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Luce e spazio per l’arte

Un particolare di una delle sale del museo. Kunstmuseum Basel

La visita al Kunstmuseum di Basilea inizia già all'entrata dell'imponente edificio.

Costruito nel 1936 il museo volle rendere omaggio soprattutto ai due pittori Hans Holbein il Giovane e Arnold Böcklin.

Chi entra al museo d’arte di Basilea, entra in un altro mondo. All’edificio, monumentale, a forma di parallelepipedo si accede attraverso tre entrate, scolpite nella pietra.

Un ampio cortile separa a questo punto il visitatore dal vero e proprio ingresso al Kunstmuseum. Al centro di questo spazio troneggia il simbolo della prestigiosa galleria d’arte, situata a cavallo fra la Francia, la Svizzera e la Germania: “Les bourgeois de Calais”, la scultura in bronzo di Auguste Rodin.

In tutto il mondo esistono solo 12 esemplari dell’opera dell’artista francese che influenzò in modo determinante la scultura del 20esimo secolo.

Rigore ed estetica

La facciata del museo si ispira ai grandi maestri lombardi. All’interno gli spazi sono vasti, chiari, eleganti. La luce penetra facilmente attraverso le grandi vetrate.

“E’ un classicismo quasi sacrale”, dice il critico d’arte Gian Casper Bott. Un’architettura che rispecchia le scelte precise e rigorose nella scelta dei dipinti.

All’interno la galleria propone un’alternanza di lunghi corridoi e di ampie sale. Da una sala all’altra si avanza attraverso un’interminabile serie di porte aperte: il visitatore vede l’inizio ma non la fine.

Le sale riflettono l’epoca delle opere che ospitano. I materiali scelti suggeriscono l’associazione fra arte e storia: pavimenti in arenaria rossa per illustrare il periodo gotico e romanico. Oro e stucchi al soffitto per il barocco.

Dal 1936 l’edificio ospita anche il gabinetto grafico, uno dei più importanti d’Europa, la biblioteca – con 140’000 pubblicazioni una delle meglio fornite nel campo della pittura – l’amministrazione e il seminario di storia dell’arte dell’università.

Un trio che si completa

La Fondazione Emanuel Hoffmann venne creata nel 1933 da Maja Hoffmann, in memoria del marito, deceduto in un incidente automobilistico, un anno prima. Nel 1927 la coppia aveva iniziato a collezionare opere d’arte contemporanee, spesso di artisti incompresi perché troppo avanguardistici.

Con la creazione della fondazione Maja Hoffmann portò avanti l’impegno preso in passato, decidendo di rendere pubblica la collezione. Dal 1941, i quadri acquistati dalla famiglia Hoffmann fanno parte della collezione del Museo d’arte di Basilea sotto forma di “depositi”.

Nel 1980 è stato inaugurato il Museo di arte contemporanea che ospita i dipinti più moderni della fondazione, quelli degli anni settanta. I quadri vengono acquistati dal consiglio di fondazione, del quale ancora oggi fa parte un membro della famiglia Hoffmann.

Il Museo di arte contemporanea fu il primo – a livello mondiale – ad esporre solo opere degli anni sessanta, prima, e degli anni settanta, ora. Sono dipinti che provengono o dal Museo d’arte o dalla Fondazione Emmanuel Hoffmann.

Le due collezioni si completano in modo mirabile e formano insieme uno dei lasciti di arte contemporanea più completi e significativi.

swissinfo, Elena Altenburger, Basilea

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