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Un poliglotta ginevrino al servizio dell’Uefa

Thierry Favre, manager delegato alle infrastrutture, agli stadi e alla sicurezza swissinfo.ch

Thierry Favre fa parte della cinquantina di delegati inviati in Portogallo dall’Uefa per vegliare sull’edizione 2004 dei Campionati europei.

Il ginevrino ha supervisionato la costruzione degli stadi ed è stato chiamato ad integrare la cellula di sicurezza basata a Lisbona.

Manager delegato alle “infrastrutture, agli stadi e alla sicurezza”: è questo il titolo un po’ pomposo di cui l’Uefa ha rivestito il trentaduenne ginevrino Thierry Favre per l’Euro 2004.

Figlio d’arte – sua madre, Thérèse Obrecht, è stata campionessa del mondo di sci e corrispondente da Mosca per la Televisione della Svizzera romanda – Thierry Favre nel mondo dello sport è completamente a suo agio.

L’occasione di entrare a far parte dell’organico dell’Uefa è scaturita dal lavoro di organizzazione logistica che Favre, dopo gli studi di Scienze politiche, ha svolto per la squadra di calcio ginevrina, il Servette.

Nel corso degli ultimi due anni, il poliglotta di Ginevra (parla correntemente sei lingue: francese, tedesco, inglese, portoghese, spagnolo e italiano) ha moltiplicato le sue visite in Portogallo, dove ha supervisionato la messa a punto delle infrastrutture.

swissinfo l’ha incontrato nel lussuoso albergo di Lisbona, dove l’Uefa ha stabilito il suo quartier generale.

swissinfo: Lei ha assistito all’inizio dei lavori per i 10 stadi scelti come teatro degli Europei. Tra polemiche e ritardi sulla tabella di marcia, cosa le faceva pensare che tutto sarebbe stato pronto per il 12 giugno?

Thierry Favre: L’Uefa ha sempre avuto fiducia nel buon esito dell’operazione ed ha seguito attentamente l’avanzamento dei lavori.

Tutti gli stadi, a parte il Bessa XXI di Porto, sono completamente nuovi. È chiaro che la pianificazione, l’ubicazione e il finanziamento di questi progetti abbiano suscitato qualche critica.

Ma non è una caratteristica portoghese. Basta vedere cosa sta succedendo in Svizzera con lo stadio di Zurigo. Un nuovo stadio fa sempre parlare di sé, ma è meglio così, anche chi è contrario alla costruzione deve poter dire la sua.

swissinfo: Alcuni stadi, come quello di Coimbra, non sembrano essere completamente finiti…

T.F.: È vero, ma bisogna considerare che i portoghesi non avevano degli stadi moderni e ne hanno costruiti 10 in tempi record.

E poi oggigiorno gli stadi devono vivere anche oltre la partita di calcio. I progetti legati alla realizzazione di centri commerciali, sportivi o ospedalieri annessi agli stadi saranno portati a termine solo in un futuro prossimo.

Ma questo non è mai stato un criterio determinante per l’Uefa, che voleva prima di tutto delle strutture atte ad accogliere le partite di calcio. Da questo punto di vista, ha ottenuto ciò che voleva.

swissinfo: Con l’inizio dell’Euro, lei ha cambiato funzione. Ora si occupa di sicurezza. Che cosa è cambiato?

T.F.: L’Euro è prima di tutto una festa del calcio e siamo qui per occuparci di sport. Ma è chiaro che per un avvenimento di portata nazionale, o internazionale come questo, bisogna pensare a delle misure di sicurezza.

Ogni partita degli Europei genera dei problemi specifici per quanto riguarda la gestione delle tifoserie e il rischio di eventuali scontri. Per questo è necessario avere a disposizione degli ufficiali addetti alla sicurezza in grado d’inquadrare il flusso delle persone che si recano allo stadio e di eseguire delle perquisizioni.

Queste persone collaborano con gli specialisti dei due paesi che si affrontano. È importante sapere, ad esempio, che i portoghesi sono abituati ad andare allo stadio due ore prima dell’inizio della partita, mentre gli inglesi si presentano all’ingresso mezz’ora prima al massimo.

Con il mio superiore, Ernie Walzer, mi occupo del coordinamento dei diversi ufficiali addetti alla sicurezza.

swissinfo: Non è difficile collaborare con persone provenienti da tanti paesi diversi?

T.F.: È una delle cose affascinanti di un torneo come questo. Io ho avuto la fortuna di aver vissuto in Brasile e di parlare portoghese. Ecco perché qui mi fanno regolarmente fare il mediatore!

Ci vuole del tempo per adattarsi alla mentalità portoghese, ma una volta fatto questo primo passo, tutto va per il verso giusto.

swissinfo: Una volta di più, gli hooligan inglesi sono al centro della polemica. Nella regione dell’Algarve si è giunti addirittura a degli arresti…

T.F.: Il problema degli hooligan inglesi è conosciuto da vent’anni. È davvero peccato che si parli più di questo che delle prestazioni della squadra inglese.

Da Lisbona, dove mi trovo, è difficile giudicare la gravità di quanto è avvenuto in Algarve. Come tutti, ho visto solo le immagini alla televisione. Però posso dire che non è ancora stato suonato il campanello d’allarme.

swissinfo, Mathias Froidevaux e Doris Lucini, Lisbona

12 giugno-4 luglio: campionati europei di calcio 2004 in Portogallo.
16 le squadre qualificate per la fase finale.
10 gli stadi in cui si giocano le partite.

La delegazione Uefa ai campionati europei 2004 è composta da una cinquantina di persone (Lisbona e Porto).

Thierry Favre svolge l’incarico di manager delegato “alle infrastrutture, agli stadi e alla sicurezza”.

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