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Conferma ufficiale delle prime vittime svizzere

Le prime vittime svizzere sono state annunciate martedì pomeriggio dalla consigliera federale Calmy-Rey Keystone

La ministra degli affari esteri ha annunciato la morte di almeno nove cittadini elvetici nel violento maremoto che ha devastato l’Asia del Sud.

Secondo le stime ufficiali, le persone che hanno perso la vita, travolte dalle onde-tsunami, sono oltre 66’000.

In una conferenza stampa convocata martedì pomeriggio a Berna, la consigliera federale Micheline Calmy-Rey ha annunciato che, fra i morti registrati fino ad ora nelle regioni colpite dalle devastanti onde-tsunami, figurano anche nove cittadini di nazionalità elvetica.

Nove gli Svizzeri deceduti

Sei turisti svizzeri hanno perso la vita in Thailandia, mentre due sono deceduti nello Sri Lanka e uno in India.

Non ancora tutti i corpi dei cittadini elvetici sono stati recuperati: «sette salme sono state rinvenute, mentre due persone sono scomparse sotto gli occhi dei loro famigliari e non sono per il momento state ritrovate», ha aggiunto l’ambasciatore Peter Sutter, capo della divisione politica svizzera VI (Svizzeri all’estero).

«Dobbiamo purtroppo aspettarci che il bilancio si appesantisca nei prossimi giorni», ha affermato la capa del Dipartimento federale degli affari esteri.

Calmy-Rey ha fatto le condoglianze alle famiglie delle vittime a nome del Consiglio federale.

Procede il ritorno in patria

Nel frattempo il ritorno dei turisti dalla regione sinistrata procede a pieno ritmo.

È atteso mercoledì a Zurigo l’aeroplano sul quale il Dipartimento degli affari esteri ha riservato dei posti per i turisti sinistrati che viaggiavano individualmente. L’apparecchio è decollato martedì per Pukhet con a bordo otto collaboratori del DFAE, tra i quali medici e psicologi. A bordo si trovano peraltro 800 chili di materiale medico e un laboratorio per le analisi dell’acqua.

Tenuto conto di questi ritorni, nel corso delle prossime 48 ore il numero dei cittadini svizzeri che sono ancora dati per dispersi dovrebbe diminuire considerevolmente.

Secondo le agenzie di viaggio, 2200 turisti svizzeri si trovano nella regione, senza contare i viaggiatori individuali e gli Svizzeri che abitano nella regione. Il DFAE continua le ricerca dei connazionali dispersi. Impresa difficile, considerata la confusione che regna sul posto.

Identità delle vittime non rivelata

Per rispetto dei familiari colpiti dalla tragedia, la ministra degli affari esteri non ha voluto rivelare l’identità delle vittime svizzere. Nessuna notizia è trapelata sul loro sesso, età o domicilio.

Nella tragedia, otto famiglie svizzere hanno perso uno dei loro cari. I famigliari di sei delle nove vittime sono già stati informati.

«Le sette salme recuperate saranno rimpatriate in accordo con i famigliari», ha precisato l’ambasciatore Sutter.

I corpi degli altri due cittadini elvetici devono ancora essere recuperati. Il Dipartimento federale degli affari esteri spera di poterne ritrovare i resti al più presto per l’identificazione.

«Dobbiamo purtroppo aspettarci che il bilancio si appesantisca nei prossimi giorni», ha affermato la capa del Dipartimento federale degli affari esteri.

Per il momento, il DFAE non vuole tuttavia azzardare un numero di vittime probabili: «è estremamente difficile avere delle cifre precise, poiché la situazione è troppo caotica», ha sottolineato Micheline Calmy-Rey.

Bilancio provvisorio agghiacciante

Il numero di persone decedute nella catastrofe naturale aumenta di ora in ora. Le cifre sono impressionanti: per il momento si registrano 66’000 morti.

Particolarmente colpita la regione di Aceh Jaya, sulla costa a nord-est dell’isola di Sumatra, dove i morti fino ad ora rinvenuti sarebbero migliaia. «Un numero destinato ad aumentare», affermano i rappresentanti del governo locale.

Le autorità dello Sri Lanka annunciano per il momento 17 640 morti, quelle indiane 8523, mentre quelle tailandesi 1439. Nelle altre isole si contano in totale altre 322 persone decedute. Anche nello Stato africano della Somalia si registrano un centinaio di morti, travolti da onde devastanti.

Rischi d’epidemie e aiuti internazionali

L’Organizzazione delle Nazioni Unite è preoccupata anche per gli altri devastanti effetti della catastrofe naturale. Milioni di persone sarebbero a rischio di epidemie e di malattie in tutte le zone colpite. In molte regioni l’acqua non è potabile.

In pericolo in particolare sono i villaggi poveri sulle coste a sud dell’India e dello Sri Lanka.

Nella regione giungono nel frattempo numerosi aiuti da ogni parte del mondo. Nello Sri Lanka, in Tailandia ed India sono state inviate tre equipes della Direzione allo sviluppo e alla cooperazione (DSC), mentre un terzo gruppo è atteso a Phuket, in Thailandia.

La prima equipe è giunta a Madras, nel sud dell’India, nella notte fra lunedì e martedi. Composta da tre esperti di logistica e medicina, essa andrà a prestare man forte ai due collaboratori della DSC giunti sul posto domenica.

Le quattro persone inviate nello Sri Lanka sono arrivate lunedì sera e si sono recate martedì a sud dell’isola, accompagnate da un esperto della croce rossa svizzera. Fra loro vi è anche uno specialista delle ricostruzioni.

swissinfo e agenzie

Offerte in favore delle vittime possono essere fatte sul CCP: 10-15’000-6 con la menzione “Sisma in Asia”.
I famigliari degli svizzeri presenti nelle regioni colpite possono chiamare il numero 0041-31-325-33-33 del Dipartimento degli affari esteri.

Il maremoto di domenica mattina alle 07.58 ora locale (01.58 ora svizzera) al largo dell’isola indonesiana di Sumatra ha raggiunto il nono grado della scala Richter.

Numerose onde devastatrici hanno colpito lo Sri Lanka, l’India, l’Indonesia, la Malesia, la Tailandia, il Myanmar (Birmania), le Maldive e il Bangladesh. Il maremoto ha raggiunto anche la costa orientale dell’Africa.

Si contano per il momento oltre 66’000 morti e 30’000 dispersi: un bilancio provvisorio destinato ad aggravarsi nei prossimi giorni.

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