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Lo scultore ticinese con animo garibaldino

Erma di Giuseppe Garibaldi, modello originale in gesso e tessuto (1862-1883) swissinfo.ch

Vincenzo Vela e Giuseppe Garibaldi: due personalità del passato per dare il titolo ad una mostra che rientra nelle commemorazioni del bicentenario della nascita di Garibaldi.

Il leggendario e controverso generale protagonista del Risorgimento italiano, ha ispirato lo scultore ticinese Vincenzo Vela, pieno di ammirazione per l’Eroe dei due mondi.

Ticinese, eppure estremamente legato alle vicende risorgimentali italiane: Vincenzo Vela è letteralmente affascinato da Giuseppe Garibaldi, al quale lo scultore dedica grande attenzione, scolpendo nel marmo – e dunque affidando all’eternità – questa sua enorme ammirazione.

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, Vela si cimenta più volte con il ritratto di Garibaldi, fino alla sua ultima fatica monumentale, ovvero il “Monumento a Garibaldi e alle Cinque giornate di Como” (1889) di cui il Museo Vela conserva il colossale modello in gesso e che rimane ancora oggi uno dei più ispirati monumenti pubblici dedicato all’Eroe dei due mondi.

Tra scultura e ideali politici

Nel quadro della mostra al Museo Vela di Ligornetto (località a sud del Ticino, situata a pochi chilometri dal confine italiano) sono esposti anche materiali poco o mai visti, come fotografie d’epoca, stampe, opere e bozzetti su cui si è nutrita la decennale passione dello scultore ticinese per il generale nizzardo.

Vincenzo Vela, come spiega la direttrice del Museo Gianna A. Mina, è uno scultore meticoloso: “Grazie ad una dovizia di fotografie e stampe di soggetti garibaldini, collezionate e studiate dall’artista al fine di rendere al meglio le fattezze dell’eroe da lui tanto ammirato, trova conferma il metodo di lavoro estremamente meticoloso che lo scultore applicò durante tutta la sua carriera, basato su una documentazione iconografica approfondita sui personaggi da ritrarre”.

Nel caso di Garibaldi la quantità della documentazione raccolta non si spiega solo con lo scopo di restituire fedelmente i tratti caratteriali del personaggio e renderlo fisiognomicamente attendibile. C’è di più: la condivisione degli ideali risorgimentali di libertà. Del resto Vela, come numerosi ticinesi dell’epoca, partecipa agli scontri italo-austriaci (1848) a fianco dell’esercito garibaldino.

L’appoggio ticinese e l’esempio svizzero

Sono infatti moltissimi i ticinesi che, al prezzo della loro vita, appoggiano le imprese indipendentiste di Garibaldi: oltre duemila volontari partono per combattere al suo fianco. I racconti storici riferiscono inoltre che nelle sue visite in Ticino (Agno 1848, Mezzana 1860, Locarno 1862), l’Eroe dei due mondi viene letteralmente accolto da un’immensa folla che ne condivide le aspirazioni ideali e la lotta contro l’oppressione.

“Malgrado il governo svizzero fosse risoluto a conservare la sua posizione di paese neutrale – spiega la storica Maria Foletti – la popolazione ticinese si schiera apertamente dalla parte degli oppressi lombardi e segue gli sviluppi della lotta per la conquista dell’indipendenza italiana con viva emozione e solidarietà”.

Nella sua azione Garibaldi si ispira anche dalla Confederazione, favorevolmente colpito dalla coscienza di essere un popolo libero mostrata dagli svizzeri: “Niuno merita meglio di essere alla testa dell’emancipazione dei popoli che il popolo svizzero”.

Una popolarità che attraversa i secoli

Se è vero che Garibaldi occupa un posto centrale nell’opera dello scultore, Vela non dimentica altri importanti protagonisti del Risorgimento italiano. A professionisti e militari – e soprattutto ferventi garibaldini come Agostino Bertani, Pietro Lazzati, Francesco Simonetta e Gabriele Camozzi – Vela dedica dei busti-ritratto di grande valore.

“Questi lavori – sottolinea la direttrice del Museo – confermano ancora una volta la qualità altissima del modellato e soprattutto l’empatia tra artista e modello, soprattutto nella scelta dei frammenti di vita da rappresentare sui basamenti”.

È indubbio, secondo il critico d’arte Federico Masedu, “che il mito del Risorgimento fu costruito e operativo grazie anche ai monumenti di artisti come Vincenzo Vela. Un mito fondato su una realtà di investimento materiale e spirituale, personale e collettivo, legato ad un periodo storico molto intenso”.

Un’intensità scolpita nella storia, certo, ma anche sul territorio. Giuseppe Garibaldi è il personaggio più citato nelle piazze e vie italiane, il suo nome è presente in più di 5 mila 500 comuni su 8 mila 100, in media sei comuni su dieci.

Dal marmo…alla scatola di biscotti

Avventuriero, bandito, patriota e generale, rubacuori (e spezza cuori) e paladino degli oppressi, Garibaldi non seduce soltanto Vela; la sua enorme popolarità, ampiamente veicolata dai giornali, si traduce ben presto in un’icona e in un mito che sopravvivono ancora oggi.

“Un moderno Che, diremmo oggi. Una miriade di saggi – scrive Maria Foletti – hanno analizzato la sua retorica, il suo modo di vestire, le sue imprese, i suoi amori, i suoi viaggi. La sua fotografia con i pantaloni blu dai quali si dice siano nati i moderni blue jeans, la camicia rossa e il fazzoletto al collo, sono entrati a far parte del patrimonio iconografico collettivo”.

Garibaldi non si sarebbe mai immaginato di finire avvolto nelle foglie di tabacco, eppure l’Eroe dei due mondi è anche un sigaro toscano “dall’intenso, ricco e dolce aroma”. Oppure un cocktail, in cui Campari e spremuta d’arancia vengono abbinati seguendo precise proporzioni. E se si vuole esagerare, basta portare alla bocca i “Garibaldi Biscuit”, biscotti inglesi dal sapore e dalla forma un po’ spartana, a base di farina e uvetta, in vendita ancora oggi.

Eroe di filastrocche cantate dai bambini probabilmente più divertiti dal gioco delle vocali, l’immagine di Garibaldi sembra dunque resistere tanto come icona pop, quanto come leggendario generale.

swissinfo, Françoise Gehring, Ligornetto

La mostra dossier “Vincenzo Vela e Giuseppe Garibaldi. Ritratti e monumenti di iconografia garibaldina nelle collezioni del Museo Vela”, è aperta fino al 25 novembre.

Accanto ai vari ritratti scultorei dell’eroe eseguiti negli anni dal Vela, sono esposte anche fotografie d’epoca, stampe, opere, bozzetti, disegni, dipinti e materiali cartacei.

Il Monumento a Garibaldi e alle Cinque giornate di Como (1889), ultima opera monumentale dello scultore ticinese, di cui il Museo conserva il modello originale in gesso, è riconosciuto come uno dei monumenti pubblici più belli e ispirati dedicati al Generale.

Lo scultore ticinese Vincenzo Vela (nato a Ligornetto il 3 maggio 1820 e morto a Mendrisio il 3 ottobre 1891) dopo aver completato la formazione all’accademia milanese di Brera e a quella di Venezia, si dedica interamente alla carriera di scultore diventando alla fine anche insegnante presso l’Accademia albertina di Torino.

Romanticismo e realismo connotano la scultura di Vela che, con il passare del tempo, si lascia guidare anche da ispirazioni sociali e dal mondo del lavoro degli operai. Il monumento ai caduti del traforo del San Gottardo dimostra questo suo grande interesse.

Le prime sculture che lo portano alla notorietà sono quelle dedicate al Vescovo Luvini (1844), alla Preghiera del Mattino (1846) ed a “Spartaco”.

Le opere più celebri di Vincenzo Vela sono le seguenti: le statue di “Maria Teresa e Maria Adelaide” (Torino, santuario della Consolata), il monumento dedicato agli “ultimi giorni di Napoleone”, il bassorilievo sulle “vittime del lavoro” all’ingresso del traforo del Gottardo e un monumento a Garibaldi.

Giuseppe Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 – Isola di Caprera, 2 giugno 1882) è stato un generale, condottiero e patriota italiano.

Considerato una delle figure fondamentali del Risorgimento italiano, ha personalmente condotto e combattuto in molte delle campagne militari che hanno portato alla formazione dell’Italia unita; è noto anche con l’appellativo di eroe dei due mondi, per le sue imprese militari compiute sia in Sud America che in Europa.

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