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Due decreti sulla libera circolazione delle persone

Anche le consigliere federali Eveline Widmer-Schlumpf (a sinistra) e Doris Leuthard hanno partecipato al dibattito fiume sulla libera circolazione delle persone Keystone

Ribadendo il suo sostegno alla via dei trattati bilaterali con i Ventisette, il Consiglio nazionale ha deciso di sottoporre al popolo due decreti distinti sulla libera circolazione delle persone con l'Ue: il rinnovo dell'accordo in vigore dal 2002 e la sua estensione a Romania e Bulgaria.

“Ci occupiamo oggi di un tema che, a giusta ragione, può essere considerato il più importante della legislatura in corso. Concerne le fondamenta dei rapporti tra la Svizzera e il suo principale partner economico, l’Unione europea”, ha esordito il consigliere nazionale Reto Wehrli del Partito popolare democratico, evidenziando dal primo minuto il valore della posta in gioco del dibattito sulla libera circolazione delle persone.

Un avvertimento probabilmente superfluo: oltre una trentina di deputati si erano iscritti per prendere la parola in questo dibattito fiume, che ha richiesto ben 5 ore soltanto per giungere al voto di entrata in materia sui due decreti federali in discussione: il rinnovo dell’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Ue, che giunge a scadenza nel 2009 dopo un periodo di prova di 7 anni, e la sua estensione a Romania e Bulgaria.

“È in gioco molto di più del proseguimento della libera circolazione”, ha ricordato Reto Wehrli. “Con la conclusione del primo pacchetto di trattati bilaterali nel 1999, la Svizzera si è assicurata l’accesso al mercato interno dell’Ue. In caso di rifiuto della proposta di rinnovare l’accordo sulla libera circolazione, anche gli altri trattati bilaterali sarebbero disdetti automaticamente, 6 mesi dopo la notifica a Bruxelles”.

No a Romania e Bulgaria

Nel corso del dibattito, neppure l’Unione democratica di centro (UDC) – che dall’inizio degli anni ’90 si batte contro ogni progetto d’integrazione europea – si è schierata contro la proposta di rinnovare l’accordo entrato in vigore nel 2002, quando l’Ue contava 15 membri. Il partito di destra si oppone invece categoricamente all’estensione della libera circolazione a Romania e Bulgaria.

“In questi due paesi il salario medio mensile si aggira sui 500 franchi e la povertà è largamente diffusa. Romania e Bulgaria avranno bisogno ancora di 25 anni, nel migliore dei casi, per raggiungere il livello medio del prodotto interno lordo pro capite dell’Ue. E, durante tutto questo periodo, la Svizzera si espone ad afflusso massiccio di lavoratori da questi due paesi”, ha dichiarato Andrea Martina Geissbühler, rappresentante dell’UDC del canton Berna.

“L’economia svizzera non necessita di una libera circolazione con questi due paesi”, gli ha fatto eco il collega di partito zurighese Ernst Schibli. “Tutti i rami della nostra economia dispongono di sufficienti possibilità per reclutare la manodopera di cui hanno bisogno. Senza dimenticare che Romania e Bulgaria figurano nel gruppo di testa dei paesi con la più alta criminalità e corruzione”.

Paura dei Rom

“Con l’estensione dell’accordo a Romania e Bulgaria si introduce un chiaro automatismo. In futuro saremo quindi costretti ad accettare automaticamente anche l’estensione ai nuovi candidati all’adesione all’Ue, ossia paesi come la Turchia, la Serbia, la Macedonia, l’Albania o il Kosovo, in cui vi sono grandi problemi sociali e un alto tasso di disoccupazione e di criminalità”, ha proseguito nella stessa direzione Walter Wobmann dell’UDC solettese.

Altrettanti timori sono stati espressi dai rappresentanti dell’UDC in merito alla questione dell’immigrazione clandestina di Rom dalla Romania. “L’Italia sta lottando attualmente con vigore contro l’immigrazione clandestina. I Rom che dovranno lasciare l’Italia avranno sicuramente voglia di cercare fortuna nel nostro paese”, ha sostenuto Yvan Perrin, deputato dell’UDC del canton Neuchâtel.

Nonostante le reticenze del partito di destra, la maggioranza del Consiglio nazionale ha approvato, con 138 voti contro 53, la proposta di entrata in materia sui due decreti federali. “L’UDC sta giocando con il fuoco”, ha avvertito Christa Markwalder Bär del Partito liberale radicale bernese. “Respingere l’estensione a Romania e Bulgaria, significa minacciare la via degli accordi bilaterali con l’Ue, che finora ha apportato crescita economica e benessere alla Svizzera”.

Nessuna discriminazione

“L’Unione europea rappresenta un mercato di 490 milioni di consumatori. Ogni giorno, tra la Svizzera e l’Ue vengono scambiati beni e servizi per 1 miliardo di franchi. Un franco su tre del nostro Prodotto interno lordo proviene dal commercio con l’Ue, che nell’ultimo decennio è cresciuto del 6% all’anno”, ha sottolineato Francine John-Calame del Partito ecologista del canton Neuchâtel.

Intervenendo nel dibattito, la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf ha cercato di rassicurare i deputati sui rischi di un’immigrazione clandestina di Rom. “La libera circolazione concerne tutti i cittadini rumeni o bulgari, che riempiono le condizioni stabilite dall’accordo concluso con l’Ue. Non concerne di certo criminali o mendicanti. La questione dell’immigrazione clandestina è un problema che va risolto congiuntamente con gli altri paesi europei”.

Da parte sua, la ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey ha ricordato che l’Ue non può accettare una discriminazione di alcuni suoi membri da parte della Svizzera. “Anche la Svizzera si basa sul principio della solidarietà confederale. La Confederazione si opporrebbe di certo nel caso in cui l’Ue volesse applicare l’accordo sulla libera circolazione in modo discriminatorio, ossia soltanto ad alcuni cantoni svizzeri”.

Due decreti distinti

Tenendo conto di queste considerazioni, diversi deputati si sono pronunciati in favore della proposta, già adottata dalla Camera alta, di unire in un solo decreto federale la questione del rinnovo dell’accordo sulla libera circolazione e quella sull’estensione a Romania e Bulgaria.

“L’UDC vuole far credere al popolo che un rifiuto dell’estensione a Romania e Bulgaria sarebbe possibile senza compromettere gli accordi bilaterali. In realtà una simile decisione avrebbe le stesse conseguenze di un rifiuto del rinnovo dell’accordo entrato in vigore nel 2002”, ha dichiarato il deputato basilese Rudolf Rechsteiner del Partito socialista.

Contrariamente a quanto stabilito dal Consiglio degli Stati, la maggioranza della Camera del popolo ha però preferito optare per una separazione dei due decreti federali. Con 101 voti contro 82, il Consiglio nazionale ha seguito il volere del governo, secondo il quale bisogna dare agli elettori la possibilità di pronunciarsi in modo distinto sui due temi, ossia il rinnovo dell’accordo sulla libera circolazione con l’Ue e la sua estensione a Romania e Bulgaria.

L’oggetto ritorna quindi ancora durante questa sessione nelle mani della Camera alta. La sua Commissione di politica estera nel frattempo giovedì ha ribadito la stessa posizione: con 9 voti contro 4, ha deciso di raccomandare al plenum di optare per un solo decreto federale. La Camera si pronuncerà lunedì prossimo.

swissinfo, Armando Mombelli

La libera circolazione delle persone fa parte del primo pacchetto di accordi bilaterali conclusi tra la Svizzera e l’Ue, approvato in votazione popolare nel 2000.

L’accordo è entrato in vigore il 1° giugno 2002 con i quindici “vecchi” membri dell’Unione europea. Dal 1° giugno 2007 la libera circolazione non è più accompagnata da restrizioni per la manodopera proveniente da questi Stati.

Nel settembre del 2005 il popolo svizzero ha accettato di estendere questo accordo ai 10 paesi che hanno aderito all’Ue il 1° maggio 2004 (Estonia, Lituania, Lettonia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica ceca, Malta e Cipro). Per i cittadini dei paesi dell’Europa orientale sussistono però delle restrizioni durante un periodo di transizione fino al 2011.

Il parlamento è ora chiamato a pronunciarsi sulla proposta di estendere l’accordo sulla libera circolazione delle persone anche a Romania e Bulgaria, che sono entrate nell’Unione europea il 1° gennaio 2007.

Pure in discussione al parlamento durante la sessione estiva figura il rinnovo dell’accordo sulla libera circolazione con i Quindici, che giunge a scadenza il 31 maggio 2009.

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