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Musica all’ingrosso

Montreux 2002: come sempre metà di un pubblico internazionale Keystone Archive

La Svizzera ha una delle maggiori densità di festival musicali estivi al mondo. Ma che si tratti di rock, jazz o classica, gli aspetti commerciali sono sempre più in primo piano.

Dalla natura alla plastica

“Ai primi festival del Gurten, negli anni ’70, era vietato usare della plastica. Tutti dovevano portare le loro stoviglie”, osserva Christian Strickler, redattore musicale di swissinfo. “Oggi è vietato portare bottiglie di vetro.” I primi festival svizzeri erano sorti con molto idealismo e molta improvvisazione, ispirandosi agli esempi che arrivavano dagli Stati Uniti.

“Back to the roots”, questo era il motto ripreso da modelli come il leggendario festival di Woodstock. “Era un modo per i giovani di stare insieme, liberamente”, ricorda Strickler. Il primo festival folk, a Lenzburg nel canton Argovia, è stato una piccola rivoluzione dei costumi per i giovani svizzeri.

Oggi all’improvvisazione si sono sostituite la professionalità e la commercializzazione. “Ma si è persa anche molta spontaneità”, dice ancora Strickler.

Artisti noti per finanziare gli esperimenti

Un esempio dell’evoluzione del panorama dei festival è data da uno degli appuntamenti classici dell’estate musicale in Svizzera, il festival di Montreux. Partito come rassegna jazz di alta qualità, grazie all’amicizia del direttore Claude Nobs con Miles Davis, il festival si è sempre più aperto ad altri generi musicali.

“Per permetterci un cartellone più audace nella Miles Davis Hall – ha confidato Nobs al settimanale romando L’Hebdo – abbiamo bisogno di locomotive, di artisti affermati che attirino molto pubblico.”

Budget milionari

La commercializzazione è ormai a uno stadio avanzato. E anche la concorrenza fra i festival. Quest’estate gli appuntamenti musicali potrebbero essere circa 150. Il rischio del fallimento è sempre dietro l’angolo: nel 1998 è toccato al festival “Out of the green” a Frauenfeld, inciampato nel suo gigantismo.

Il budget dei grandi festival, anche di quelli iniziati modestamente, è ormai milionario: 16 milioni a Montreux, 4 milioni di franchi il festival di San Gallo, 3,5 milioni il festival del Gurten a Berna.

“Gli open air sono veramente importanti,” osserva Markus Simmen, portavoce di Good News, azienda leader in Svizzera nell’organizzazione di concerti. “Non potremmo sopravvivere senza i grandi appuntamenti estivi.”

L’anima o i soldi

Ma i festival non rischiano di perdere le loro caratteristiche, crescendo troppo? Di diventare troppo commerciali?

Non veramente, ritiene Simmen. “Se si guarda al programma di Montreux, per esempio, si vedrà che vi sono sempre ancora musicisti jazz di qualità. E poi per i giovani musicisti, suonare sul palco di Montreux è una grande occasione.”

I musicisti vengono volentieri in Svizzera

La ricchezza di mezzi naturalmente attrae i musicisti: “Abbiamo la fama di essere un paese ricco, perciò i musicisti vogliono ricavare molto”, osserva Michaela Silvestri, della direzione del festival di San Gallo, sulle colonne della Neue Luzerner Zeitung.

Al di là dei compensi, molti musicisti amano però suonare in Svizzera anche per altre ragioni, osserva ancora Christian Strickler: “Il pubblico svizzero è tollerante e i festival sono di buona qualità.”

La classica per i turisti

Mentre i grandi festival pop attirano soprattutto i giovani svizzeri, le manifestazioni di musica classica sono rivolte ad un pubblico piuttosto internazionale. “I turisti, soprattutto inglesi, volevano aver accesso ad una cultura urbana anche nelle montagne svizzere”, osserva Strickler.

I festival di musica classica sono così diventati pilastri importanti del turismo alpino, per esempio a Gstaad, nel canton Berna: “Il nostro festival è la più grossa manifestazione dell’estate e ha un’enorme importanza per gli albergatori”, dice Corinne Reuteler, a capo del’organizzazione del Festival Menuhin. Circa 15’000 persone assistono ogni anno all’evento, che si tiene sull’arco di sette settimane.

swissinfo

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