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L’apertura domenicale in cinque punti

Il referendum è stato lanciato perché si teme un'estensione generalizzata dell'apertura domenicale swissinfo.ch

Il 27 di novembre, gli svizzeri sono chiamati a pronunciarsi sulla proposta di apertura domenicale generalizzata dei negozi nei grandi centri di trasporto.

swissinfo esamina cinque argomenti che ritornano costantemente durante la campagna.

1 – Quali negozi potranno aprire in seguito alla liberalizzazione?

Se la modifica di legge passa, qualsiasi tipo di negozio potrà aprire i battenti la domenica nei centri di trasporto pubblico.

Attualmente, possono restare aperti solo i negozi che forniscono un servizio ai viaggiatori (edicole, generi alimentati, tintorie, ecc.).

Sono considerati “centri di trasporto pubblico”, le 25 stazioni ferroviarie con una cifra d’affari di almeno 20 milioni di franchi all’anno.

Tuttavia, la modifica potrebbe interessare anche stazioni di minore importanza, se i cantoni le classificano come stazioni d’importanza regionale.

Il cambiamento interessa anche i due aeroporti internazionali di Ginevra e Zurigo, come pure aerodromi con voli di linea (Berna-Belp; Lugano-Agno e Sion). Resta escluso l’aeroporto di Basilea perché si trova in territorio francese.

2 – Il voto del 27 di novembre è un primo passo verso il lavoro domenicale generalizzato.

Non si può predire il futuro. È certo però che in Svizzera il lavoro domenicale non è più un’eccezione. Varie categorie di lavoratori (agricoltura, trasporti, cure ospedaliere…) lavorano la domenica.

Secondo l’Ufficio federale di statistica, attualmente sono impiegate di domenica 364 mila persone.

Nel settore del commercio, già oggi molti negozi hanno la possibilità di aprire la domenica. Avviene nelle stazioni (si trovano in territorio federale e sottostanno ad un regolamento speciale) e nelle zone turistiche.

Altrove, varie leggi cantonali e comunali autorizzano l’apertura di piccoli negozi di generi alimentari (per esempio le panetterie). In alcuni cantoni anche i commerci delle stazioni-servizio (“shops”) godono di un trattamento speciale.

I grandi centri commerciali non possono invece impiegare del personale nei giorni festivi. Esistono tuttavia delle eccezioni, per le domeniche che precedono il Natale o alcuni giorni festivi (Tutti i Santi e Corpus Domini).

Insomma, l’apertura domenicale non è ancora la norma, ma tende sempre più a diventarlo.

3 – L’apertura domenica dei negozi è contraria alla religione.

La Conferenza dei vescovi svizzeri e la Federazione delle Chiese protestanti sono contrarie alla liberalizzazione, temendo che toglierà alla domenica la sua funzione di giorno privilegiato dedicato al riposo.

Secondo le Chiese, la revisione della Legge sul lavoro equivale a “permettere alla vita economica di dettare la vita personale, spirituale e sociale”.

Comunque, la perdita d’importanza religiosa della domenica non inizia con la liberalizzazione della legge sul lavoro.

Già da tempo le chiese sono confrontate con questo problema. In particolare hanno tentato di rispondere all’evoluzione della società anticipando gli orari delle messe e delle funzioni religiose, che si tengono talvolta nel tardo pomeriggio del sabato.

4 – Respingendo la liberalizzazione si mettono in pericolo posti di lavoro.

Secondo il Tribunale federale, i negozi che non rispondono ai criteri di “servizio ai viaggiatori” non devono più essere autorizzati ad aprire la domenica.

Se il popolo respingerà la liberalizzazione, 150 negozi che occupano 650 persone perderanno così la loro autorizzazione.

Se le attività domenicali di questi negozi cesseranno, alcuni di questi 650 impieghi potrebbero effettivamente essere cancellati.

Al contrario, i fautori della liberalizzazione credono che il permesso generalizzato per il lavoro domenicale permetterà di creare nuovi posti di lavoro.

I sindacati contestano questo punto. Ritengono che l’apertura domenicale non provocherà un aumento significativo della cifra d’affari dei negozi.

Semplicemente, le abitudini dei consumatori si ripartirebbero su sette giorni invece che su sei.

5 – Il lavoro domenicale equivale allo sfruttamento dei salariati.

La legge precisa che il lavoro domenicale è volontario. Per lavorare la domenica, il dipendente deve quindi dare il suo consenso. In pratica però, per lui, la domanda è se vuole o meno conservare il suo posto di lavoro…

Resta il fatto che la legge protegge i salariati contro gli abusi. Nella settimana successiva alla domenica lavorativa, il periodo di riposo deve essere di almeno 47 ore. Inoltre, è vietato lavorare più di sei giorni di seguito e i salariati hanno diritto ad almeno 12 domeniche libere all’anno.

Sui compensi finanziari, la situazione dipende dai contratti e dai partner sociali. Da notare che i due principali distributori del paese (Coop e Migros) pagano un supplemento del 50 % per il lavoro domenicale.

swissinfo: Olivier Pauchard
(traduzione: Anna Luisa Ferro Mäder)

La nozione di “servizio accessorio ai viaggiatori” permette l’apertura anche nei giorni festivi dei negozi che, all’interno di stazioni o aeroporti, vendono prodotti destinati a questa categoria di persone.

La disposizione è stata introdotta nel 1957. Con il passare degli anni, la sua interpretazione è stata man mano ampliata fino ad inglobare quasi tutto.

Nel 2002 il Tribunale federale ha tuttavia serrato la vite, definendo i “servizi accessori” in modo restrittivo: circa 120 negozi si sono visti levare il permesso di lavoro domenicale.

La nuova legge sul lavoro vuole cambiare il criterio determinante per l’apertura domenicale: non più l’assortimento del negozio ma la sua localizzazione.

La nuova norma si applicherebbe automaticamente ai cinque principali aeroporti svizzeri ed a 25 grandi stazioni il cui giro d’affari annuo supera i 20 milioni di franchi.

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