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Svizzera, mecca della musica elettronica

La musica techno è la grande protagonista della Streetparade. www.streetparade.com

Dopo Ginevra è la volta di Zurigo, che sabato e domenica vibra ai suoni della Street Parade. Un incontro con le nuove forme di creazione elettronica.

Gli svizzeri hanno visto passare la Cadillac del rock, senza potervi salire. Ma non si sono persi il decollo della flotta spaziale della musica elettronica. E tutto ciò, fin dagli inizi in Europa, una decina di anni fa.

Oggi il vascello elvetico comincia perfino a tracciare orbite più ampie.
Lo testimonia la presenza al festival Sonar di Barcellona, in giugno, di vari giovani artisti svizzeri.Una prima elvetica per questo “festival della musica elettronica e delle arti multimediali” diventato, nel corso degli anni, il passaggio obbligato dei professionisti della musica elettronica.

Della delegazione svizzera facevano parte tre “marchi” (i ginevrini di Mental Groove e gli zurighesi di Domizil e di Straight Ahead) accompagnati dalla neo-costituita associazione Swiss Music Export (basata a Nyon) e sostenuta, fra l’altro, anche da Pro Helvetia.

Un console affascinato

L’avvenimento non è sfuggito al console generale aggiunto di Svizzera a Barcellona. “Bisogna continuare a sostenere questi artisti svizzeri nonché la loro presenza a incontri come quello di Sonar” afferma con entusiasmo Jean-Jacques Mayor. Un entusiasmo che traspare anche dal rapporto che ha inviato a Presenza Svizzera e alla Pro Helvetia.

“Da circa un anno constatiamo uno spiccato aumento dell’interesse per la produzione elvetica, soprattutto in Gran Bretagna e Germania, terre “madri” della musica elettronica”, conferma Cliff Balli, che collabora con Swiss Music Export.

Ma non è tutto. Perfino Parigi, quest’anno ha vibrato al suono della musica elettronica elvetica. E lo ha fatto in uno dei club più esclusivi della capitale: il Batofar. Anche questa, un’iniziativa di Swiss Music Export, che ha fatto conoscere ai parigini il “meglio” degli artisti multimedia e dei musicisti della scena zurighese e ginevrina.

Infine, un altro “festival elettronico” – la cui fama cresce di volta in volta – verrà arricchito dalla presenza degli astri nascenti elvetici: il festival Mutek, che si terrà l’estate prossima a Montréal.

Sulla breccia dell’onda…………

Accanto a queste produzioni piuttosto “underground” e sperimentale alcuni artisti cominciano ad imporsi anche commercialmente e a livello mondiale. Il “padre” di tutti è senza dubbio Mandrax, un DJ losannese che lavora da più di quindici anni negli Stati Uniti e in vari Paesi europei. Seguito dall’argoviese DJ Bobo, poco considerato in questi ambienti musicali a causa della sua produzione piuttosto insipida, che tuttavia, in dieci anni ha venduto qualcosa come 10 milioni di album.

Un successo che potrebbe raggiungere presto anche DJ Tatana, una zurighese, di orgine ceca, che fa furore nelle discoteche elvetiche con il genere “trance”, nel quale eccelle. Si tratta di un genere molto popolare in Svizzera, ma anche altrove. Il “trance” va per la maggiore accanto alle correnti di base “house” e “techno”.

Un mercato musicale aperto

Meno commerciali ma non meno bravi la ginevrina d’adozione Miss Kittin e lo zurighese Golden Boy hanno visto consacrata la loro produzione dalla celebre catena televisiva MTV. Anche numerosi club in tutto il mondo danno spazio alla loro musica.

Olivier Ducret, responsabile del marchio Mental Groove, sottolinea la “flessibilità” della “creazione elettronica”: “il musicista è solo con la sua macchina, lontano dalle difficoltà legate alla gestione di un gruppo. Il materiale, inoltre, è accessibile praticamente a tutti”. E il critico musicale Thierry Sartoretti aggiunge: “E’ un modo di fare molto individualista, che rispecchia perfettamente lo spirito del tempo”.

Il vivaio zurighese

Per far sbocciare un talento ci vuole anche il terreno giusto. L’esempio di Zurigo è unico, spiega Sartoretti, profondo conoscitore della scena svizzero-tedesca. In effetti, negli ultimi anni, in un’area industriale nei pressi della stazione è sorta una moltitudine di bar, club, gallerie e atelier di artisti. Un mix fecondo di nottambuli e personalità creative che non ha mancato di attirare l’attenzione dei “majors”, gli affermati, pure presenti nella capitale economica della Svizzera.

Anche Ginevra ha favorito l’incontro fra artisti contemporanei e musicisti “elettronici”. Un connubio che risale a una decina di anni fa, dice Olivier Ducret. Il confronto fra la città di Calvino e quella di Zwingli si ferma però lì. Ginevra si è infatti rivelata incapace di lanciare un club degno di questo nome, eccezion fatta per il leggendario, ma stagionale, club Weetamix.

Un successo all’olio di gomito

Ultimo motivo che spiega il successo crescente degli “elettronici” svizzeri: l’olio di gomito, il lavoro puro e semplice. “Quando non mixo in Canadà, in Giappone, in America latina o in Europa, passo ore e ore nel mio studio a Ginevra”, spiega Luciano, astro nascente della scena elvetica.

Questo giovane confederato 24enne, di origine cilena, ingegnere di formazione, insiste sull’importanza di produrre dischi o CD per raggiungere una certa notorietà. “E’ così”, dice Luciano, “che ci si fa conoscere nel mondo, non mixando in un club. Un disco permette anche di figurare sulla lista di una grande casa di produzione e di essere utilizzato dai disc-jockey più in vista.”

Frédéric Burnand, Ginevra

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