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Miriam Cahn al Centro Pasquart

Oltre agli impressionanti grandi formati in carboncino, a Bienne si possono ammirare anche piccole tele ad olio dell'artista basilese. www.pasquart.ch

Sogno d'architettura è il titolo della mostra che marca il cambio della guardia alla direzione del rinomato museo d'arte di Bienne.

Confrontato negli ultimi tempi a problemi d’ordine finanziario, il Centro Pasquart, uno dei più rinomati musei svizzeri d’arte contemporanea, cambia direttore. A guidarlo è stata nominata la trentunenne Dolores Denaro, la più giovane direttrice di museo di tutta la Svizzera. Che tenendo fede al suo nome, ha già proclamato l’intenzione di impegnarsi per rinsaldare le finanze dell’istituzione biennese.

Intanto, il conservatore uscente, Andreas Meier, si congeda dal pubblico con un’ultima grande mostra: Architekturtraum, sogno d’architettura, un’esposizione che spazia sull’opera trentennale della pittrice Miriam Cahn.

La femminilità è la mia parte pubblica

La cinquantaduenne artista basilese, insignita nel 1998 del prestigioso Premio Käthe Kollowitz, è conosciuta dal grande pubblico fin dagli anni 80. Attiva nel movimento femminista, la Cahn si era allora distinta per tutta una serie di disegni al carboncino, effettuati nottetempo sui muri e sui piloni dei viadotti dell’autostrada.

Questa sua militanza l’aveva anche indotta a suddividere il suo lavoro artistico in tematiche definite femminili, come la casa e il letto, e maschili, come i bastimenti. E l’aveva portata ad affermare che ” la femminilità è la mia parte pubblica”.

Nell’esposizione al Centro Pasquart, Miriam Cahn ripropone alcuni grandi formati, già esposte nell’82 a Zurigo e nell’83 a Basilea. Riunite nel “Wach Raum” (Lo spazio di guardia) e nel ciclo “Das klasische Lieben” (l’arte classica di amare),sono opere dal carattere effimero, al carboncino senza fissativo su carta semitrasparente. E nel contempo opere monumentali, dense di segni, nelle quali appaiono macchine, razzi, navi da guerra, simboli di morte e distruzione.

Carboncino per la guerra, olio per i ritratti

Quello della guerra è un tema ricorrente per l’artista, molto scossa dalla guerra del Golfo e soprattutto da quella del Kosovo, che ha coinvolto anche persone a lei vicine. E la sua speciale sensibilità per queste tematiche l’ha portata ad allestire un “Kriegsraum”, uno spazio della guerra. Qui sono esposte una sessantina di opere sulla guerra del Golfo, ispirate dalle scene trasmesse in tutto il mondo dalla CNN e realizzate proprio nei giorni del conflitto, dal 15 gennaio al 28 febbraio del 1991.

La grande esposizione al Pasquart comprende anche molte opere di piccolo formato. Sofferente di disturbi alla schiena, negli anni 90 l’artista si vide costretta ad abbandonare i grandi formati su carta, realizzati a terra, per dedicarsi alla pittura ad olio su tela. Ed ecco affiorare una sensualità inattesa dopo la crudezza del carboncino: ritratti dai colori sgargianti, corpi maschili con il viso di donna, scimmie pensanti, uomini che sembrano piante e paesaggi che sembrano corpi.

Il tutto esposto secondo criteri personali dell’artista, che non esita ad accostare opere dai formati e dalle tecniche più diverse, disegni su carta, olî su tela, fotografie. Una mostra di grande effetto, vero e proprio bouquet finale per il direttore uscente. Una mostra che indubbiamente non lascerà indifferente nemmeno il pubblico che si recherà ancora a vederla entro il 10 marzo.

Fabio Mariani

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