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Si è spenta la voce critica di Enzo Biagi

Enzo Biagi, decano del giornalismo italiano Keystone

Il celebre giornalista e scrittore italiano Enzo Biagi si è spento martedì mattina a Milano all'età di 87 anni. Soffriva di problemi cardiaci e renali.

Tra i più autorevoli testimoni del nostro tempo, Biagi ha sempre utilizzato la sua penna con la massima libertà, denunciando senza timore i soprusi del potere.

Enzo Biagi è morto attorniato dai suoi familiari poco dopo le 8 di martedì mattina alla clinica Capitanio di Milano, dove era ricoverato da una decina di giorni.

Biagi è stato lucido fino alla fine, come hanno testimoniato i colleghi e gli amici che in quest’ultima settima sono andati a trovarlo. Ha lottato «come un leone», non ha subito passivamente l’aggressione della malattia, anche se forse era il primo a rendersi conto che la fine era imminente.

«È stato una figura storica del giornalismo che si è sempre battuto per la salvaguardia della libertà dell’informazione», è stato il commento del capo del governo italiano Romano Prodi.

L’ultima battaglia

Che la battaglia fosse persa lo avevano sostanzialmente ammesso le stesse figlie, Bice e Carla, che in questi giorni non hanno mai rifiutato il contatto con la stampa.

Eppure, Enzo Biagi già altre volte era riuscito a superare serie crisi. In un’intervista del 2004, all’epoca del suo allontanamento dalla Rai, parlando dei suoi problemi ricordava di aver fatto «due pneumotoraci» e di aver impiantati «sei by-pass». Su di lui avevano tuttavia pesato, più degli interventi chirurgici, la morte della moglie Lucia nel febbraio 2002 e della figlia Anna nel maggio dell’anno successivo.

Ma la sua forte fibra aveva resistito a tutto. Proprio per questo, quando si era diffusa la voce del suo ricovero in clinica, sembrava potesse trattarsi di uno dei tanti controlli ai quali periodicamente veniva sottoposto. In realtà era qualcosa di più: la situazione stava degenerando.

«Si è addormentato sereno» è stata l’immagine di quel momento data dalla figlia Bice.

A colloquio con i grandi del secolo

Testimone del secolo che come pochi altri ha saputo declinare la sua vocazione al giornalismo in tutti i media – dalla carta stampata, ai libri, alla tv – Enzo Biagi era nato a Lizzano, in provincia di Bologna, il 9 agosto del 1920.

Figlio di una famiglia non abbiente, inizia la carriera giornalistica appena diciottenne al “Resto del Carlino”, senza per questo interrompere gli studi. A 21 anni diventa professionista, prima di essere richiamato alle armi nel settembre del 1943. Per non aderire alla Repubblica di Salò, si unisce ai gruppi partigiani.

Il 21 aprile del 1945 entra a Bologna con le truppe alleate e annuncia dai microfoni della Pwb la fine della guerra.

Nel 1952 viene chiamato al settimanale “Epoca”, di cui diventa direttore. In quegli anni inizia la sua collaborazione con la Rai. Nel 1961 va a dirigere il telegiornale e l’anno seguente fonda il primo rotocalco televisivo.

Lasciata la direzione del TG passa a “La Stampa” come inviato, dove rimarrà una decina di anni. In seguito la sua firma comparirà anche su “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera” e “Panorama”.

Biagi non abbandona ad ogni modo la Rai, per la quale collabora dando vita a numerose trasmissioni – “Proibito”, “Film dossier”, “Linea diretta” e “Il caso”, per citarne solo alcune – in cui è soprattutto stato a colloquio con grandi personaggi del secolo.

L’editto di Berlusconi

Dal 1991 dà vita ad un programma ogni anno: il suo lavoro per la radiotelevisione pubblica si conclude il 31 maggio del 2002 con l’ultima puntata del programma “Il Fatto”, appuntamento quotidiano di grande ascolto in onda per oltre 700 puntate dal 1995.

La trasmissione chiude dopo le polemiche legate alle accuse di faziosità che gli vengono rivolte dall’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi (in quello che venne definito «l’editto bulgaro») per l’intervista a Roberto Benigni.

I funerali di Enzo Biagi avranno luogo giovedì a Pianaccio, il piccolo borgo di Lizzano in Belvedere, sull’Appennino bolognese, dove era nato.

swissinfo e agenzie

Enzo Biagi ha realizzato decine di opere, tra saggi, romanzi e libri.

Presso la casa editrice Rizzoli ha pubblicato oltre 60 libri con una diffusione complessiva di 7 milioni di copie. È stato tradotto in dieci paesi.

Tra le sue opere principali si possono citare: «La geografia di Enzo Biagi: Raccolta di otto titoli», pubblicati tra il 1974 e il 1980 (1 milione di copie complessivamente); «Disonora il padre» (1975, 8 edizioni 260’000 copie); «Il signor Fiat. Una biografia» (1976, 6 edizioni 231’000 copie); «Ferrari» (1980, 2 edizioni 160’000 copie); «Lubjank» (1990, 4 edizioni 116’000 copie), «Italia dei peccatori» (1991, 3 edizioni 112’000 copie); «Un anno. Una vita» (1992, 7 edizioni 151’000 copie); «I come italiani» (1993, 3 edizioni 168’000 copie); «L’albero dai fiori bianchi» (1994, 9 edizioni 230’000 copie); «Lunga è la notte» (1995, 7 edizioni 198’000 copie); «Quante donne» (1996, 13 edizioni 183’000 copie); «Sogni perduti» (1997, 6 edizioni 128’000 copie); «Strettamente personale» (1977, 3 edizioni 119’000 copie); «Odore di cipria» (1999, 8 edizioni 136’000 copie); «Lettera d’amore a una ragazza di una volta» (2003, 8 edizioni 113’000 copie); «Era ieri» (2005, 10 edizioni 164’000 copie); «Quello che non si doveva dire» (con Loris Mazzetti, 2006, 6 edizioni 229’000 copie).

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