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Salute: gli svizzeri vogliono un ruolo da protagonisti

Quale cura? Solamente il 25% dei pazienti si è visto proporre delle alternative dal medico Keystone

La popolazione chiede più voce in capitolo nelle decisioni che riguardano la salute. Lo dice uno studio pubblicato lunedì, secondo cui i pazienti non dispongono tuttavia sempre delle conoscenze adeguate.

Per gli autori dell’inchiesta, le carenze in materia di educazione e d’informazione comportano un aumento annuo delle spese pari a 1,5 miliardi di franchi.

Circa l’85% delle persone interrogate dall’Istituto di medicina sociale e preventiva di Zurigo desidererebbero essere maggiormente coinvolte nel processo decisionale del medico di famiglia o dell’ospedale. Un ruolo attivo che però può di fatto esercitare soltanto meno della metà degli intervistati.

Lo stesso si può dire per la scelta delle terapie. I pazienti vorrebbero partecipare di più, ma solamente il 25% si è visto proporre varie alternative dal medico.

«In 10 anni, lo sguardo del paziente sulla propria autonomia è cambiato radicalmente», osserva Jen Wang, responsabile dello studio.

Nel 1993, solo il 10% dei ticinesi interrogati erano dell’idea che paziente e dottore dovessero decidere insieme. Nel 2002, questa percentuale è invece passata al 60% in tutta la Svizzera.

Informazioni non comprensibili

L’indagine – che secondo i suoi autori è la prima nel suo genere in Europa – evidenza che sebbene il desiderio di scegliere o perlomeno di partecipare alla decisione sia grande, non sempre i pazienti dispongono delle conoscenze necessarie.

Circa la metà delle persone sondate indica di non essere sufficientemente informata per poter scegliere un dottore o una cassa malati (assicurazione malattia). Quasi il 60% ritiene persino che sia difficile prendere una decisione concernente il tipo di terapia o di medicamento.

Ad avere un ruolo essenziale nella ricerca di informazione sono i media: giornali, radio, televisione ed internet rappresentano le fonti principali, accanto al medico di famiglia e al contesto sociale. Le informazioni fornite sono tuttavia facilmente comprensibili soltanto da una minoranza degli intervistati.

Più responsabilità e prevenzione

I pazienti, si legge nello studio, manifestato l’intenzione di volersi responsabilizzare maggiormente. Oltre 8 persone su 10 affermano di curarsi autonomamente i piccoli mali, mentre due su tre si dicono molto interessate a sviluppare le conoscenze necessarie. Durante gli ultimi 12 mesi, il 64% degli intervistati ha così potuto evitare di recarsi dal medico.

La stragrande maggioranza dei pazienti crede inoltre fermamente nell’importanza della prevenzione: il 90% è attivo in questo senso o perlomeno intende impegnarsi di più praticando un’attività fisica, mangiando in modo sano e astenendosi dal fumo.

Lacune costose

Non solo il paziente è cosciente che la salute è determinata anche dal modo di vivere, ma crede pure nell’utilità delle misure d’incitamento.

«Il nostro sistema di salute manca di misure di incitamento», sottolinea Wang, il quale chiede un maggior sforzo in favore di educazione ed informazione. Il ricercatore rammenta che la mancanza di competenze tra i pazienti causa costi annui pari a 1,5 miliardi di franchi (3% delle spese totali per la salute).

swissinfo e agenzie

Nel 2003, in Svizzera i costi del sistema sanitario hanno superato i 49 miliardi di franchi.
Questa somma rappresenta l’11,5% del prodotto interno lordo svizzero.
Solo negli Stati Uniti la percentuale è più alta (14,6%).
Le spese pro capite sono di 6’736 franchi annui.
Si calcola che circa il 4% dei costi sia imputabile a trattamenti legati al fumo, il 3% all’obesità e il 5% all’alcolismo.

Il sondaggio è stato condotto dal mese di aprile a metà maggio 2006 su 1250 persone (più di 15 anni), di cui 650 in Svizzera tedesca, 300 in Romandia e 300 in Ticino.

Si tratta, secondo gli autori, della prima inchiesta di questo tipo svolta in Europa.

In un altro studio pubblicato ad inizio settembre da Santésuisse (l’associazione mantello che raggruppa le casse malatti svizzere) è emerso che il 65% degli intervistati è a favore di sistema di bonus/malus, in funzione dello stile di vita degli assicurati.

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