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Terremoto: aiuti svizzeri ad Haiti

Primi soccorsi ad Haiti Keystone

Una squadra di sette esperti svizzeri è partita mercoledì mattina alla volta di Haiti per valutare la situazione e organizzare i primi interventi urgenti. Stando alle stime della Croce rossa e dell'Onu, il sisma ha colpito tre milioni di persone.

«Un secondo gruppo di specialisti in medicina d’urgenza, acqua e rifugi temporanei partirà giovedì», ha annunciato nel corso di una conferenza stampa la ministra degli esteri elvetica Micheline Calmy-Rey.

La Confederazione ha valutato anche l’opportunità d’inviare nel paese caraibico una colonna di soccorso con un centinaio di persone e dei cani da catastrofe, ma ha deciso di rinunciare a questa opzione.

«Ad Haiti c’è il caos», ha spiegato alla Radio della Svizzera francese Toni Frisch, direttore aggiunto della Direzione dello sviluppo e della cooperazione. Infrastrutture distrutte e comunicazioni difficili – l’aeroporto di Port-au-Prince è accessibile solo parzialmente – rendono impensabile inviare sul posto le 60-100 persone di una colonna di soccorso.

Senza notizie dei cittadini elvetici

Più di un terzo della popolazione di Haiti è stato colpito – in un modo o nell’altro – dal terremoto. Diversi edifici sono stati distrutti nella regione di Port-au-Prince e la rete di comunicazione terrestre è fuori uso.

Al momento non si sa se tra le macerie ci sono vittime di nazionalità svizzera, ha detto Micheline Calmy-Rey. «Ad Haiti vivono circa 150 nostri connazionali», ha continuato la ministra degli esteri. «Per ora non siamo in grado di dire dove si trovino».

L’aiuto umanitario svizzero è attivo a Haiti – uno dei paesi più poveri al mondo – dal 2005. L’ambasciata è stata aperta nel 2008.

Solidarietà

La Catena della solidarietà e i suoi partner hanno sbloccato 2,5 milioni di franchi per l’aiuto immediato ai terremotati di Haiti.

Diversi enti assistenziali elvetici «sono attivi da anni sul posto e possono intervenire rapidamente con i loro partner locali», indica la Catena in una nota.

La Croce Rossa svizzera, uno dei circa 30 partner elvetici della Catena, ha messo a disposizione un aiuto urgente di un milione di franchi e invierà nei prossimi giorni a Haiti un team logistico di cinque persone, mentre l’invio di un team medico è in corso di valutazione.

Anche gli haitiani all’estero si stanno organizzando. «È evidente che l’importante comunità di espatriati haitiani, anche in Svizzera, darà il suo contributo, così come ha fatto in passato», spiega a swissinfo.ch Charles Ridoré, ex responsabile per la Svizzera francese di Sacrificio Quaresimale. Ridoré è nato ad Haiti nel 1942, dove ha vissuto fino al 1965.

«Stiamo prendendo contatto con gli haitiani e gli svizzeri che lavorano per Haiti, così da discutere i prossimi passi e decidere il da farsi».

Distruzione, povertà e violenza

L’aiuto d’emergenza è reso difficile dal fatto che nel paese caraibico non funziona praticamente più nulla. Gisela Wattendorf, responsabile dei programmi di Caritas Svizzera per Haiti, ha raccontato a swissinfo.ch di aver avuto molta difficoltà a contattare il suo collaboratore a Port-au-Prince. «Le strade sono distrutte e non ha ancora potuto muoversi molto. Inoltre il collegamento telefonico era molto disturbato».

Il bilancio del collaboratore è drammatico. «Moltissimi edifici sono stati distrutti, anche l’ufficio di coordinamento della Caritas. L’elettricità, però, funziona. La gente dorme all’aperto e si trova in una situazione difficilissima».

David D’Andrès, di Terre des Hommes, racconta che uno dei problemi maggiori ai quali sono confrontate le organizzazioni d’aiuto allo sviluppo è la mancanza d’infrastrutture e di sicurezza. Le cose non sono certo migliorate con il terremoto e ora più che mai è importante coordinare il lavoro delle diverse organizzazioni di aiuto allo sviluppo per evitare dei doppioni.

D’Andrès mette in guardia contro i rischi di un «secondo terremoto», quello che potrebbe essere causato dalla presenza massiccia di aiuti. «L’aeroporto dovrà essere protetto dall’esercito, per evitare atti di sciacallaggio». Il sisma potrebbe contribuire a richiamare l’attenzione del mondo sull’estrema povertà e violenza che regnano ad Haiti, ma «è presto per dirlo».

Terra martoriata

Anche l’ufficio di Helvetas nella capitale haitiana è gravemente danneggiato. La maggior parte dei dipendenti sono tuttavia rimasti illesi.

«Se lavori ad Haiti impari in fretta che non puoi fare dei programmi a lungo termine, perché succede sempre qualcosa che rivoluziona i tuoi piani», spiega a swissinfo.ch Mattias Herfeldt di Helvetas.

Nel settembre del 2004, per esempio, l’uragano Jeanne ha lasciato dietro di sé più di 3’000 morti e 250’000 senzatetto.

«Certo, un uragano e un terremoto sono due cose differenti e richiedono risposte differenti», continua Herfeldt. Ma in un certo senso, purtroppo, la gente è abituata a dover reagire psicologicamente a delle catastrofi naturali.

swissinfo.ch e agenzie

Haiti è stata colpita da un terremoto di 7,3 gradi sulla scala Richter. Secondo l’istituto americano di sismologia Usgs si tratta di uno dei sismi più violenti dal 1900 ad oggi.

Port-au-Prince, la capitale del paese più povero dell’intero continente americano, non esiste più. La maggior parte degli edifici è crollata.

Difficile valutare il numero delle vittime. Potrebbero essere migliaia. Tra i morti anche l’arcivescovo di Port-au-Prince e, stando al ministro degli esteri francese Kouchner, sarebbero morti anche il capo della missione ONU ad Haiti e i suoi collaboratori.

Stando a John Holmes, sottosegretario Onu agli affari umanitari, il sisma ha colpito in un modo o nell’altro tra i 3 e i 3,5 milioni di persone, oltre un terzo della popolazione totale.

La Catena della Solidarietà ha aperto un conto in favore delle vittime del sisma.

Sta inoltre preparando con le organizzazioni umanitarie svizzere gli aiuti che si estenderanno dall’intervento d’urgenza fino alla ricostruzione nei mesi prossimi.

Le donazioni possono essere versate sul conto postale 10-15000-6 con l’annotazione ««Haïti».

swissinfo.ch

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