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Dana Grigorcea indossa l’arte come un profumo

Dana Grigorcea Porträt
Dana Grigorcea è cresciuta a Bucarest in una casa con affaccio sull'opera. Qui l'autrice è seduta sulla scalinata del Teatro dell'Opera di Zurigo. © Thomas Kern/swissinfo.ch

Bucarest, Vienna, Berlino o Zurigo: l’arte non conosce confini, afferma l’autrice con radici svizzero-rumene Dana Grigorcea. Nel suo terzo romanzo, “Die nicht sterben” (Coloro che non muoiono), il Conte Dracula fa da specchio al nostro mondo.

Aveva accompagnato il futuro marito da Berlino a Zurigo per ritirare un premio letterario di cui era stato insignito. Per festeggiare Perikles Monioudis aveva invitato la sua cerchia di amici a una gita in battello. Avevano recitato poesie e bevuto champagne nella magica luce del tramonto. Vedi, questa è Zurigo, le aveva bisbigliato, ricorda Dana Grigorcea. E lei: allora restiamo.

Ci siamo seduti davanti all’Opera, sulla piazza del Sechseläuten di Zurigo. Dana Grigorcea si illumina in un sorriso che la accompagnerà durante tutto il colloquio, e allarga le braccia come a voler abbracciare il mondo. «La generosità del gesto rende l’artista quello che è», afferma. Lei e suo marito inizialmente si muovevano all’interno del perimetro delimitato dal Kronenbar, l’Opera e il lago.

Per un po’ i due hanno vissuto nell’appartamento di Marianne, la seconda moglie di Max Frisch, e Dana Grigorcea ha scritto il suo primo romanzo sulla stessa scrivania che in un cassetto custodiva ancora manoscritti inediti del grande autore svizzero. Cresciuta a Bucarest, ha studiato regia cinematografica e teatrale a Bruxelles e in seguito giornalismo a Vienna. Ha poi lavorato per l’emittente francese arte, al Wiener Kurier e alla Deutsche Welle, occupandosi principalmente di cinema.

La critica letteraria Anne-Sophie Scholl incontra nella serie “Mondi letterari svizzeri” di swissinfo.ch le più importanti autrici e i più importanti autori del nostro tempo. 

Parte 1: Arno Camenisch, anno di nascita 1978

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Dopo la nascita dei figli, la coppia si trasferisce definitivamente a Zurigo, facendone il perno della loro esistenza. Il suo primo romanzo «Baba Rada», pubblicato nel 2011, le ha permesso di affermarsi subito come autrice svizzera, ricorda Grigorcea. È stata una conferma: l’arte non ha confini. “Mi sono sentita estranea solo in senso globale: estraniata dal mondo.”

Una pietra nell’oscurità delle acque

La Romania è rimasta nel suo cuore. Tutti i suoi romanzi sono ambientati in Romania. Soltanto la novella «Die Dame mit dem maghrebinischen Hündchen» (La signora con il cagnolino magrebino) del 2018 si snoda a Zurigo. Eppure in un certo senso trovano conferma le riflessioni di un critico a proposito del libro zurighese: nella sua produzione letteraria Dana Grigorcea si è sempre spostata più a ovest.

Infatti, una delle prime scene del suo ultimo romanzo si svolge negli Stati Uniti. Durante un tour letterario, l’autrice ha osservato un uomo che lanciava sassolini a un cane davanti a uno stagno. Il cane non riusciva ad afferrarli e la gente tutt’attorno si agitava divertita gridando: “Awesome, awesome” (fantastico, fantastico).

“L’affermazione di sé rende possibile l’arte.”

Lei invece al cane ha lanciato un bastone, che le è stato prontamente riportato. Una scena vissuta, che ha trovato spazio nel romanzo. Un’eco di quest’esperienza appare anche nella citazione che precede il testo: «E così il cerchio continua ad allargarsi come le onde prodotte da una pietra gettata nell’acqua», prosegue l’autrice citando “Dracula” di Bram Stoker. Dana Grigorcea continua: “Ho ripescato la pietra dall‘oscurità delle acque”.

“Era come se dormissi profondamente e percepissi tutto in sogno”, scrive Grigorcea in “Die nicht sterben”, il suo romanzo più recente, “compreso ciò che finalmente mi è apparso, verdastro e lucente, sotto forma di fumo d’incenso denso e speziato, che riempiva la stanza.

Intuii uno strisciare alle pareti, l’umidità che si innalzava; nella canicola della notte d’estate un fremito mi trafisse, prima gelido poi infuocato, come la punta di mille spilli”.

In effetti il suo nuovo romanzo è vampiresco, potremmo addirittura dire che si tratta della sintesi del mito di Dracula. Nella trama l’autrice intreccia citazioni tratte da varie filmografie e romanzi. Al pari dell’irlandese Bram Stoker nel XIX secolo, anche lei avvicina il vampiro alla figura storica del principe della Transilvania, Vlad l’Impalatore.

Si tratta tuttavia anche di un romanzo sulla Romania comunista sotto la dittatura di Nicolae Ceausescu. E sul periodo successivo e i suoi nuovi vampiri. È anche un romanzo sull’arte: la narratrice è una pittrice alla ricerca della bellezza, che interroga le immagini e sa condensare le proprie percezioni in un dipinto.

Una piccola sedia all’opera

L’arte è un elemento ricorrente nei libri di Dana Grigorcea, anche nel suo secondo romanzo “Das primäre Gefühl der Schuldlosigkeit” (Il sentimento primario di colpevolezza), con il quale ha vinto il terzo premio al concorso di lettura Bachmann e nel 2015 è stata nominata per il Premio svizzero del libro. “L’arte ci rende persone migliori?”, s’interroga nel sottotitolo della raccolta di saggi «Über Empathie» (Sull’empatia).

Il volume è stato pubblicato dalla piccola casa editrice Telegramme, che gestisce da due anni con il marito e che è alimentata, in maniera quasi organica, dalla sua rete di conoscenti artisti. La domanda, comunque, rimane aperta, confessa l’autrice.

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“Voler essere artista e guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro è una decisione importante.” © Thomas Kern/swissinfo.ch

“Voglio credere che attraverso le sue espressioni l’arte ci permetta di arrivare al cuore del mondo e dell’amore.” Grazie al suo ultimo romanzo ha imparato a vedere con occhi nuovi la società in cui è cresciuta. Una società molto borghese. Nel romanzo abbozza questi personaggi che all’interno di un mondo ermetico si gettano addosso i propri codici culturali: riferimenti alla letteratura, alla musica o alla pittura. La miseria della povera gente neanche la vedono.

Dana Grigorcea auspica che tutti abbiano accesso alla cultura. “Letteratura e arte devono troneggiare al centro della società”, incalza. Anche quando i segni dei tempi sembrano indicare un’altra direzione: “L’affermazione si sé rende possibile l’arte”.

Dana Grigorcea sembra indossare l’arte e la cultura come un profumo che le piace condividere. Ma ribadisce: “Voler essere artista e guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro è una decisione importante”. L’arte, continua, richiede umiltà.

A Bucarest è cresciuta a due passi dall’opera dove prendeva lezioni di danza classica. Un giorno sbagliò porta e finì nel mezzanino. Da allora ci tornò regolarmente per osservare gli artisti dare il meglio di loro stessi sotto le luci della ribalta. Un giorno vi trovò una piccola sedia.

Come un invito

“L’oscurità non può scacciare le tenebre, solo la luce può farlo”: Dana Grigorcea ha riflettuto a lungo se anteporre al suo testo questa citazione di Martin Luther King invece dell’estratto dal romanzo “Dracula” di Bram Stoker. In tal modo la dimensione politica del libro diventa evidente.

Fin dai primi estratti del testo, Susanne Krones della casa editrice tedesca Penguin Verlag è rimasta profondamente colpita dall’audacia con cui Dana Grigorcea ricorre a una metafora tanto importante facendo rivivere il mito di Dracula. “Non ha paragone come, da lì, con umorismo e grande sensualità, prenda forma un romanzo su un’intera generazione e sulla nostalgia tossica di una mano forte che al momento minaccia seriamente la nostra Europa libera.”

A questo livello il romanzo parla di un nazionalismo e uno sciovinismo ritenuti superati da tempo. Del desiderio morboso della gente di cedere il potere e credersi così al sicuro. E del moralismo e del tono vendicativo che si può osservare in tutto il mondo. La letteratura è questo: il generoso invito in uno spazio e la possibilità di percepirsi in varie dimensioni.

È una pittrice formatasi a Parigi. Ora la narratrice torna al villaggio di B., ai piedi dei Carpazi, dove durante la dittatura, la prozia Mamargot trascorreva i mesi estivi in una villa espropriata con amici e familiari. Gli orrori del comunismo sono solo un ricordo, ma il retaggio di quel tempo aleggia ancora nell’aria. Il sindaco vuol far costruire un parco dedicato a Dracula per intascare parte del denaro.

E d’un tratto Dracula striscia fuori da una tomba nella cripta di famiglia. È solo un incubo o è successo veramente? Nella notte la narratrice sente crescere dentro di sé dei poteri inquietanti. Nei panni di Vampirella vola al chiaro di luna sulla campagna e aizza il figlio del sindaco impegnato in una partita di tennis.

Sono immagini seducenti quelle che Dana Grigorcea evoca nel suo terzo romanzo “Die nicht sterben” (Coloro che non muoiono). Scrive con immensa forza narrativa, arguzia e solidità drammaturgica. Stagno, autoritratto o specchio: Motivi ricorrenti con tenui modifiche permeano il testo e si illuminano reciprocamente. Brivido e profondità, politica e poesia: una lettura estremamente appagante.

Dana Grigorcea: “Die nicht sterben”, Penguin, 272 pagine

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