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Nuovo ma fedele alle origini: il passaporto rossocrociato

Il nuovo passaporto, più piccolo, ma fedele ai simboli nazionali جواز السفر السويسري الجديد: حجم أصغر وتمسك بالرموز الوطنية التقليدية

Nel 2003 gli svizzeri avranno un nuovo documento. Più piccolo, con nuovi standard di sicurezza; ma rimane la croce bianca in campo rosso. Un elemento dell'identità nazionale si adatta ai tempi.

“Il passaporto ha un valore simbolico per tutte le nazioni”, ricorda Fabrizio Sabelli, sociologo dell’Università di Ginevra. Il libricino con i dati anagrafici e la fotografia ha infatti una componente che lega il detentore allo Stato che lo rilascia.

Così la croce bianca che campeggia sul rosso del passaporto elvetico, ha un valore identitario. Chi lo estrae si espone, dimostrando con orgoglio più o meno marcato la sua nazionalità.

Ma inesorabilmente anche il passaporto ha bisogno di attualizzazione. E l’ultimo ritocco risale già al 1985. Adesso il Dipartimento di giustizia e polizia ha presentato il modello del futuro prossimo venturo.

Novità formali

“Dal 2003 il passaporto elvetico unirà precisione tecnologica e qualità grafica”, ha affermato la capa del Dipartimento di giustizia e polizia, Ruth Metzler. Ma la presentazione di lunedì non è una vera sorpresa. Piuttosto si tatta di una conferma.

La novità riguarda solo il formato, più piccolo, mentre gli esperti del progetto hanno seguito le tracce della vecchia scuola che ha elaborato l’immagine del documento oltre quarant’anni fa.

Rinnovati sono invece gli accorgimenti tecnici per la sicurezza e le pagine interne saranno allietate da più colori. Ma a Berna si specifica che “gli elementi colorati e giocosi simbolizzano una Svizzera coraggiosa e felice”. La fotografia digitalizzata, il codice a barre e la leggibilità elettronica sono altre innovazioni che verranno introdotte dal 2003 per rendere dura la vita ai falsari.

I colori della patria

I primi passaporti nazionali svizzeri sono stati emessi nel 1915. In precedenza erano le autorità cantonali ad emettere i documenti. A inizio secolo, la veste grafica unitaria per il lasciapassare elvetico era verde, poi dal 1932 si è passati al bruno. Solo nel 1959 il passaporto ha assunto il suo carattere odierno con la croce che campeggia al centro della copertina.

Una scelta grafica cosciente che riprende i valori collegati alla bandiera. Un unicum nel panorama internazionale, dove si è puntato spesso alla sobria funzionalità. Verde scuro, bruno, violaceo: i passaporti di molti altri paesi non sfoggiano tanto ardore cromatico, malgrado ricorrano a volte alle lettere d’oro.

Per il sociologo Sabelli, la scelta elvetica è chiara: “Anche il passaporto riprende l’universo simbolico coltivato in patria”. Malgrado a livello internazionale siano cambiate molte cose, dopo la fine della Guerra fredda, la nuova veste grafica rimane attaccata ai colori di sempre.

La fedeltà ai simboli secolari – già utilizzati dagli antichi Confederati, ma solo dal 1840 simbolo ufficiale per l’esercito e dal 1889 per la Confederazione – è comunque ancora apprezzata anche dai designer e dagli stilisti che fanno tendenza. Un successone lo ha avuto per esempio Moschino, con la sua recente serie di magliette con la croce.

Le misure, anche nella moda, sono quelle dell’araldica nazionale: i bracci della croce sono di un sesto più lunghi della larghezza. Ma oltre al classico rosso sangue d’ordinanza, la casa italiana di moda offre anche variazioni fantasiose in blu e verde o bianco e nero.

Nazionalità retrocessa

Dunque, sostenuta da chi fa tendenza, la Svizzera rimane fedele ai suoi simboli. Meno legata all’identità specifica, invece, la scelta dei paesi vicini. I membri dell’Europa unita hanno adottato già da anni degli standard unificati, in cui il nome dello stato nazionale è stampato nella stessa dimensione di quello della nuova patria europea.

Ma la Svizzera non è comunitaria; anzi negli aeroporti dell’Unione, chi può sbandierare solo un passaporto elvetico deve fare la fila pazientemente con gli altri extra-comunitari.

Il nuovo formato ha però fatto concessioni all’omologazione: sarà infatti identico a quello della maggior parte dei paesi al mondo. E il sagace sociologo Sabelli si rallegra del fatto: “Speriamo che questa riduzione porti alcuni svizzeri a ridimensionare la loro prospettiva di unicità, non esiste infatti una specificità elvetica, un essere migliori, anche se il culto esiste ancora”.

Novità procedurali

Con l’introduzione del nuovo documento ci saranno inoltre delle novità amministrative. In particolare la produzione sarà centralizzata, come già avviene per le carte d’identità. Ai cantoni, come alle rappresentanze all’estero non rimarrà che raccogliere i dati. Poi un’officina di produzione centralizzata, in questo caso l’appalto è andato alla Orell Füssli di Zurigo, si occuperà della realizzazione. Ci saranno tempi d’attesa un po’ più lunghi quindi, soprattutto dove la spedizione sarà più complessa.

Inoltre i figli minori a carico non avranno più posto in una pagina speciale del documento dei genitori, ma potranno già avere un loro documento individuale. Piccoli e grandi condivideranno dunque il privilegio di un documento personale. Che avrà anche il suo costo, evidentemente: ben 160 franchi a copia dovranno sborsare i figli di madre Elvezia.

Come ogni novità, anche il nuovo passaporto dovrà conquistarsi l’affetto dei cittadini. Ma il sociologo Fabrizio Sabelli, non si preoccupa: “Ci saranno delle eventuali resistenze iniziali, come per ogni innovazione, ma visto che la croce su sfondo rosso rimane, non dovrebbero esserci difficoltà durature”.

I vecchi passaporti manterranno il loro valore fino alla scadenza naturale. Non si procederà in seguito al rinnovo, ma verranno sostituiti con il nuovo testimone della nazionalità. Sempre rossocrociata.

Daniele Papacella

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