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Viaggio alla ricerca di radici italiane

Il sindaco di Misterbianco, alle falde dell'Etna, spazza le strade. Un uomo esemplare o un esibizionista? (foto Paolo Poloni) Paolo Poloni

Paolo Poloni è un regista italiano di Zurigo che in Italia non ha mai vissuto. In viaggio con una videocamera digitale ha girato la Penisola alla scoperta delle sue radici.

“Viaggio a Misterbianco” è un road-movie volutamente frammentario e fuori dalle rotte turistiche.

“Sono italiano di seconda generazione, spiega Paolo Poloni, anche se mi sembra un po’ ridicolo parlare di seconda generazione, dopo i quarant’anni d’età”. In questo esordio c’è già tutta l’ambiguità dell’essere italiano di passaporto, ma svizzero di testa. O dovrei dire italiano di cuore e svizzero di cultura?

Il documentario è nato in effetti da un bisogno personale: Poloni voleva capire se avrebbe potuto anche viverci in Italia.

“Per me ora è chiaro che l’Italia non costituisce una prospettiva di vita, non mi sento italiano anche se sono molto vicino alla cultura italiana. In fondo non è più importante”, dice Poloni.

L’autore e regista fa parte insomma di quella crescente categoria di individui che nelle nostre società multietniche si sentono cittadini del mondo, e i cui riferimenti esistenziali e sentimentali sono legati a due, e perché no, anche a tre “patrie” diverse.

Strutturare l’arbitrarietà del momento

Viaggio a Misterbianco, o l’italiano dell’estero che per 5 mesi e durante la brutta stagione va incontro alla chimera Italia. “Per questo viaggio ho cercato veramente di svuotarmi, di non avere né pregiudizi né una pianificazione vera”.

Una critica che è stata mossa al film è che un viaggio periferico, su strade poco battute e all’incontro di gente in cui il regista si imbatte per caso non può rappresentare una realtà complessa come l’Italia.

“Non ho mai pensato alla rappresentatività o meno dei personaggi che incontravo, lasciando davvero tutto al caso. Ad un certo punto però mi sono accorto che per strada incontravo più che altro extracomunitari o emarginati e ho dovuto correggere un po’ il tiro.”

Il montaggio è stato molto importante: ha aggiunto un tocco di finzione al materiale, “organizzato il caso”.

L’altra faccia dell’Italia

L’immagine dell’Italia che ne viene fuori è ben lontana dal poster da agenzia turistica, con tanto di spiaggia e città d’arte. È un’Italia immersa nella malinconia autunnale e nebbiosa delle feste dei Santi. E poi l’inverno, che diventa sempre meno inverno man mano che il regista scende a sud.

“È incredibile come cambia l’Italia in primavera e in estate, con i turisti stranieri e gli emigrati che tornano… tutto cambia, anche l’economia, che in molti posti dipende completamente dal turismo”, fa notare Poloni.

Nella carrellata di personaggi incontrati in questo viaggio fuori stagione ci sono camionisti, automobilisti, drogati, emarginati, un postino e la sua famiglia, lavoratori stranieri che occupano una chiesa a Milano. A Napoli cantanti e attori mancati.

Alcuni invitano il regista a casa loro, altri restano incontri brevissimi, di cui si accenna appena un gesto, una frase.

Misterbianco, un posto che esiste davvero

Dal Brennero alla Sicilia, il viaggio si conclude in un paese ai piedi dell’Etna che ha un nome che sembra inventato e dà un tocco quasi surreale al finale. “Misterbianco” non è il nome di un detersivo, ma di un paesino siciliano il cui sindaco è un appassionato di ordine e di pulizia. Forse anche un po’ esibizionista.

È questo il personaggio che più è rimasto impresso al regista: “Un uomo così pieno di energia e di volontà di cambiare le cose. Così “svizzero”, che si mette a pulire da solo le strade. Mi ha impressionato, nella sua ambiguità completa. Era anche molto arrogante e nel film si vede”.

Un film giocato dunque sull’ambiguità, che lascia un senso di spaesamento, ma che non tocca mai le corde del patetico e che ci infonde invece una profonda simpatia per i volti, le voci, le storie della gente.

Alla fine l’autore ritrova le sue radici? No, il viaggio gli fa capire forse qualcosa in più dell’Italia nascosta, ma mette in dubbio il fatto che si possa scoprire mai chi siamo davvero, e trovare in un solo luogo le proprie radici. Lo scopo del viaggio non era la meta, ma l’andare.

swissinfo, Raffaella Rossello

L’autore e regista Paolo Poloni, madre lombarda e padre veneto, è cresciuto a Zurigo. Ha studiato e approfondito la lingua e la cultura italiana all’università.

“Viaggio a Misterbianco” è un itinerario insolito e periferico in un’Italia invernale, malinconica e per nulla turistica. La voce fuori campo aggiunge riflessioni personali sul senso di un viaggio ai limiti dell’arbitrario.

Il “Grand-Tour” nei paesi del sud è una tradizione nordica, almeno da Goethe in poi. Il regista di questo documentario scende a sud delle Alpi forse in cerca di se stesso. Non trova risposte, ma evita i cliché sull’Italia.

“Viaggio a Misterbianco” era l’unico documentario svizzero in concorso al Festival internazionale del documentario “Visions du réel” di Nyon. Sarà presentato anche al Festival di Locarno.

Esce nelle sale in svizzera nelle prossime settimane.

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