei dialetti parlati nelle vallate ticinesi è stata raccolta da Mario Vicari tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 80. “Vicari ha potuto approfittare di un’innovazione tecnica grandissima, la più grande per l’archivio e cioè l’invenzione del registratore su nastro” ci spiega Michael Schwarzenbach, assistente dell’archivio fonografico.

“Questo strumento, oltre a garantire una qualità di registrazione molto più alta rispetto ai mezzi usati in precedenza, ha cambiato completamente anche l’approccio metodologico. Perché gli interlocutori non dovevano più essere radunati in uno stesso posto ma potevano essere intervistati direttamente nelle loro case e nel loro ambiente.”

Digitalizzazione del catalogo

La ricerca e l’acquisizione di nuove registrazioni non sono l’unico fronte su cui si muove l’archivio. Il mantenimento e la fruizione dei materiali in catalogo costituiscono anche un binario di lavoro parallelo.

In 100 anni sono stati raccolti materiali sonori con sistemi di registrazione molto diversi e oggi superati e ciò rende ostico se non impossibile l’accesso diretto ai documenti. È stato perciò avviato un processo di digitalizzazione – e dove possibile e necessario anche di pulizia – dei materiali sonori per renderli disponibili all’utenza attuale ma anche a quella futura.

Finora sono stati riversati i documenti più antichi – molti dei quali raccolti e ripubblicati in cofanetti con trascrizione fonetica dei testi – ma restano ancora da digitalizzare quelli realizzati nel periodo di mezzo e tutti quelli degli anni ’60. Quindi l’obiettivo finale dell’archivio, cioè rendere accessibile in linea tutto il catalogo, è per il momento ancora un “desideratum”.

Le voci della Patria

Attualmente gli assistenti dell’archivio stanno completando la digitalizzazione della collana ‘Voci della Patria’ pubblicata in occasione dell’esposizione nazionale del 1939 e che raccoglie 34 registrazioni dei più importanti idiomi delle 4 anime linguistiche svizzere.

“Negli anni 30 si era notato un particolare interesse nei confronti dei dialetti e, anche in virtù del fatto che ci si trovava in un periodo abbastanza critico dove era importante manifestare l’identità quindi anche l’identità linguistica, l’archivio fonografico aveva deciso di pubblicare una collana dei maggiori dialetti svizzeri” ci spiega Schwarzenbach. “La pubblicazione si rivelò un gran successo e furono vendute moltissime copie, soprattutto negli Stati Uniti.”

“Adesso noi stiamo lavorando alla riedizione di questa collana che verrà pubblicata a novembre-dicembre e sarà accompagnata anche dalla trascrizione fonetica dei testi. E visto che già allora era stata dedicata agli svizzeri residenti all’estero, un nostro intento è anche quello di far conoscere questa nuova pubblicazione a coloro che vi si trovano ancora adesso e magari hanno perso un po’ il contatto con la loro lingua.”

Paola Beltrame, swissinfo.ch, Zurigo

Attualmente sono circa 900 le registrazioni che l’archivio fonografico di Zurigo ha già trasferito in formato digitale e saranno 1500 a digitalizzazione ultimata.

Il corpus di registrazioni è indicativamente così ripartito:
– 60% dialetti svizzero-tedeschi
– 20% dialetti svizzera italiana
– 10% patois
– 10% reto-romancio

I materiali dell’archivio fonografico possono essere consultati, previo contatto con gli assistenti, non solo dagli studiosi ma da tutti gli interessati.

Nel 1909 Albert Bachmann, professore di germanistica a Zurigo, riceve in prestito dall’università di Vienna un fonografo – successivamente acquistato – con il quale comincia a documentare i dialetti di tutte e 4 le anime linguistiche nazionali.

L’archivio fonografico viene istituzionalizzato nel 1913 e diretto da una commissione scientifica con un’anima germanista, il prof Albert Bachmann, una romanistica, Louis Gauchat, e una romancia, Robert von Planta.

Tra il 1909 e il 1923 l’archivio lavora in stretto contatto con l’università di Vienna dove il materiale raccolto in Svizzera viene elaborato e trasferito su dischi di cera. Ma nel ’23, soprattutto a causa della prima guerra mondiale, il rapporto con Vienna si allenta e dal 1924 fino al ’29 la collaborazione si stabilisce con Berlino.

Nel 1929 l’archivio inizia a lavorare autonomamente e dal fonografo passa al grammofono. Nel 1939 per la collana “Voci della Patria” si serve però di uno studio audio professionale, lo Studio Hug di Zurigo.

Il salto di qualità avviene negli anni ’50 quando iniziano le registrazioni su nastro magnetico. I documenti più esemplificativi di quegli anni sono oggi raccolti nella collana SDS-Phonogramme che riunisce soprattutto dialetti svizzero-tedeschi.

I dialetti delle vallate ticinesi vengono ampiamente documentati soprattutto tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 80 da Mario Vicari che registra su nastro magnetico e cassette.

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