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Libero lo svizzero rapito in Mali

Il deserto del Sahara nel nord del Mali attira diversi turisti avventurosi Keystone

Il cittadino svizzero rapito in Mali il 22 gennaio scorso, tenuto in ostaggio da un gruppo legato a Al Qaida, è stato liberato domenica nel Nord del paese africano. L'annuncio delle autorità locali è stato confermato dal Dipartimento federale degli affari esteri.

«L’ostaggio svizzero è stato liberato. È molto affaticato e raggiungerà al più presto la sua famiglia dopo essere stato portato a Bamako, la capitale», ha dichiarato in mattinata una fonte locale all’agenzia di stampa AFP.

L’uomo, per il quale si era temuto il peggio, è stato ritrovato dalla polizia nel deserto, nella regione di Gao.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha confermato il rilascio soltanto nel pomeriggio, dopo essere stato in contatto per diverse ore con le autorità locali del nord del Mali. «Il cittadino elvetico ha ricevuto assistenza medica e prossimamente sarà trasferito in Svizzera», si legge in un comunicato.

Il DFAE ha ringraziato il governo maliano per il suo «prezioso sostegno» e ha sottolineato l’impegno di diverse istituzioni, dalla Polizia federale all’ufficio della cooperazione svizzera a Bamako.

La Svizzera non ha pagato alcun riscatto, ha indicato l’ambasciatore Markus Börlin durante una conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio a Berna. Stando al diplomatico, il rilascio è stato possibile grazie all’operato del presidente maliano Amadou Tounani Touré.

Un ostaggio ucciso

Il cittadino svizzero, un avvocato 57enne del canton Zurigo, era stato catturato tra Niger e Mali il 22 gennaio, insieme a sua moglie, a una tedesca e a un britannico.

I quattro si trovavano nella regione sahariana per partecipare a un festival della cultura Tuareg. Il rapimento era stato rivendicato dalla cellula di Al Qaida nel Maghreb islamico (AQMI).

Le due donne erano state liberate il 22 aprile nel nord del Mali. Il cittadino britannico è stato invece ucciso dai rapitori a fine maggio.

Per la liberazione del britannico, AQMI aveva posto come condizione il rilascio di un cittadino giordano, Abu Qatada, considerato il braccio destro di Osama Bin Laden in Europa e detenuto in Gran Bretagna dal 2005.

Caccia ai fondamentalisti islamici

Le popolazioni locali del Mali sostengono l’esercito nazionale nella lotta contro i combattenti di AQMI, i quali intendono assumere il controllo del Sahara maliano con il supporto di trafficanti di droga e armi.

«Proseguiamo nella caccia ai Salafisti in tutte le regioni del nord. Gli scontri sono violenti, ma siamo riusciti a distruggere numerosi basi islamiche», ha affermato un responsabile del ministero della difesa del Mali.

L’assassinio, il 10 giugno scorso a Timbuctu, di un responsabile dei servizi segreti maliani da parte di Al Qaida, ha spinto gli abitanti della città a creare delle milizie di autodifesa per combattere gli islamisti algerini.

Il rancore popolare contro Al Qaida non si limita a Timbuctu. Nelle città di Gao e Kidal, le comunità arabe hanno pure offerto il loro sostegno alle autorità politiche e militari del paese.

swissinfo.ch e agenzie

La Svizzera ha riconosciuto l’indipendenza del Mali nel 1960 e ha stabilito relazioni diplomatiche nel 1961.

Dalla fine degli anni ’70, il Mali è un paese prioritario della cooperazione allo sviluppo svizzera.

La Direzione per lo sviluppo e la cooperazione sostiene diversi progetti nel settore della sanità, della gestione sostenibile delle risorse naturali e della decentralizzazione.

Gli aiuti svizzeri al Mali ammontano a circa 11 milioni di franchi all’anno.

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