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Ultima Cena: la Svizzera illumina la versione virtuale

L'Ultima Cena di Leonardo in versione digitale

Una nuova vita per il celebre dipinto di Leonardo da Vinci: una versione digitale ad altissima definizione dell'Ultima Cena è stata presentata nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Nella delicata e complessa fase delle sessioni fotografiche, i promotori si sono avvalsi della tecnologia svizzera per garantire un’illuminazione di altissima qualità.

Il progetto nasce all’inizio del 2007, dall’incontro tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali di Milano, la casa editrice De Agostini e la società HAL9000, leader a livello mondiale nel settore della fotografia ad alta definizione.

“La nostra principale sfida – spiega a swissinfo Mauro Gavinelli, direttore dell’azienda responsabile del progetto, HAL 9000 – è stata quella di non danneggiare il dipinto, molto sensibile ai raggi ultravioletti e alla temperatura dei flash. Per ottenere immagini di qualità abbiamo dovuto illuminare la parete al momento della fotografia, poiché la luce normalmente presente non era sufficiente”.

Precisione, rapidità e alta tecnologia

Normalmente la parete che ospita il dipinto è illuminata indirettamente da due fanali laterali; il fascio di luce è proiettato verso l’alto in modo tale che il suo riflesso cada come un velo sulla cena durante la quale Cristo annuncia l’imminente tradimento. Per realizzare le 1’677 immagini necessarie per comporre la versione digitale dell’Ultima Cena, i tecnici hanno fatto capo al flash Elinchrom, prodotto dall’azienda svizzera Elinca.

Il sistema di illuminazione svizzero entrava in azione diffondendo luce sul dipinto ad ogni scatto dell’apparecchio fotografico, un modello ad alta sensibilità e a bassa emissione sonora. La perfetta sincronia tra le due operazioni ha così garantito l’idoneità delle operazioni.

Precisione, velocità e tecnologia di alto livello, hanno contribuito alla realizzazione di immagini con una profondità e una nitidezza di colori molto superiori alla qualità delle normali fotografie digitali.

Per evitare, tuttavia, che il famoso affresco venisse danneggiato dalle riprese fotografiche, il sistema di illuminazione è stato progettato dalla HAL9000. “Il sistema – precisa Gavinelli – è stato collaudato nel Laboratorio di Fisica e Controlli Ambientali dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma. Le riprese fotografiche hanno richiesto nove ore di lavoro. Ma il tempo di esposizione totale del dipinto è stato così basso da poter essere difficilmente misurato”.

Le vite del Cenacolo

Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza apparecchiature informatiche e senza sofisticati programmi. Considerate le dimensioni della parete (4,6 x 8,8 metri), il processo di digitalizzazione del dipinto è stato assai complesso e laborioso.

Questa prima e unica documentazione fotografica ufficiale del Cenacolo di Leonardo, è stata presentata alla fine di ottobre alla Sagrestia del Bramante, nel complesso conventuale di Santa Maria delle Grazie a Milano, a pochi metri dal dipinto originale, sulla parete centrale dell’antico refettorio. L’esecuzione del Cenacolo – uno dei dipinti murali più conosciuti, discussi, controversi e ammirati di tutti i tempi – si è protratta dal 1494 al 1498 circa.

Il risultato finale della foto digitale più grande al mondo si condensa nei 16 miliardi di pixel. L’alta risoluzione consente, infatti, di ingrandire e osservare qualsiasi porzione del dipinto, fino a cogliere nitidamente particolari di circa un millimetro quadrato di superficie. Permette anche di scoprire la tecnica usata dal maestro: un dipinto eseguito a secco, tempera e olio.

“Non vedo niente che non abbia già visto prima – dice Pinin Brambilla Barcilon, autore del ventennale restauro eseguito tra il 1977 e il 1999 -. Ma è meraviglioso che questa visione possa essere condivisa con tutti”. La fotografia digitale, inoltre, registra le condizioni della pittura e mette in evidenza gli impercettibili interventi di Brambilla, che ha recuperato molte parti dell’originale leonardesco rimaste nascoste per secoli.

Con un clic…svelato ogni segreto

Per scoprire e ammirare i segreti dell’Ultima Cena basta un computer e un piccolo clic. Se l’accesso all’immagine virtuale è istantaneo, per vedere l’originale ci vuole, però, un po’ di pazienza: chi è interessato deve annunciarsi con un mese di anticipo, tenendo ben presente che potrà sostare davanti al dipinto al massimo quindici minuti e a una distanza di quattro metri.

Le visite al Cenacolo sono organizzate in gruppi di 25 persone. Si entra da una porta del patio interno della chiesa, che si apre solo quando viene chiusa la porta da cui si esce; una precauzione per evitare che le correnti d’aria danneggino il delicatissimo affresco. Il controllo della temperatura è elettronico, mentre la qualità dell’aria è monitorata 24 ore su 24.

Sono migliaia i turisti che ogni giorno ammirano l’affresco. “Un sistema di filtri – spiega un funzionario dei Beni culturali della città – permette di eliminare il 100% dei gas tossici esterni, come quelli causati dalle auto, e il 60/70% delle impurità veicolate dai visitatori”.

La fotografia digitale può dunque essere un complemento alla visita vera e propria. In 24 ore il sito che ospita la foto digitale dell’Ultima Cena, conta di registrare 320 mila contatti, cioè quanti sono i visitatori che ogni anno si recano a Santa Maria delle Grazie ad ammirare il Cenacolo.

swissinfo, Guilherme Aquino, Milano
(traduzione e adattamento dal portoghese Françoise Gehring)

Patrimonio dell’umanità decretato dall’UNESCO, il capolavoro di Leonardo è ora visibile anche nel più piccolo dettaglio.

Il sistema di visualizzazione online della fotografia a più alta definizione finora realizzata al mondo consente, infatti, di ingrandire qualsiasi porzione del dipinto per cogliere nitidamente particolari con una superficie di appena 1 millimetro quadrato.

L’Ultima Cena è stata realizzata da Leonardo da Vinci tra il 1494 e il 1498.
L’opera si trova a Milano, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie.
L’affresco misura 460cm x 880 cm
La tecnica consiste nell’uso di tempera con velature ad olio su carbonato di calcio e bianco di piombo.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, viene distrutta la volta del refettorio da un bombardamento aereo, ma il Cenacolo rimane miracolosamente salvo.
L’ultimo restauro dell’opera risale tra il 1977 e il 1999.

La salvaguardia dell’opera ha richiesto particolare cautela nell’illuminazione. Test approfonditi attestanti l’idoneità del sistema di illuminazione sono stati eseguiti presso il Laboratorio di Fotometria dell’Istituto Centrale per il Restauro del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Immagine: Dimensione: 16.118.035.591 pixel (172181 x 93611).
Profondità di colore: 16 bit per canale.
Numero di scatti: 1677.
Elaborazione: 120 gigabyte di dati formati da 1’677 immagini digitali, mediamente da 73 megabyte l’una.
Calcolo: Due processori Quad Core AMD OpteronOpteron™.
Attrezzature fotografiche: Fotocamera “Nikon D2Xs”; obbiettivo “AF-S Nikkor 600mm f/4D IF-ED II”.

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