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Hosni Mubarak getta la spugna

Il popolo egiziano esulta subito dopo l'annuncio della partenza di Mubarak Keystone

Euforia popolare in Egitto: Hosni Mubarak ha deciso di rinunciare al suo incarico. Il presidente egiziano ha lasciato venerdì pomeriggio il Cairo e ha rimesso il potere nelle mani dell'esercito. Il governo svizzero decide di bloccare eventuali fondi depositati in Svizzera da Mubarak.

Dopo 18 giorni di manifestazioni popolari al Cairo, il vicepresidente egiziano Omar Suleiman ha annunciato venerdì in televisione, che il presidente Hosni Mubarak ha rinunciato al suo mandato presidenziale e ha incaricato le forze armate di gestire gli affari dello stato.

L’annuncio è stato immediatamente accolto con un immenso boato dalle centinaia di migliaia di egiziani, che si erano radunati in giornata sulla piazza Tahir, al centro della capitale egiziana. “Il popolo ha fatto cadere il regime”, hanno scandito i manifestanti, molti dei quali avevano assediato venerdì il palazzo presidenziale, oltre che diversi edifici governativi.

L’esercito ha circondato il palazzo con filo spinato, per tenere a distanza i manifestanti ma non è intervenuto, tentando di convincere la folla a ritornare a piazza Tahir. Anche ad Alessandria almeno 300’000 persone si sono radunate attorno alla piazza centrale Sidi Gaber, davanti alla stazione ferroviaria.

Il futuro nelle mani del popolo

In serata, dopo al Cairo e ad Alessandria, la popolazione si è riversata per le strade in diverse altre città egiziane per festeggiare la partenza di Mubarak. “Lui è fuori noi siamo dentro!”, hanno gridato i dimostranti, sventolando bandiere e intonando canti di gioia.

“Questo è il più bel giorno della mia vita”, ha dichiarato Mohamed El Baradei, una delle figure di spicco dell’opposizione in Egitto. Secondo l’ex direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica, premio Nobel per la pace nel 2005, l’Egitto “è stato liberato dopo dieci anni di repressione” ed ora vi è da attendere una “bella transizione”.

Anche l’ex segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, si è detto “ottimista” per il futuro dell’Egitto. “Ora il futuro dell’Egitto è nelle mani del popolo egiziano”, ha affermato Moussa, invitando gli egiziani a dare prova di pazienza. I Fratelli Musulmani, il più grande e più importante gruppo di opposizione in Egitto, si sono congratulati con “l’esercito che ha mantenuto le sue promesse” e con “gli egiziani che hanno vinto la loro battaglia”.

30 anni al potere

Poche ore prima della decisione di Mubarak, il Consiglio superiore delle forze armate egiziane aveva pubblicato un comunicato, il secondo dopo quello diffuso giovedì, in cui annunciava di voler garantire “il pacifico passaggio dei poteri” ed “elezioni libere” nel paese. Un messaggio che lasciava intendere la volontà dei dirigenti dell’esercito di lasciar cadere definitivamente il presidente egiziano.

In base alla costituzione egiziana, in caso di dimissioni del capo dello stato, i poteri vengono temporaneamente assunti dal presidente della Camera, mentre l’elezione del nuovo presidente deve aver luogo entro 60 giorni dalla data in cui la carica risulta vacante. Non è chiaro se queste disposizioni saranno ora applicate, dal momento che Mubarak ha lasciato al Consiglio superiore dell’esercito il compito di occuparsi degli affari del paese.

Salito al potere nel 1981, dopo l’assassinio dei Anwar El Sadat, Hosni Mubarak è rimasto saldamente alla guida del paese per ben trent’anni, istaurando un regime autocratico, sostenuto dai paesi occidentali. Pochi giorni dopo il presidente tunisino Ben Ali, anche il capo di stato egiziano non è riuscito a contenere l’ondata di malcontento e di contestazione popolare, che sta investendo dall’inizio dell’anno alcuni paesi musulmani del Nord-Africa e della Penisola araba.

Collera popolare

Ancora giovedì, Hosni Mubarak non sembrava intenzionato ad abbandonare così in fretta la sua carica. Rivolgendosi agli egiziani come presidente, ma anche “come padre” della nazione, Mubarak aveva annunciato in un discorso televisivo di voler cedere la direzione del paese al vice presidente Omar Suleiman. Il presidente egiziano non aveva tuttavia accennato a dimissioni e sembrava voler mantenere il suo incarico ancora fino a settembre.

Alla fine del discorso presidenziale, la collera popolare si era immediatamente trasformata in un urlo di delusione sulla piazza Tahir. Durante la giornata diverse fonti avevano infatti preannunciato le dimissioni di Mubarak. La svolta sembrava nell’aria, dopo 17 giorni di presidio dei manifestanti, 24 ore su 24, della piazza centrale del Cairo e dopo la morte di oltre 300 persone, uccise in diverse vampate di violenza.

Sempre giovedì, il Consiglio superiore delle forze armate, riunitosi senza il suo capo supremo, ovvero lo stesso Mubarak, aveva diffuso il suo primo comunicato, in cui rendeva noto di aver adottato “le misure” necessarie “per proteggere la nazione” e per “sostenere le legittime richieste” del popolo. Un messaggio che non lasciava tuttavia ancora capire fino a quando l’esercito volesse sostenere Mubarak.

Berna blocca i fondi di Mubarak

Pochi minuti dopo l’annuncio della partenza di Mubarak, il governo svizzero ha deciso di bloccare eventuali averi in Svizzera del presidente egiziano e del suo entourage, ha indicato  il portavoce del governo André Simonazzi. Il Consiglio federale ha pubblicato un’ordinanza che invita le banche a ricercare e congelare i fondi dell’ex presidente egiziano.

Secondo diverse fonti, l’ex presidente egiziano e il suo entourage avrebbero depositato all’estero diverse decine di miliardi di franchi. Mercoledì l’organizzazione ginevrina “Droit Pour Tous” aveva già chiesto al governo elvetico di congelare gli averi prima della partenza di Mubarak.

Per quanto riguarda gli avvenimenti in Egitto, il governo svizzero ha invitato tutti i responsabili del paese a dare seguito rapidamente e con trasparenza alle rivendicazioni del popolo egiziano. Tutti i partiti sono ora chiamati a cooperare in modo pacifico e costruttivo per “creare istituzioni e strutture statali in grado di assicurare sicurezza, libertà e democrazia al paese”, si legge nel comuinicato pubblicato dal Consiglio federale.

Da parte sua, la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey ha dichiarato che bisogna ora vedere come evolverà la situazione. Il potere è stato trasferito a un consiglio delle forze armate composto da una ventina di generali: “non abbiamo altri dettagli”, ha detto la responsabile del dipartimento federale degli affari esteri, interrogata a Madrid durante una visita di lavoro.

Nato il 4 maggio 1928, Hosni Mubarak ha iniziato la sua carriera nell’esercito.

Diplomato nell’Accademia militare, poi nell’Aeronautica militare è diventato pilota, istruttore, capo di squadriglia e comandate di base.

Continua la sua ascesa nella gerarchia militare, assume il posto del capo della delegazione militare egiziana in URSS, direttore dell’accademia militare e comandante del personale dell’aeronautica militare.

A livello politico è stato nominato ministro degli affari militari nel 1972, vicepresidente della repubblica nel ’75 e vicepresidente del partito nazionale democratico nel ’78.

Nel 1981 assume il mandato di presidente e viene rieletto nel 1987, 1993, 1999, 2005. Nei 30 anni di supremazia è accusato di corruzione, favoritismo, violazione dei diritti umani e della libertà d’espressione.

L’Egitto figura tra i paesi prioritari dell’aiuto allo sviluppo prodigato dalla Svizzera.

Nel 2009, le esportazioni elvetiche verso l’Egitto hanno raggiunto 656 milioni di franchi, mentre le importazioni corrispondevano a 109.3 milioni. I dati per il 2010 non sono ancora stati pubblicati.

Il paese africano è il quarto partner commerciale in Africa. La Svizzera vi esporta principalmente prodotti farmaceutici e chimici, macchinari, orologi e strumenti medici e ottici.

Le esportazioni egiziane verso la Svizzera concernono in particolare petrolio, gas, cotone, tessili, alluminio, prodotti di ferro e acciaio.

In Svizzera vivono circa 1600 cittadini egiziani, mentre in Egitto risiedono 1400 svizzeri.  

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