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Festival del film 2007: una selezione da affinare

Il Pardo scompare dal grande schermo. Lasciando le sue orme

Spente a Locarno le luci del cinema, assegnati i Pardi, la riflessione sulla 60esima edizione della rassegna internazionale appena conclusa, un rituale che si ripete.

Il direttore Frédéric Maire intasca sicuramente corali consensi per le proposte offerte in Piazza Grande, il salotto buono per eccellenza del grande pubblico.

Dai bilanci si riparte soprattutto per migliorare. Perché, come dice il giornalista e critico cinematografico Gino Buscaglia, un festival può solo crescere. Non ha altra scelta se non quella di guardare avanti.

Grande esperto di cinema, critico cinematografico, Gino Buscaglia durante il Festival internazionale del film coordina tutta l’informazione per le tre reti della Radio svizzera di lingua italiana (RSI). Un osservatorio privilegiato, dunque, per seguire direttamente e indirettamente le numerose orme del Pardo.

Qualche crepa nella selezione

Parla di cinema con una facilità impressionante, sceglie le citazioni migliori per essere ancora più efficace nei suoi commenti. Come quando ricorda Fellini per cui il cinema era fatto anche di pennellate di luce sullo schermo. Gino Buscaglia va e torna nella storia del cinema, eppure è “in diretta” con noi.

“Questa edizione del sessantesimo – dice a swissinfo il critico cinematografico – è un’edizione in chiaroscuro. Nel concorso si sono viste buone pellicole, ma anche proposte piuttosto scadenti e deludenti, tanto da chiedermi come sia stato possibile scegliere questi film”.

“Mi rendo conto – continua – che selezionare non è facile, ma ci sono dei criteri oggettivi che non possono essere ignorati. Ho avuto l’impressione, vedendo alcuni lavori, che la selezione si basasse piuttosto su una percezione molto soggettiva e anche leggermente perversa”.

“Non basta prendere in mano una cinepresa per fare un film, non basta accostare delle sequenze, delle immagini. Un film – spiega Buscaglia – ha una sua struttura, un film è costruito, deve raccontare una storia, deve avere una propria coerenza formale e di contenuto. Anche quando è sperimentale”.

“Queste scelte sbagliate, o perlomeno discutibili – osserva Buscaglia – sono come le prime crepe in una diga. Occorre dunque fare attenzione e correre subito ai ripari. Perché se non si colmano queste prime crepe, comincia l’inondazione. E dall’inondazione all’alluvione il passo può essere molto breve”.

Il giudizio più severo è riservato quest’anno alla sezione “Cinéastes du présent”: non si è visto nulla di interessante, anzi sono stati proposti film con grandi pretese intellettuali, o presunte tali, ma totalmente inconcludenti. “Se posso dare un consiglio all’amico Frédéric – precisa il critico cinematografico – è quello di viaggiare di più e di delegare di meno nella selezione dei film”.

Tra perle preziose e parole di pace

Del concorso internazionale, Buscaglia cita – per scelta – quelli che gli sono piaciuti e che, secondo lui, si inseriscono perfettamente nello spirito di Locarno, quello cioè di un cinema di scoperta, sperimentale, innovativo.

Apprezzamenti positivi, dunque, per “La Maison Jaune”, dell’algerino Amor Hakkar, “Extraordinary Rendition” di Jim Threapleton o ancora “Slipstream”, il film di Anthony Hopkins che ha intenzionalmente scelto la vetrina di Locarno per presentarlo.

“Pur essendo sperimentale – osserva il giornalista – il lungometraggio di Hopkins è ben costruito, propone dei ritmi serrati, delle inquadrature particolari, gioca sapientemente con luci e colori”.

Nel suo elenco Buscaglia indica anche il film “Sous les toits de Paris” del curdo iracheno Hiner Saleem, con un grandioso Michel Piccoli nei panni di un vecchio solitario. “Questo lavoro – annota Buscaglia – mostra come sia possibile affrontare con poesia il duro tema della solitudine e dell’emarginazione. Per non parlare della straordinaria intensità dell’interpretazione di un grandissimo Piccoli”.

Ottimo il livello di “Open Doors”, sezione sostenuta dalla Confederazione (attraverso la Direzione dello sviluppo e della cooperazione) che dimostra di essere un appuntamento molto importante per la cinematografia emergente, in paesi dove i mezzi o la situazione politica sono spesso ostacoli alla produzione.

“Protagonista di quest’anno – ricorda Buscaglia – il Medioriente. E noi tutti sappiamo che cosa vuole dire in termini di sofferenza e di conflitti. A Locarno abbiamo visto incontrarsi arabi ed israeliani. Il cinema è anche questo: dare voce alle parole di pace”.

Piazza Grande e dintorni

Piazza Grande, per le pellicole proiettate, sembra tornata agli antiche splendori. “Le scelte dei film per il salotto buono del Festival – sottolinea il critico cinematografico – sono state molto buone e adatte per il grande pubblico. Direi che la linea scelta da Frédéric Maire è quella giusta, con una buona combinazione di generi”.

Piazza Grande, proprio per la sua vocazione popolare, ha però bisogno di un occhio di riguardo e di rispetto per il pubblico. “È inutile – commenta Buscaglia – che ci nascondiamo dietro all’evidenza: la piazza sta diventando sempre più una riserva per i VIP a scapito del pubblico, i cui posti a sedere sono sempre più confinati in fondo e ai lati”.

E non è una buona cosa. “Contrariamente ad altri festival, una delle caratteristiche di Locarno è proprio questa sua grande democrazia: tutti possono vedere i film, tutti hanno la possibilità di accedere nelle sale.” Trasformare la Piazza prevalentemente in una vetrina per gli sponsor rischia, alla lunga, di essere controproducente. E di creare crescenti malumori in coloro che amano il cinema e che aspettano i dieci giorni di Locarno per andare, senza visti e passaporti, alla scoperta del mondo.

swissinfo, Françoise Gehring, Locarno

La 60esima edizione del Festival internazionale del film di Locarno si è conclusa con una buon affluenza di pubblico. Per accentuare la visibilità del Festival, è stata consolidata la strategia di invitare delle personalità del mondo del cinema e della cultura.

L’edizione del 2007 sarà ricordata per la presenza a Locarno di: Anthony Hopkins con un film in concorso; il premio Nobel della letteratura Dario Fo, interprete del film “Io non sono un moderato; l’attrice spagnola Carmen Maura, (amatissima da Pedro Almodovar); l’attrice americana Rose McGowan (famosa nella serie televisiva “Streghe” nel ruolo di una delle sorelle Hallywell) e dall’attore francese Michel Piccoli, protagonista di un film in concorso.

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