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Si torna parzialmente a volare

A Zurigo Kloten si può di nuovo decollare Keystone

Dopo cinque giorni di paralisi totale, lo spazio aereo svizzero è stato riaperto dalle 8 di martedì. La situazione nei cieli elvetici ed europei è tuttavia ancora lungi dalla normalità e un nuovo blocco non può essere completamente escluso.

Tre condizioni hanno determinato la decisione di riaprire lo spazio aereo in Svizzera: la notevole diminuzione della densità della nube di cenere vulcanica, l’elaborazione di un piano europeo che suddivide lo spazio aereo in tre zone e l’esito dei test di volo effettuati nei cieli elvetici, sia dall’aviazione civile sia da quella militare, ha spiegato martedì in una conferenza stampa a Berna il direttore dell’Ufficio federale dell’aviazione civile (UFAC) Peter Müller.

Se il peggio sembra passato, “la crisi non è però ancora superata”, ha avvertito Müller. Al momento l’attività aerea in Svizzera può riprendere al 50% delle proprie capacità, ha precisato il direttore operativo di Skyguide Urs Ryf. Ciò è legato a diversi fattori.

La situazione è estremamente complicata e rimettere in moto un sistema che è stato bloccato per cinque giorni richiede già di per sé tempo, ha rilevato il dirigente della società svizzera per il controllo aereo.

Poi vi sono problemi di coordinamento europeo, visto che per ora i singoli stati hanno adottato prassi diverse sulla ripresa dei voli. In proposito Ryf è però piuttosto ottimista e calcola che nel giro di un paio di giorni le decisioni saranno armonizzate.

Cenere nelle turbine

Ma anche la sicurezza suscita ancora precauzione e prudenza. Nessuno degli aerei utilizzati per i test nei cieli elvetici – così come in test analoghi in Germania, Olanda, Francia e Italia – ha riportato danni. Tuttavia sono state ritrovate ceneri vulcaniche nelle turbine di un Tiger dell’esercito svizzero, decollato dall’aerodromo di Payerne, ha puntualizzato il divisionario Bernhard Müller, capo Impiego delle Forze aeree.

Il problema è che allo stato attuale delle conoscenze non si sa a partire da quale densità le nuvole di ceneri vulcaniche danneggiano i motori aerei, ha rilevato il direttore dell’UFAC. Del resto, la resistenza alle ceneri vulcaniche non è un criterio incluso nella certificazione dei motori aerei, poiché è considerato un fenomeno raro. Perciò la cautela è d’obbligo.

È dunque stato predisposto un monitoraggio continuo e coordinato, non solo per controllare densità e spostamenti delle nubi di ceneri vulcaniche, ma anche per ispezionare gli apparecchi dopo ogni volo.

Dati preziosi per il futuro

Tutti gli aerei sono minuziosamente controllati dopo l’atterraggio e i dati raccolti, in Svizzera e all’estero, sono trasmessi a una cellula ad hoc alla Skyguide a Dübendorf, incaricata di costituire una banca di dati empirica, ha detto Urs Ryf. Questa sarà essenziale per le decisioni dei prossimi tempi, ha osservato il dirigente della società svizzera per il controllo aereo.

Nel nord della Svizzera è intanto giunta anche la seconda nuvola vulcanica di cui si parlava lunedì. Essa si sta muovendo verso est, ha indicato Marcel Häfliger, capo dei servizi per l’aeronautica di MeteoSvizzera. La sua densità è pari a un decimo della precedente, perciò desta meno preoccupazione, anche se non consente di abbassare la guardia.

Le prospettive sembrano comunque positive. MeteoSvizzera martedì in serata ha infatti annunciato che presto nei cieli elvetici non ci sarà più traccia di nubi vulcaniche e che non è previsto l’arrivo a breve di nuove nuvole di ceneri.

Cambia il vento e anche l’eruzione vulcanica

Dal profilo delle previsioni sia meteorologiche sia geofisiche, martedì sono giunte buone notizie per l’aviazione in Europa. L’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha annunciato che un cambiamento di direzione dei venti nel finesettimana potrebbe spingere verso l’Artico le ceneri vulcaniche provenienti dall’Islanda.

“È atteso un cambiamento di situazione nel fine settimana, quando una forte bassa pressione si dovrebbe sviluppare sull’Islanda. Il cambiamento al ribasso della pressione atmosferica, unito alle piogge associate alla bassa pressione, non solo spingeranno la nube di cenere verso l’Artico, ma contribuiranno anche a spingere le ceneri ad una altitudine inferiore”, prevedono i metereologi dell’agenzia ONU.

Inoltre l’eruzione vulcanica è calata in altezza ed evolve verso una fase lavica. Ciò significa che “sputa” meno cenere e che questa non è più proiettata così in alto.

Si tratta di “segnali che indicano che il peggio è passato sul piano atmosferico”, ha affermato Herbert Puempel, capo della Divisione Aeronautica dell’OMM.

Ancora cancellazioni

Intanto, tuttavia, si devono ancora fare i conti con la presenza di ceneri vulcaniche in diverse zone europee e con la ripresa graduale dei voli. Molti sono stati cancellati anche dopo la riapertura dello spazio aereo.

In Svizzera, martedì all’aeroporto di Basilea Mulhouse è stato effettuato solo un terzo dei voli, mentre a quello di Ginevra Cointrin hanno rappresentato il 20% di una giornata normale. Dallo scalo ginevrino non è decollato né atterrato alcun apparecchio della easyJet. La compagnia a basso costo ha deciso di riprendere i voli solo mercoledì.

Lo scalo di Zurigo-Kloten, che ha pure ripreso parte dei voli in mattinata, consiglia ai passeggeri senza un biglietto confermato di non recarsi all’aeroporto.

Quasi 7 milioni di passeggeri bloccati

Nei cinque giorni di paralisi totale dei voli, oltre 6,8 milioni di passeggeri sono rimasti bloccati a terra in 313 aeroporti, stando alle cifre rese note dall’Airports Council International (ACI), la più importante associazione che riunisce gli aeroporti mondiali.

Le compagnie aeree hanno criticato senza mezzi termini le restrizioni imposte. Giovanni Bisignani, direttore generale dell’Associazione internazionale del trasporto aereo (IATA), ha parlato di “un altro pasticcio europeo”.

“Malgrado le compagnie aeree perdano 200-250 milioni di dollari di ricavi al giorno, l’Europa ha impiegato cinque giorni per organizzare una conferenza dei ministri dei Trasporti. Questo non è accettabile”, ha dichiarato Bisignani.

Accuse che i responsabili della sicurezza aerea svizzera respingono categoricamente. Come sottolineato già lunedì dal ministro dei trasporti svizzero Moritz Leuenberger alla riunione con i suoi omologhi europei, il direttore dell’UFAC ha ribadito che la sicurezza non può essere sacrificata sull’altare dell’economia. Non potendo escludere il rischio di un incidente, i responsabili hanno agito secondo coscienza, ha rilevato Peter Müller.

swissinfo.ch e agenzie

Le polveri vulcaniche possono trasformarsi in cristalli di vetro passando attraverso il motore di un jet a causa delle alte temperature a cui vengono sottoposte.

I reattori subiscono quindi dei gravi danni strutturali che potrebbero causarne la rottura.

Un caccia F-16 ha dovuto fare i conti con la cenere vulcanica. Nei suoi motori sono state trovate tracce di polvere vetrificata che confermano i timori legati alle possibili conseguenze della nube sui velivoli.

Se raggiungono il livello del suolo, le ceneri vulcaniche possono essere molto pericolose per le persone con problemi alle vie respiratorie.

Il rischio maggiore è rappresentato dalle polveri fini disperse nell’aria, che possono penetrare nei polmoni, indica l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Al momento, il pericolo è circoscritto “alle persone vicinanze del vulcano in Islanda”, ha precisato, martedì a Ginevra, il rappresentante dell’OMS Carlos Dora. Agli abitanti di quella zona è raccomandato di utilizzare maschera antigas e occhiali quando escono all’aperto.

“Nel resto dell’Europa la rete di monitoraggio della qualità dell’aria non ha finora segnalato un aumento insolito dell’inquinamento”, ha aggiunto. L’esperto dell’OMS non ha escluso che la nube si disperda nell’atmosfera e che le polveri non tocchino mai il suolo.

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