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Dagli orsi polari alle case di paglia

Werner Schmidt davanti ai suoi molteplici progetti nello studio di Trun. swissinfo.ch

In un paesino della valle del Reno anteriore, un architetto svizzero si sta facendo un nome come esperto in costruzioni di paglia. Una tecnica nota da oltre cento anni negli Stati Uniti che si sta diffondendo anche in Europa.

Quando si entra nell’atelier di Werner Schmidt a Trun, più che in uno studio di architettura, sembra di addentrarsi nel laboratorio di un inventore. In un angolo c’è una macchina a vapore. Disseminati nel grande spazio, un’infinità di modelli dalle forme insolite che sembrano usciti da un film di fantascienza.

Schmidt è il pioniere svizzero delle case di paglia. Negli Stati Uniti, la tecnica di costruzione con balle di paglia come pareti portanti è nota sin dalla fine del 1800. «La più vecchia casa di questo tipo si trova negli Stati Uniti, è del 1904 ed è ancora in perfetto stato», spiega Schmidt.

Le balle di paglia pressata vengono utilizzate come dei grandi mattoni. Quelle usate da Schmidt sono tagliate nella dimensione standard di 240x120x70 cm, ma si possono anche impiegare balle più piccole. Per le finestre e le porte vengono predisposti dei telai in legno. La pareti vengono poi livellate e intonacate con dell’argilla, scelta per la biocompatibilità e l’alta capacità di regolazione dell’umidità interna. Anche i soffitti e i pavimenti sono isolati con grossi strati di paglia.

Nell’aspetto, le costruzioni di paglia sono simili a quelle tradizionali in mattoni e cemento. L’unica differenza è lo spessore dei muri che può raggiungere un metro e 30. «Ma questo non è un problema, anzi, ci sono mille modi per sfruttare queste nicchie in modo creativo. Per esempio facendone un vano lettura o un angolo giochi. È un po’ come essere in un castello».

Alla ricerca di un materiale isolante economico

«È da 25 anni che mi batto per costruire case senza riscaldamento. Anche gli orsi polari sono in grado di sopravvivere a -40, -50 gradi senza disperdere il loro calore grazie al pelo e al grasso. Ho pensato che questo deve essere possibile anche su scala più ampia. Con un involucro di grandi dimensioni, posso costruire abitazioni in cui non è necessario riscaldare».

Dagli inizi della sua carriera, Schmidt ha sperimentato i più disparati metodi di isolamento termico: sughero, cellulosa, segatura, calce, ecc. Ma questi si sono rivelati troppo cari. Finché un giorno, circa 20 anni fa, un amico gli ha spedito un libro sulle case di paglia apparso in Nuova Zelanda.

La paglia, un prodotto di scarto del settore agricolo, è un materiale altamente isolante e molto economico. È biodegradabile e, poiché per assemblare le balle occorre pochissima energia, l’impatto ambientale è minimo. Rispetto agli isolanti tradizionali, la paglia costa fino a 20-30 volte in meno e non contiene additivi chimici nocivi alla salute.

«All’inizio ho pensato, ma che stupidata! Ho sempre lavorato con cemento e mattoni!», commenta autoironicamente Schmidt. Sì, perché con questo metodo non solo si sostituisce il materiale isolante, ma anche il materiale di costruzione stesso. Dopo avere però fatto i primi test, il potenziale della paglia lo convince appieno.

Prima costruzione a Disentis

Inizia l’opera di convinzione e di ricerca di clienti desiderosi di costruire con questo nuova tecnica. «A chi mi chiedeva un progetto, ne preparavo uno tradizionale e uno con la paglia. Dopo oltre dieci progetti, un cliente ha avuto il coraggio di provare».

Realizzata nel 2001, quella di Disentis, nella valle del Reno anteriore, è stata la prima casa di paglia di Werner Schmidt. «Tutti si aspettavano che sarebbe crollata. Ma non è successo niente. Ancora oggi, questo cliente mi invita a cena!». Dopo i primi anni titubanti, poco a poco sono arrivate sempre più richieste. Finora lo studio Schmidt ha costruito una ventina di costruzioni di questo tipo, tra cui alcune in Italia. Qualche progetto è pure stato coronato da importanti premi architettonici.

Senza riscaldamento

Se costruite in una zona soleggiata, le case di paglia non hanno bisogno di riscaldamento. Se però il sole manca per più di sei settimane consecutive, occorre riscaldare.

Grandi superfici vetrate esposte a sud consentono un guadagno termico solare nel periodo invernale mentre la sporgenza della gronda impedisce al sole estivo di surriscaldare i locali interni. Sui muri rivolti a nord, poche aperture nelle spesse pareti riducono la perdita di calore.

Le zone di montagna sono particolarmente adatte a queste costruzioni poiché, anche in inverno, splende spesso il sole. La casa di Disentis è un bell’esempio di architettura contemporanea funzionale.

Quest’inverno, i proprietari hanno utilizzato una piccola stufetta elettrica per una settimana sola: «Ha fatto molto freddo e non c’è stato sole per oltre due settimane. Con un’ora di riscaldamento elettrico la mattina e una la sera, la casa era abbastanza calda», spiega la proprietaria. Il caminetto costruito in salotto rimane quasi inutilizzato: «Per precauzione, accumuliamo riserve di legna, ma poi non ce ne serviamo perché in casa si sta bene».

Progetto a lungo termine

Nonostante la richiesta di case di paglia aumenti, Schmidt non ha finito di sperimentare … e di sognare. Queste costruzioni si iscrivono infatti in un piano più ampio; l’indipendenza termica costituisce solo un aspetto.

«Quello che mi interessa è l’indipendenza completa. Trovare un pezzo di terra su cui costruire una casa ecologica che permetta di rispondere a tutte le necessità. Cucinare, avere acqua fresca, essere in grado di eliminare le acque di scarico senza inquinare, disporre dell’elettricità necessaria. E vivere in un involucro che ci tenga al caldo».

Il grande problema è lo stoccaggio dell’elettricità e le ricerche di Schmidt vanno proprio in questa direzione. «Ma prima o poi troveremo una soluzione». Per questo, nell’atelier si trovano anche dei macchinari degni di Giulio Verne.

Ci sono due metodi per costruire una casa di paglia.

– Le balle di paglia sono la struttura portante e vengono utilizzate come dei grossi mattoni fissati tra di loro e intonacati in seguito. La costruzione sostiene il peso complessivo. Dopo 2-3 settimane il peso schiaccia le balle e le rende più compatte. Queste costruzioni non hanno bisogno di riscaldamento.

– Le balle di paglia sono usate per isolare elementi scatolari, per esempio in legno. In questo caso la paglia funge solo da materiale isolante e i muri sono meno spessi. Queste case necessitano di un sistema di riscaldamento tradizionale, meno sollecitato, però, rispetto alle case in cemento.

Spesso il prodotto finale è una forma ibrida di questi due sistemi. Secondo l’architetto Werner Schmidt si possono costruire case di qualsiasi forma, anche di 10 piani.

I tempi di costruzione sono più corti rispetto a una casa di tipo tradizionale, ma è necessario un periodo di preparazione più lungo. Spesso alcune parti arrivano sul cantiere sotto forma di prefabbricati.

A livello di costi, il prezzo non si discosta molto da quello dalle case tradizionali. A lungo termine, però, grazie ai costi di riscaldamento praticamente nulli, la casa di paglia è senza dubbio più economica.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le costruzioni di paglia non presentano un rischio più elevato di incendio. In base a test effettuati negli Stati Uniti, una casa di paglia realizzata correttamente con balle pressate a sufficienza e ricoperte di intonaco corrisponde agli standard anti incendi almeno quanto una casa in cemento e mattoni.

Le case di paglia possono resistere anche oltre 100 anni. L’unico pericolo è l’umidità. Per questo occorre isolare correttamente le fondamenta e il tetto.

La costruzione con balle di paglia inizia alla fine del 1800 negli Stati Uniti, in particolare in Nebraska. La svolta decisiva è stata l’invenzione della macchina imballatrice a vapore.

I pionieri arrivati in Nebraska, una zona povera di pietre e legname, hanno dovuto costruire abitazioni temporanee con i materiali immediatamente disponibili. Il ricorso alle balle di paglia è sembrato loro il più logico. Con questi grandi mattoni hanno costruito case con muri portanti in paglia. Ancora oggi questo sistema si chiama infatti «tecnica Nebraska».

Le case di paglia sono state riscoperte e rilanciate negli Stati Uniti durante gli anni ’80 sul filone dell’edilizia ecologica. Oggi, nel mondo, si contano in tutto oltre 10 000 costruzioni in paglia.

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