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Locarno rompe gli schemi

Irene Bignardi, direttrice artistica, ama i film con una bella storia che portano a riflettere su realtà diverse Keystone

Un festival che esplora nuovi territori cinematografici, lasciando i sentieri battuti a Cannes e Venezia: l'ambizione della direttrice Irene Bignardi.

Giunta al “suo” secondo Festival, la direttrice artistica si augura che la manifestazione saprà suscitare sensazioni lontane, in una sorta di “viaggio iniziatico”.

“Mi piacerebbe che la gente ripartisse da Locarno con l’impressione di aver viaggiato attraverso mondi sconosciuti”, ha detto Irene Bignardi a swissinfo. “Non in senso romantico, bensì con un approccio politico, umano e sociale”.

Bignardi è certa che il festival non lascerà indifferente il pubblico e, anzi, attraverso la vasta gamma di film in concorso forse guarderemo il mondo da un’altra angolazione.

“Sì, lo credo veramente: nessuno può restare di ghiaccio davanti a un film sui conflitti religiosi in India o sulla situazione dei bambini in Afghanistan”.

Lo scorso anno, quando accettò il ruolo di direttore artistico, Bignardi disse che il festival avrebbe continuato a promuovere le opere di registi giovani e ignoti, oltre a porsi come piattaforma per film prodotti in paesi dalla cultura cinematografica “minore”.

Del resto, la sua vena di esploratrice affiora nei paesi che ha voluto aggiungere alla lunga lista di concorrenti internazionali: Sri Lanka, Mongolia e Afghanistan.

“I cinema nazionali ci apprezzano e ci danno fiducia,” osserva. “Sanno che, più di qualsiasi altro festival, daremo maggior visibilità ai loro film.”

Un fratellino e due sorelle maggiori

Bignardi non intende assolutamente negare l’impatto che Cannes e Venezia hanno su Locarno, ma il loro influsso, sottolinea, non è per forza negativo.

Molti registi, infatti, sono restii a decidersi prima di Cannes, ma non appena stabilito il programma del festival francese, Locarno può scendere in campo a prendere quello che spesso viene considerato il “best of the rest”.

Per Bignardi è tutta questione d’interpretazione: a volte, in realtà, quei film si dimostrano “i migliori errori di Cannes”.

“In certe occasioni Cannes ha bocciato dei film perché stavano a mille miglia dallo star system, oppure perché semplicemente non li capiva”.

Ma anche quando Cannes ha ultimato il proprio programma, Locarno deve comunque fare i conti con il prestigioso festival di Venezia, a fine agosto. Bignardi, però, afferma che il suo gusto cinematografico è abbastanza diverso da quello di Moritz de Hadeln, direttore artistico della rassegna veneta.

Ovviamente, talvolta un film interessa a entrambi i direttori artistici e non è un segreto che, per molti registi, il richiamo della Laguna è decisamente più forte.

“In simili circostanze,” continua Bignardi. “Moritz de Hadeln mi comunica la sua decisione, altrimenti lo scoprirei soltanto all’inizio del festival [di Locarno]”.

L’11 settembre

Gli avvenimenti dell’11 settembre non hanno avuto un grande impatto sulla scelta dei film di quest’anno, ma Bignardi ammette che hanno pesato sulla volontà di dedicare una giornata alla cinematografia afghana.

La riscoperta in gennaio, a Kabul, degli archivi cinematografici dell’Afghanistan è stata seguita da numerosi incontri tra Bignardi, Marco Solari, presidente del festival di Locarno, e la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) in merito alle soluzioni più idonee per mostrare al festival il materiale dissotterrato.

“La DSC ci ha dato il massimo appoggio e sebbene molti film siano davvero in pessime condizioni abbiamo imparato moltissimo sull’Afghanistan prima dei Talebani”.

A parte le tradizionali pellicole di celluloide, il festival proietterà 40 video e chiuderà la giornata con una tavola rotonda, cui parteciperanno portavoce ed esponenti politici e culturali delle organizzazioni umanitarie in Afghanistan.

“Anche se non vi sono film che ripercorrono gli avvenimenti [dell’11 settembre ], quello che è successo dopo ha contribuito, per certi versi, a plasmare il programma del festival: infatti gli occhi del mondo erano puntati sull’Afghanistan.”

Ci vuole un messaggio

La riscoperta degli archivi e l’aiuto della DSC hanno aiutato Bignardi ad aggiungere un elemento in più a quello che è già un festival ricco di diversità culturale. Ciò non significa tuttavia che non vi sia spazio per film di più ampio richiamo.

Bignardi non si considera “un’intellettuale”; non ha tempo per quello che ritiene un modo di fare “falso ed estremo che hanno certi direttori di festival di scovare l’aspetto intellettuale”. Preferisce scegliere film con una bella trama, magari con uno sguardo diverso sul mondo.

Non esclude i film mainstream, ma fa notare che debbono offrire qualcosa in più.

“Il film inglese ‘Bend it like Beckham’ è senz’altro mainstream” ammette, “ma dice talmente tante cose sui rapporti delle ragazze con le proprie famiglie, sulle loro speranze e sul mondo che c’è là fuori”.

“Se un film è mainstream, ma parla di qualcosa con forza, sarà il benvenuto a Locarno.”

Jonathan Summerton

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