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Storie di normale emigrazione

Alcuni dei protagonisti di "Il vento di settembre" swissinfo.ch

Il documentario "Il vento di settembre", in concorso al festival "Visions du réel" di Nyon ripercorre 40 anni d'emigrazione italiana in Svizzera.

“Quello che mi interessava era fare un film sull’emigrazione diventata normale” dice a swissinfo Alexander J. Seiler, il regista di “Il vento di Settembre”. Per far capire come si sentono gli emigrati italiani di prima, seconda e terza generazione in Svizzera o che ne è stato di quelli tornati in Italia, il regista commenta il meno possibile. “Lascio parlare le persone, le guardo mentre lavorano, interagiscono. Il mio commento è implicito soprattutto nelle riprese, nel montaggio”.

Il documentario parla del riscatto dalla povertà, dell’integrazione, del successo (si può ben dire) di alcuni emigrati pugliesi in Svizzera. Ma anche dei ricordi amari degli inizi, dell’emarginazione e della fatica fatta per raggiungere il traguardo: farsi la casa e dare ai figli un futuro migliore.

I protagonisti di allora

Il film entra in alcuni casi nella vita delle stesse famiglie che furono protagoniste quarant’anni fa del coraggioso documento storico “Siamo italiani”, un ritratto delle dure condizioni di alloggio e di vita della prima generazione di immigrati degli anni 50 e 60 in Svizzera.

Per dare un’idea della distanza che ci separa dal clima di discriminazione nei confronti degli italiani a quell’epoca, basti pensare che il film fu girato nel 1963 da Alexander J.Seiler quasi clandestinamente: i protagonisti restarono anonimi per non passare dei guai con la polizia degli stranieri o con i gruppi xenofobi di allora.

Non avendo i loro dati anagrafici, per ritrovare le stesse persone il regista ha organizzato una proiezione speciale del film “Siamo italiani” nel comune pugliese di Acquarica del Capo, da cui provenivano i protagonisti. Durante un paio di proiezioni le persone che avevano partecipato a “Siamo italiani” si sono riconosciute ed hanno accettato di prendere parte anche a “Il vento di Settembre”, ambientato in parte ad Acquarica, in parte in Svizzera.

La vita sdoppiata, le case di vacanza vuote

Nonostante sia una “success story”, una storia d’integrazione riuscita, soprattutto per i figli degli emigrati italiani in Svizzera, il documentario è percorso da una sottile malinconia, un vento settembrino che annuncia la fine dell’estate e il rinnovarsi degli addii, il ritorno dalle vacanze estive durante le quali si svolge l’azione.

Dopo anni di duro lavoro con in mente un solo scopo, tornare e farsi la casa al paese, alcuni dei protagonisti hanno realizzato il proprio sogno. Ma al prezzo di una specie di schizofrenia esistenziale, del non sapere più bene se sono italiani o svizzeri. La casa al paese c’è, è grande e confortevole. Ma è vuota per la maggior parte del tempo, abitata solo nei mesi estivi dai figli restati in Svizzera che scendono per le vacanze

Nessun accenno ai clandestini in Italia

Non lontano dalle coste pugliesi in cui è girata parte di “Il vento di Settembre” sbarcano annualmente migliaia di immigrati clandestini, molti dei quali vivono in Italia in condizioni altrettanto se non più indegne degli immigrati italiani in Svizzera di 40 anni fa: “Ho riflettuto molto a lungo, ma ho deciso di non parlarne” spiega il regista. “È una pagina diversa della storia delle migrazioni, certamente più spettacolare, ma sarebbe stato un altro film.”

In maggio l’uscita nelle sale

Il film esce a Berna e a Zurigo il 23 maggio, forse sarà proiettato anche in Italia. Alcune comunità d’italiani residenti in Svizzera hanno già preso contatto con il distributore (la Frenetic Films di Zurigo) per riservare la sala. “Mi piacerebbe che ci fossero molti spettatori italiani anche nelle proiezioni normali” spera Alexander J. Seiler. In parallelo a “Il vento di Settembre”, in alcune proiezioni speciali verrà presentato anche il documentario in bianco e nero del 1964 “Siamo italiani”.

Raffaella Rossello

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