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Mendrisio accoglie Tel Aviv, la città bianca

Tel Aviv, "la città bianca" in mostra a Mendrisio (foto:www.white-city.co.il) swissinfo.ch

Inizia dalla Galleria dell'Accademia di architettura dell'Università della Svizzera italiana il "tour" europeo della mostra dedicata alla località israeliana.

L’obiettivo degli organizzatori è di illustrare la città come esempio di sviluppo della metropoli contemporanea, ma con alle spalle una lunga tradizione.

“Tel Aviv: la città bianca”, per la prima volta presentata in Europa, è una mostra allestita e concepita in collaborazione con il Politecnico Federale di Losanna , dove l’esposizione farà tappa i prossimi mesi di maggio-giugno.

Quello proposto a Mendrisio è un singolare viaggio nella memoria. Un viaggio che restituisce l’immagine di una città che porta in essa – scolpiti nella pietra e sorti dalla sabbia – i segni di una straordinaria vitalità, declinata attraverso costruzioni innovative, plasmate negli ideali di una società libera.

Riconosciuta patrimonio dell’umanità, oggi la “città bianca” è al centro di un piano di conservazione rigoroso, senza il quale non sarebbe mai stata inserita nei siti mondiali da proteggere.

All’inizio dune di sabbia

Di ritorno in Israele dopo gli studi in Europa e influenzati da Le Corbusier e dal Bauhaus, agli inizi degli anni Trenta molti architetti erano convinti che l’architettura potesse avere un impatto sull’ordine sociale.

I principi del Movimento Moderno – semplicità e minimalismo – corrispondevano del resto molto bene alle necessità della comunità israeliana e alla giovane città che stava crescendo.

Tel Aviv, la collina della primavera, è nata sulle dune di sabbia deserte, lungo le coste del Mediterraneo. Fondata nel 1909 da un gruppo di residenti a Giaffa, oggi Tel Aviv è un vero e proprio museo all’aria aperta, oltre che la città di elezione della gioventù laica e il cuore dell’economia.

Ricordando Barcellona…

Sentinella del Mediterraneo, l’ha definita il direttore dell’Accademia Josep Acebillo. “Quando sono andato a Tel Aviv per rendermi conto di come impostare l’esposizione – racconta in occasione dell’inaugurazione – credevo di aver sbagliato aereo”.

“Mi sembrava di essere nella mia Barcellona. La stessa luce, lo stesso colore del mare. Che non è verde, che non è blu. Tel Aviv, come Barcellona, sono due sentinelle del Mediterraneo e hanno, pure nella diversità, degli impressionanti tratti comuni”.

A cominciare da un carattere architettonico straordinario. Come hanno fatto notare, del resto, il grande critico Kenneth Frampton e la curatrice della mostra Nitza Szmuk, promotrice del Servizio Municipale di Tel Aviv per la conservazione e il restauro degli edifici.

“In dieci anni – spiega l’architetta israeliana – abbiamo restaurato circa 300 case, il cui esito è illustrato anche in questa mostra”.

Forme essenziali per guardare lontano

Razionali, quasi spoglie, le costruzioni della città storica si inseriscono nel piano urbanistico ideato dallo scozzese Sir Patrick Geddes.

Un piano teso a fare di Tel Aviv una città-giardino, dove facilitare gli scambi di vita comunitaria, secondo quegli ideali sociali che avrebbero caratterizzato lo spirito di un intero popolo.

In un passaggio del libro “Des maisons sur le sable. Tel Aviv. Mouvement moderne et esprit Bauhaus”, Nitza Szmuk scrive: “Lo stile sembra raccontare la storia degli uomini che volevano costruire una città nuova, pulita, sobria ed essenziale”.

“Degli uomini – si legge ancora nel libro – che volevano proporre una visione del mondo, in armonia con il paesaggio, con i sogni, con la speranza: ideali meravigliosi”.

Giochi di luci e ombre

Ci ha pensato la storia ad imprimere le sue svolte, a scardinare la fortezza degli ideali, ad imporre un confronto quotidiano con la realtà, spesso doloroso. Ma la città bianca, con i suoi giochi di luci e ombre, resta una testimonianza unica nel suo genere.

Nessun edificio si ripete: giochi di volumi, curve sinuose, spazi lineari. L’uso dell’intonaco bianco, poi, rafforza la bellezza dei blocchi sotto il sole, rivelando una “città bianca” unica e complessa, che sempre più rappresenta un’architettura pura e libera da decorazioni. E avanguardista.

Documenti storici, mappe, disegni, fotografie, plastici, biografie, video, film e animazioni illustrano con grande cura le trasformazioni della città e la costruzione, nel cuore della parte storica, di centinaia d’edifici in “International Style” durante il periodo d’oro dello sviluppo urbano di Tel Aviv, tra il 1931 e il 1948.

swissinfo, Françoise Gehring, Mendrisio

Durante gli anni 1931-1948 furono costruiti 3 mila 700 edifici di “International Style”, 1000 dei quali furono selezionati per la conservazione
La parte centrale della città storica venne edificata secondo il Piano Geddes, ideato nel 1927
Tel Aviv-Yafo accoglie oggi 400 mila abitanti, sparpagliati su un’area di 50 km quadrati
Alla Galleria dell’Accademia la mostra resterà aperta sino al 23 marzo

La Galleria dell’Accademia è stata inaugurata nel 2005. E’ destinata a ospitare esposizioni prodotte dalla stessa Accademia ed esposizioni esterne allestite da importanti istituti. Tra gli obiettivi anche quello di avvicinare la popolazione ticinese all’ateneo.

Presente a Mendrisio grazie al Ministero degli Affari Esteri e all’Ambasciata di Israele a Berna, l’esposizione “Tel Aviv: città bianca” è stata concepita per celebrare, nel luglio del 2003, la nomina a patrimonio mondiale dell’umanità e a centro internazionale dell’architettura moderna da parte dell’UNESCO.

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