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Accordo UBS-USA: i deputati cambiano idea

Dopo un estenuante tira e molla, con 81 voti contro 61 e 53 astenuti, anche la Camera bassa del Parlamento ha approvato martedì l’accordo siglato con gli Stati Uniti, che prevede la consegna alle autorità americane dei dati riguardanti migliaia di clienti di UBS. Contrariamente ai senatori, i deputati hanno inoltre deciso di sottoporre l’intesa a referendum facoltativo. Il dossier torna dunque alla Camera alta.

L’intesa è stata sostenuta unicamente da radicali e democristiani, mentre la sinistra si è opposta, in ragione delle mancate garanzie concernenti il rischio di fallimento delle grandi banche e la questione dei bonus. A far pendere l’ago della bilancia è stata una volta di più l’Unione democratica di centro: 44 deputati hanno infatti deciso di astenersi, dando così via libera all’accordo. La scorsa settimana la stessa Camera aveva respinto l’accordo con 104 voti contro 76.

Con 106 voti contro 80, il Consiglio nazionale ha inoltre deciso di sottoporre l’accordo al voto del popolo. Il dossier torna ora nell’aula del Consiglio degli Stati, che aveva già dato via libera all’accordo, respingendo tuttavia la proposta di referendum facoltativo. Se questa dovesse superare lo scoglio delle due Camere, la Svizzera non riuscirà probabilmente a consegnare i dati richiesti entro il 19 agosto, come previsto dall’accordo. Il governo dovrebbe infatti attendere 100 giorni prima di poter applicare il trattato.

L’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) ed economiesuisse si dicono solo parzialmente soddisfatte del sì giunto martedì dal Consiglio nazionale. Le organizzazioni sottolineano infatti i rischi legati alla concessione del referendum facoltativo, che potrebbe essere interpretato negli Stati Uniti come una sorta di rifiuto, rendendo impossibile l’applicazione dell’intesa nei termini concordati.

Siglato nell’agosto del 2009, l’accordo tra il governo svizzero e l’amministrazione americana prevede la consegna alle autorità statunitensi dei dati bancari di 4’450 clienti dell’UBS sospettati di evasione o frode fiscale. All’inizio dello scorso anno, l’amministrazione americana aveva chiesto i dati relativi a 52’000 detentori di conti presso l’UBS.

Dopo la firma dell’accordo, i dirigenti della banca elvetica e i membri del governo svizzero avevano tirato un sospiro di sollievo. Troppo presto: nel gennaio scorso, il Tribunale amministrativo federale (TAF) aveva infatti dichiarato illegale la consegna di informazioni bancarie, ricordando che soltanto il parlamento – e non il governo – ha il diritto di decidere in merito alla concessione di assistenza amministrativa. Il trattato è dunque approdato sui banchi del parlamento, dando il via a una serie di tatticismi e sotterfugi tra i partiti.

swissinfo.ch e agenzie

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