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Bilaterali: è polemica tra Ticino e Lombardia

Un'infermiera a Como guadagna poco più della metà di un'infermiera a Lugano Keystone

A quasi tre mesi dall'entrata in vigore degli accordi bilaterali, poco o niente è cambiato in Ticino. Ma è già polemica con i vicini italiani.

Il presidente della Camera di commercio di Como accusa il Ticino di applicare gli accordi a senso unico.

Rico Maggi, direttore dell’Istituto degli studi scientifici dell’Università della Svizzera italiana (USI), non nasconde una certa perplessità: “due sono le cose” ci dice, “o gli accordi bilaterali non hanno ancora avuto alcun effetto o non ci siamo accorti di nulla!”.

Eppure la data d’entrata in vigore degli accordi spaventava, a dir poco, i ticinesi. Il cantone si è quindi dato da fare per preparare alla meglio datori di lavoro e sindacati. Ha costituito una commissione tripartitica incaricata di osservare gli effetti della libera circolazione delle persone sull’economia locale.

Anche se, per ora, le cose sono praticamente rimaste immutate nella vita di tutti i giorni, qualcosa comincia a muoversi. Infatti i frontalieri hanno ormai la possibilità di istallarsi in Ticino.

Fuga di personale

Così, ad esempio, hanno fatto Angelo ed Enza. La coppia, impiegata all’Ospedale civico di Lugano, ha atteso l’entrata in vigore degli accordi per stabilirsi nella regione.

Detto ciò, le cosiddette zone-frontiera non saranno abolite prima del 2007. A quel momento, il mercato ticinese del lavoro potrà aprirsi fino a Milano.

Intanto, il flusso di frontalieri verso il Ticino alimenta una polemica al dilà del confine. Nelle province limitrofe, a Como soprattutto, la mancanza di personale ospedaliero è un problema.

Non a caso un’infermiera comasca sceglie di lavorare in Ticino: in Italia il suo stipendio mensile si aggira sui 1200 euro, in Svizzera sale a 2250 euro.

Per arginare questa “fuga”, la regione Lombardia sta esaminando la possibilità di aumentare i salari. Non solo. La professione dovrebbe essere valorizzata e gli orari rivisti.

Il “j’accuse” lombardo

I bilaterali stanno però creando una mini-polemica tra Ticino e Lombardia. La diatriba è alimentata dalle recenti accuse mosse dal presidente della Camera di commercio di Como, Marco Citterio. Rimprovera gli svizzeri di boicottare gli artigiani lombardi e di fare prova di ostruzionismo.

Marco Citterio sta preparando un incarto che trasmetterà prossimamente alla sede dell’UE: “Il Ticino”, dice, “applica gli accordi a senso unico e ciò è grave.”

Società svizzera degli impresari costruttori ribadisce: “gli italiani conoscono poco la reale portata degli accordi e sono restii ad applicarli correttamente. I rimproveri di Citterio sono infondati e faranno ridere se dovessero arrivare a Bruxelles.”

Il prossimo 17 settembre un congresso sul tema riunirà ticinesi e lombardi a Varese. “Gli accordi sono un’opportunità da non perdere tanto per il Ticino quanto per l’Italia” afferma Claudio Camponovo, direttore della Camera ticinese del commercio che organizza l’incontro.

Gemma d’Urso, Lugano

L’entrata in vigore degli accordi bilaterali spaventava i ticinesi. Tre mesi dopo poco o nulla è cambiato anche se è sorta una polemica con la vicina Lombardia.

37’000 frontalieri entrano quotidianamente in Ticino dalle province di Como, Varese, Novara e Verbania. Potranno ormai chiedere di risiedere in Svizzera
A Como un’infermiera guadagna 1200 euro al mese, a Lugano ne tocca 2250

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