Jean-Luc Bideau, “è come nella vita di tutti i giorni”
La 39esima edizione delle Giornate del cinema di Soletta, in programma fino al 25 gennaio, dedica, per la prima volta, la sua retrospettiva ad un attore: Jean-Luc Bideau.
swissinfo lo ha incontrato a Soletta.
swissinfo: Jean-Luc Bideau, ginevrino ma parigino d’adozione, quali sono le impressioni che suscita l’atmosfera delle “Giornate” di Soletta?
Jean-Luc Bideau: Mi chiedo sempre come mi vede la gente, ma constato che sono in pochi a conoscermi…non posso nasconderlo! Soletta, è un po’ come ritrovarsi in un villaggio. Gli abitanti non si interessano molto al festival. Qui non c’è la stessa euforia che si vive a Cannes o anche solo a Locarno. A Soletta tutto è più calmo, più discreto.
swissinfo: Ogni anno, il festival di Soletta fa un bilancio dello stato di salute del cinema svizzero e delle difficoltà che incontra. A questo proposito, lei insiste molto sulla necessità di avere anche in Svizzera una vera e propria scuola di cinema…
J.-L. B.: Una scuola del genere dovrebbe essere nazionale, anche se so che tutti i cantoni sono contro quest’idea. L’insegnamento è infatti di competenza cantonale. Il punto sul quale bisogna insistere è che non bisogna considerare il cinema solo dal profilo artistico, ma anche da quello commerciale. In Svizzera non si considera affatto questo secondo aspetto.
I realizzatori mancano di continuità nel loro lavoro. Per poter scrivere una scenografia, siamo costretti a batterci ogni volta. E’ dura sopravvivere…In Svizzera, è molto difficile per i cineasti vivere del proprio mestiere. I pochi che ci riescono realizzano programmi per la televisione.
swissinfo: La creazione di una scuola dipende dal mondo politico. A proposito di politica, lei è informato su quello che succede nel nostro paese?
J.-L. B.: Sostengo il partito socialista, sebbene mi manchi il tempo per essere un militante più attivo. Quello che ritengo in ogni caso importante è di sentirsi un po’ responsabili di ciò che ci succede attorno.
swissinfo: Una volta, negli ambienti più conservatori, era quasi una vergogna diventare un attore comico. È forse una vergogna adesso, per un attore piuttosto di sinistra, avere un figlio che ha lavorato come consigliere del presidente della Confederazione? (Nicolas Bideau è stato il consigliere diplomatico di Pascal Couchepin nel 2003)
J.-L. B.: Mio figlio era consigliere presso il Dipartimento degli affari esteri e non è mai stato assunto da Pascal Couchepin. Non vorrei parlare a nome di mio figlio, ma credo che non siano neanche dello stesso partito. Ed è forse per questo motivo che è stato apprezzato da Pascal Couchepin. Ci sono stati sicuramente dei momenti durante i quali Couchepin aveva bisogno di sentire opinioni diverse da quelle suggerite dai suoi consiglieri.
Durante la sua presidenza, Pascal Couchepin si è concentrato quasi esclusivamente sugli affari esteri e quindi mio figlio è stato sollecitato varie volte. I suoi suggerimenti non sono stati inutili. E so che Couchepin apprezza le persone che sanno farsi sentire, che picchiano i pugni sul tavolo…
swissinfo: Le “Giornate” le dedicano una retrospettiva. Ma solitamente le retrospettive di Soletta rendono omaggio a dei registi, non a degli attori…
J.-L. B.: È stato il direttore Ivo Kummer a fare questa scelta ed io ne sono molto onorato. Probabilmente ciò è dovuto al fatto di aver avuto la possibilità di lavorare in produzioni che hanno avuto successo…mi sembrava quindi il minimo! A parte gli scherzi, trovo tutto ciò positivo. Ma non preoccupatevi, non mi monto la testa! A questo proposito, sabato è prevista un’interessante discussione sul tema: “Cosa significa essere una star?” A quel momento, potrò lasciarmi andare…
swissinfo: Jean-Luc Bideau…che cosa significa dunque, essere una star?
J.-L. B.: Una star è un attore che guadagna un sacco di soldi con i suoi film, che ha una donna conosciuta come compagna e che racconta tutti i particolari della propria vita privata. Ma, innanzitutto, una star è qualcuno che fa guadagnare tanti soldi al suo produttore. È come un buon cavallo da corsa, un cavallo che vince.
swissinfo: 12 sono i film rappresentati durante la retrospettiva di Soletta. Quali sono i film della sua filmografia, che avrebbe più voglia di rivedere?
J.-L. B.: Il primo film di Tacchella, “Voyage en Grande Tartarie”. È uno dei film più belli che io abbia fatto ed è il film più bello di Tacchella, ma che purtroppo non ha avuto un gran successo.
Poi c’è anche un film presente qui a Soletta, “Les portes de la gloire”, di Merret-Palmair, con Benoît Poelvoord. Anche questo film non ha avuto molto successo. Sarò io che porto sfortuna…Toscan du Plantier (il produttore Daniel Toscan du Plantier) diceva che sono uno “svuota-cinema”…
swissinfo: Ogni volta che si parla di Bideau, ritornano in mente gli anni di Goretta, Tanner, Soutter…Non è un po’ stufo di dover sempre parlare di quel periodo, se consideriamo che da allora ha realizzato 1000 altre cose?
J.-L. B.: A parte “Amarsi?…Che casino!”, gli altri film non hanno avuto un grande impatto sul pubblico. Inoltre la gente è molto semplice: Bideau è svizzero e sarà per sempre svizzero. Limitiamoci ad imitare – in malo modo, tra l’altro – il suo accento.
swissinfo: Il suo percorso è caratterizzatio dal rifiuto di fissarsi in una sola categoria: ha interpretato ogni tipo di film, da quelli d’autore a quelli per il grande pubblico. Ciò l’ha più favorito o penalizzato?
J.-L. B.: La diversificazione mi ha permesso di non deprimermi. Un tipo come Sami Frey, che ha sempre avuto una condotta molto rigida e stretta, quasi impeccabile, deve essere più depresso di me. Per quel che mi concerne, tutto va per il meglio: da una parte interpreto i poeti o gli autori che mia moglie mi suggerisce e dall’altra mi calo le braghe come ho fatto in “Amarsi?…Che casino!”.
È come nella vita di tutti i giorni, ci sono un sacco di colori!
swissinfo, intervista di Bernard Léchot
(traduzione dal francese: Luigi Jorio, swissinfo)
Il premio del cinema svizzero 2004 per il miglior film è stato attribuito a “Mein Name ist Bach” di Dominique de Rivaz.
Il miglior documentario é “Mais in Bundeshuss – La génie helvétique” di Jean-Stéphane Bron.
Il primo premio per i cortometraggi va a “L’escalier” di Frédéric Mermoud.
Jean-Luc Bideau nasce nel 1940 a Ginevra.
I suoi principali successi: “La salamandra” (1971), “Jonas che avrà 20 anni nel 2000” (1976), “L’invito” (1976).
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