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«Non vi è un candidato ideale»

Lo scrittore Ezzat el Kamhawi prevede che tra un anno circa scoppierà una nuova rivoluzione nel suo paese Susanne Schanda/swissinfo.ch

Ospite alle Giornate letterarie di Soletta, lo scrittore Ezzat el Kamhawi segue con attenzione le prime presidenziali del dopo Mubarak. Intervistato da swissinfo.ch, lo scrittore egiziano evoca le sue speranze e i suoi timori.

Sono dodici i candidati che si presentano per le prime presidenziali dopo la caduta di Hosni Mubarak nel febbraio 2011. Secondo Ezzat el Kamhawi, l’elezione di un nuovo presidente non riuscirà verosimilmente a riportare la calma nel paese e una nuova rivoluzione scoppierà entro un anno.

swissinfo.ch: Mentre lei si trova qui a Soletta per leggere e discutere, in Egitto viene eletto per la prima volta liberamente un presidente. Lei ha già espresso la sua preferenza?

Ezzat al-Kamhawi: No. Ho scritto sulla rivoluzione lo scorso anno e adesso scrivo sull’elezione presidenziale. Non partecipo però attivamente.

swissinfo.ch: Per quale ragione?

E.K.: Per due motivi. Il primo è d’ordine amministrativo. Vivo all’estero, in Qatar. Proprio nel momento in cui mi sarei dovuto annunciare in Qatar per le elezioni, mi trovavo in Egitto. Inoltre il sito internet sul quale mi sarei potuto registrare, non funzionava. Non ho quindi potuto annunciarmi entro la data di scadenza e per questo non posso votare.

Vi è però anche un altro motivo. Non credo che questa elezione riuscirà a riportare la calma nel paese. Il voto non darà forma al futuro dell’Egitto, ma solo a una fase di transizione.

swissinfo.ch: Quando, allora, prenderà forma il futuro dell’Egitto?

E.K.: La rivoluzione del 25 gennaio 2011 è stato solo l’inizio di un lungo e duraturo processo di sovvertimento. Mi aspetto una seconda rivoluzione tra circa un anno.

swissinfo.ch: Qual è il migliore presidente per questa fase di transizione?

E.K.: Non vi è un candidato ideale, poiché i militari dominano tutto. Per il futuro prossimo, prevedo due possibili scenari. Se dovesse vincere un candidato del vecchio regime o l’esponente dei Fratelli musulmani, la prossima rivoluzione sarà diretta contro il presidente e i militari. Se dovesse imporsi un candidato dei rivoluzionari, ciò che è molto improbabile, e se questo nuovo presidente dovesse mettersi dalla parte del popolo, la rivoluzione sarà diretta contro i militari. In ogni caso tra un anno circa scoppierà una nuova rivoluzione.

swissinfo.ch: Qual è la sua opinione in merito al rafforzamento dei Fratelli musulmani?

E.K: Li considero un grande pericolo per l’Egitto. Negli ultimi mesi, però, l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei loro confronti è cambiato. Sono scesi a patti coi militari e hanno più volte rotto le loro promesse. In Egitto non è ancora cambiato nulla, a parte che Hosni Mubarak non è più a Sharm el Sheik, ma in un ospedale militare. Il vecchio sistema, però, domina come prima.

swissinfo.ch: Che importanza ha la nuova Costituzione, che deve ancora essere scritta?

E.K.: Ci troviamo di fronte ad una catastrofe costituzionale. Sin dall’inizio le istituzioni della società civile avevano chiesto che prima dell’elezione del nuovo presidente venisse redatta la Costituzione. La giunta militare e i Fratelli musulmani lo hanno però impedito. Temevano che subito dopo la rivoluzione, le nuove forze riuscissero ad unirsi e ad iscrivere direttamente nella Costituzione le esigenze dei rivoluzionari.

Ciò significa che oggi vi è sì un nuovo parlamento, ma che non poggia su alcuna base giuridica. È una situazione inconcepibile. La Tunisia è su una strada migliore, perché lì i militari non seguono i loro interessi come in Egitto.

swissinfo.ch: Negli ultimi mesi sono state lanciate diverse accuse contro media liberali e operatori culturali per diffamazione dell’Islam. L’Egitto rischia di diventare uno Stato integralista?

E.K.: I salafisti fanno oggi quello che hanno sempre fatto. Contrariamente alla giunta oggi al potere, Mubarak utilizzava i salafisti in modo più raffinato. Già allora i salafisti protestavano contro film o libri, quando ritenevano che entrassero in contraddizione con l’Islam. Gli intellettuali, dal canto loro, reagivano. Mubarak ha utilizzato queste due forze una contro l’altra. Oggi, coi militari al potere, i radicali islamici hanno ottenuto il diritto di agire sul palcoscenico politico. Ciò è anticostituzionale, poiché non si piegano alle regole del gioco democratico.

swissinfo.ch: Fino a che punto la religione costituisce un problema per lo sviluppo dell’Egitto?

E.K.: Se si ha mal di testa, non bisognerebbe prendere semplicemente un’aspirina e poi ritornare alle proprie occupazioni quotidiane, ma cercare quali sono le cause dell’emicrania. Le ragioni della forte presenza della religione in Egitto sono da ricercare nella grande povertà e nella dittatura. Se la situazione economica migliorerà, aumenterà anche la disponibilità ad accettare idee progressiste e nuove. Non bisogna però volere tutto subito.

swissinfo.ch: Qual è il ruolo degli intellettuali in questo processo di sovvertimento?

E.K.: Gli intellettuali hanno gli stessi diritti e doveri di tutti gli altri cittadini. Il concetto di ‘intellettuale’ però non mi piace. Sottintende che debbano svolgere un ruolo guida o essere un esempio. Vi sono però stati e vi sono tuttora anche intellettuali che sostengono il regime, come il ministro della cultura o alti responsabili statali. Ad esempio, il critico culturale Gaber Asfour ha scritto dei discorsi per Suzanne Mubarak, la moglie dell’ex presidente. E, pochi giorni prima che Mubarak cedesse il potere, ha accettato il posto di ministro della cultura.

Sull’altro fronte, vi è uno scrittore come Sonallah Ibrahim, che ha sempre criticato il regime. Quando gli fu conferito il premio nazionale di letteratura, lo rifiutò. Durante le dimostrazioni contro Mubarak, si trovava sulla piazza Tahrir.

swissinfo.ch: Oggi lei vive in Qatar. Cosa l’ha spinta a lasciare l’Egitto?

E.K.: Mi sono trasferito a Doha circa un anno fa, quindi dopo la rivoluzione. Durante il giorno dei cammelli mi trovavo in piazza Tahrir assieme ai miei figli. Lavoravo per il giornale semi-statale Al Akhbar ed ero cofondatore della rivista di letteratura Akhbar al Adab. A causa della mia posizione critica non sono potuto diventare responsabile della redazione. Per questo ho finalmente deciso di accettare una proposta arrivatami da Doha, ossia di diventare responsabile di una rivista culturale.

swissinfo.ch: Pensa che la situazione in Egitto migliorerà?

E.K.: Sì, ma ci vorrà una generazione. I giovani, che hanno innescato la rivoluzione, si battono per degli ideali e continueranno a farlo. Sono pieno di speranza. Il mio sogno è di ritornare un giorno in Egitto, di aprire un caffè e di continuare a scrivere solo romanzi.

Ezzat el Kamhawi è nato in Egitto nel 1961.

Sin dai tempi dell’Università scrive per diversi giornali egiziani e più in generale di lingua araba. È fondatore della prestigiosa rivista letteraria Akhbar al Adab.

Da circa un anno vive e lavora in Qatar, dove è responsabile di una rivista culturale. Inoltre continua a scrivere per i quotidiani egiziani Al Akhbaer e Al Masri al Youm e per il giornale arabo Al Quds al Arabi.

El Kamhawi ha pubblicato sei romanzi, tra cui La città del piacere e La stanza che si affaccia sul Nilo, e due raccolte di racconti. Tutta la sua produzione letteraria è in arabo e le sue opere non sono state tradotte in altre lingue.

(traduzione dal tedesco di Daniele Mariani)

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