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Uno svizzero a Venezia

Il direttore della Biennale, Moritz de Hadeln (a sin.) e il presidente, Franco Bernabé

Moritz de Hadeln, un arbitro straniero fra destra e sinistra.

Così era stato definito, nel marzo scorso, il nuovo direttore della Mostra del cinema di Venezia, chiamato di gran fretta in Laguna a sostituire Alberto Barbera.

Il 62enne de Hadeln, nato in Inghilterra ma con passaporto svizzero, non è certo uno sconosciuto. Per 21 anni ha diretto la Berlinale dopo essere stato ai vertici del Festival di Locarno fino al 1979.

Uomo impulsivo, secondo alcuni, de Hadeln non sempre, a Berlino aveva fatto l’unanimità. Erano soprattutto le sue scelte giudicate troppo filo-hollywoodiane ad aver guastato il clima nel corso degli anni.

Sta di fatto che durante la sua ventennale gestione, il festival berlinese è enormemente cresciuto diventando il secondo appuntamento mondiale dopo Cannes.

Personalità contestata

Insomma, un uomo dall’ incontestabile esperienza ma non adatto, secondo i critici, a gestire l’interim di Venezia. Un festival che ha bisogno di rilanciarsi soprattutto con formule e proposte innovative. Oltretutto, secondo molti, de Hadeln non ama e dunque non conosce il cinema italiano.

Ma le polemiche, scatenate dalla sua scelta non sono state solo di tipo artistico. Il licenziato Alberto Barbera nominato dal precedente governo, è stato silurato perché di sinistra, è stato detto.

Un’ epurazione voluta dal ministro Urbani che tuttavia ha messo in imbarazzo il governo. Il centro-destra, apparentemente non disponeva di rincalzi validi, insomma di personaggi vicini alla maggioranza in grado di gestire la kermesse veneziana.

Per cui si è optato per un candidato neutrale, “uno svizzero” appunto, che potesse mettere d’accordo quasi tutti.

I pro e i contro

Per Irene Bignardi, direttrice del Festival di Locarno, de Hadeln è un grande professionista. Oltretutto “è uno dei pochi che grazie alle sue relazioni è in grado di mettere in piedi la Mostra in 5 mesi”.

De Hadeln è infatti stato nominato solo il marzo scorso, dopo che la Biennale aveva scaricato Barbera.

Più sfumato invece il regista Pasquale Squitieri: “in Italia ci sarebbero state almeno 5 personalità -di destra o di sinistra- poco importa, in grado di gestire la Mostra”.

Per Giorgio Gosetti di Italia-Cinema, de Hadeln è stata un’ ottima scelta, un uomo che proprio nel 2001 portando a Berlino una mezza dozzina di film della penisola ha dimostrato di non essere affatto un “anti-italiano”.

Insomma, l’ammaraggio di de Hadeln in Laguna non è stato indolore ma d’altronde il suo mandato è destinato a concludersi subito dopo la fine della 59ma Mostra. Infatti, la maggioranza sta alacremente cercando un sostituto “amico”. Sarebbe infatti imbarazzante prolungare l’interim a un personaggio non avvezzo a farsi dettare le scelte dall’alto.

Paolo Bertossa

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