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Scontro annunciato sulla legge radiotelevisiva

La nuova legge radio-TV solleverà probabilmente uno dei dibattiti più accesi nella sessione primaverile del Parlamento Keystone

La legge che regola il mercato radio e TV è del 1991, eppure risulta già superata dalla realtà del mercato e dalle innovazioni tecnologiche.

La settimana prossima, il progetto di revisione inizia il suo iter parlamentare alla ricerca di un non facile consenso.

Oltre quattro quinti delle economie domestiche elvetiche sono allacciate al cavo. Questo sistema permette di disporre di almeno 50 canali televisivi in analogico e, con il passaggio al digitale, ad applicazioni praticamente infinite.

Il satellite, come la proliferazione di internet, hanno ulteriormente cambiato il panorama dei mezzi di comunicazione elettronica negli ultimi dieci anni. Inoltre, la particolare situazione linguistica elvetica porta una buona fetta di pubblico a sintonizzarsi su canali tedeschi, italiani o francesi.

Il piccolo mercato svizzero non permette una varietà dell’offerta analoga a quella dei concorrenti e ne soffre. Dalla liberalizzazione del panorama radiotelevisivo, avvenuto nei maggiori paesi europei a inizio anni Ottanta, la produzione indigena ha continuamente perso quote d’ascolto.

Oggi, nelle tre principali regioni linguistiche, i canali del servizio pubblico raggiungono il 40% d’ascolti nella media giornaliera. In complesso, i canali privati non raggiungono che quote marginali.

Una legge per frenare l’erosione

La nuova legge si prefigge, quindi, di garantire un’offerta possibilmente ampia che garantisca la qualità dei programmi «made in Switzerland» e una maggiore attenzione da parte del pubblico.

Da una parte non si tocca il canone, anche se uno fra i più alti in Europa, e lo si vuole aprire anche a determinati operatori privati. Ad approfittarne sarebbero – oltre all’ente nazionale SSR SRG idée suisse che fa la parte del leone – anche i canali privati che offrono informazione locale.

Negli ultimi anni, ben tre progetti televisivi sovraregionali, lanciati nella Svizzera tedesca, non sono infatti riusciti a sopravvivere con le proprie forze. «Il traguardo della legge è creare delle migliori condizioni quadro per i canali commerciali», conferma Martin Dummermuth, vicedirettore dell’Ufficio federale delle telecomunicazioni.

Il secondo strumento per sostenere i privati è la pubblicità. Qui si prevede l’eliminazione di alcune disparità verso i concorrenti stranieri nella programmazione pubblicitaria e nello sponsoring. L’attuale legge pone dei limiti che i concorrenti europei non conoscono.

Si auspica per esempio la pubblicità per gli alcolici leggeri (birra e vino) e un aumento dei minuti orari dedicati alla promozione dei prodotti. Per i canali pubblici si tiene invece fede alle strette limitazioni. Soprattutto la radio resterà senza pubblicità.

Non sono invece contemplate dalla legge le nuove tecnologie, come internet. «Attraverso la “neutralità tecnologica” del testo, si è cercato di mantenere le porte aperte a dei nuovi sviluppi che non conosciamo», spiega il fatto Martin Dummermuth.

Operatori discordi

Il disegno di legge sulla radio e televisione è il piatto forte della sessione primaverile delle camere federali, ma le critiche, piovute da tutte le parti, indicano che il testo avrà vita difficile.

Il documento presentato al parlamento conta ben 10 capitoli e oltre sessanta complessi articoli. In un commento, la Neue Zürcher Zeitung non ha esitato ad affermare che – parafrasando il proverbio dei troppi cuochi – che «troppi paragrafi rovinano la zuppa televisiva».

Anche i diretti interessati non lesinano con le critiche: l’azienda pubblica SRG SSR idée suisse non vuole vedersi limitare gli introiti pubblicitari a favore dei privati, indicando la ristrettezza dei propri mezzi da dividere su quattro regioni linguistiche.

I privati invece ritengono che le briciole di canone di cui beneficerebbero non bastano. Anche sul fronte della pubblicità c’è ancora discordia; i privati vogliono ancora più libertà. Inoltre ritengono che il testo non contempli con la necessaria attenzione la nuova realtà del mercato.

Opposizione da più fronti

La settimana scorsa due partiti borghesi, l’Unione democratica di centro e il Partito liberale radicale, hanno lanciato una crociata contro la legge: troppo burocratica, troppo complicata e dirigista.

Inoltre si riaffermerebbe senza critica la posizione monopolistica del servizio pubblico. Piuttosto che discuterne, hanno affermato, è dunque meglio rimandare tutto al mittente, al Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti e delle telecomunicazioni.

Dopo alcuni anni di gestazione – e dunque dopo la procedura di consultazione e la lettura in commissione a cui hanno potuto partecipare tutte le parti in causa – il progetto sembra in pericolo. Tutti vogliono una comunicazione elettronica nazionale efficace con delle regole al passo con i tempi, ma le posizioni divergono ancora considerevolmente.

swissinfo, Daniele Papacella e Christian Raaflaub

Il mercato radiotelevisivo svizzero è dominato dal servizio pubblico
La SRG SSR idée suisse offre 7 canali TV e 17 programmi radiofonici in 4 lingue, il swissinfo/Radio Svizzera Internazionale (satellite e onde corte) offre informazione in 5 lingue, 9 su internet
3 progetti televisivi sovraregionali privati sono falliti a causa delle ristrettezze del mercato pubblicitario
Rimangono ancora una dozzina di operatori regionali; il canale tedesco SAT.1 ha delle trasmissioni per la Svizzera

Il mercato radiotelevisivo elvetico si distingue da quello dei paesi limitrofi. Grazie alla diffusione via cavo, il 60% del consumo di programmi televisivi ricade su programmi stranieri.

A mantenere ancora una posizione forte è il servizio pubblico. In paragone alle emittenti finanziate con il canone negli altri paesi europei, le sei reti televisive e i dieci programmi radiofonici hanno delle quote d’ascolto di tutto rispetto.

A questi si aggiungono sette canali radiofonici tematici, il servizio in onde corte di Radio Svizzera Internazionale, e un canale di informazione satellitare TV in lingua tedesca.

Manca comunque una seria concorrenza privata. La dozzina di stazioni televisive regionali non dispone di una programmazione completa; la maggior parte produce poco più di un’ora di trasmissione al giorno. Il resto del programma è costituito da repliche.

Questi operatori, come le radio private, si concentrano con un certo successo sull’attualità locale.

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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