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Brividi elettrici al Museo della comunicazione

Come si può vedere, Jimi Hendrix sul palco non bruciava o riduceva solamente a brandelli le chitarre. Walter Baumann

Il Museo della comunicazione di Berna mostra un'esposizione di chitarre elettriche. Rivoluzionario il loro ruolo nella storia del rock e della cultura di massa.

70 anni fa, Aldolph Rickebacher commercializzava la prima chitarra elettrica. Tra gli oggetti esposti, anche alcune rarità prodotte negli anni ’30 dallo svizzero emigrato negli USA.

Keith Richards una volta disse di non riuscire a capacitarsi del fatto che un musicista rock in fondo suona solo una chitarra, ma la gente si aspetta che la sua musica cambi il mondo. Dopo la caduta del muro di Berlino, il chitarrista dei Rolling Stones disse di aver finalmente capito il perché.

Al di là della cortina di ferro, la musica rock rappresentava un desiderio di libertà talmente potente da contribuire a cambiare il corso della storia, in modo forse ancora più dirompente della politica.

Simbolo della protesta giovanile

Senza l’amplificazione, la chitarra da sola non sarebbe riuscita a diventare un simbolo di protesta e di ribellione dei giovani contro la cultura degli adulti. Di questa evoluzione è in gran parte responsabile uno svizzero emigrato negli Stati Uniti.

Se non fu l’inventore della chitarra elettrica, Aldolph Rickebacher ne è considerato a ragione uno dei padri, perché la sua ditta contribuì allo sviluppo tecnico e alla fabbricazione in serie della chitarra elettrica. Ebbe un tale successo, che ancora oggi la marca «Rickenbacker», (nome americanizzato per facilitarne la pronuncia), è molto conosciuta.

La mostra «Chitarre elettriche» è un viaggio multimediale attraverso il secolo della comunicazione di massa. La musica pop e rock non è solo intrattenimento, perché su di essa si concentrano i desideri, le illusioni, la voglia di incontro e di trasgressione di intere generazioni. Ed è diventata una delle industrie più importanti del mondo.

Nelle vetrine sono esposti modelli più o meno rari, tra questi anche una chitarra-basso firmata da Paul McCartney. Uno schermo gigante mostra alcuni estratti di famosi concerti, dal 1950 ad oggi.

Testi, suoni, foto, tanti video e giochi interattivi testimoniano del potenziale esplosivo e sensuale della chitarra elettrica, diventata una specie di icona di quel rito collettivo che è il concerto rock. Il pubblico, con l’assistenza del personale, può anche provare a suonarne qualcuna, con tanto di effetti di distorsione (in cuffia).

Concerti e workshop nel museo

Il Museo della comunicazione, oltre alla mostra temporanea, offre anche alcuni workshop il fine settimana, e una serie di dodici concerti dal vivo, che si tengono nella piccola scena costruita all’interno dell’esposizione.

Il programma parallelo è completato da conferenze e film e culminerà nel mese di marzo con la notte delle chitarre. Una manifestazione che si terrà in un famoso locale della capitale, in cui diversi chitarristi svizzeri passeranno in rassegna 70 anni di chitarra elettrica.

«Chitarre elettriche» è una mostra che in Germania, a Berlino e Mannheim, ha riscosso parecchio successo l’anno scorso. Il Museo della comunicazione di Berna ha integrato all’esposizione tedesca alcuni aspetti tipicamente svizzeri.

La storia di Adolph Rickenbacher, le vicende dei gruppi rock svizzeri, come i leggendari «Krokus» o ancora il ruolo delle donne con al collo una chitarra elettrica, che nonostante l’emancipazione, restano poche.

Scopriamo che esiste anche in musica una barriera del rösti tra Svizzera romanda e Svizzera tedesca, una realtà forse meno accentuata oggi, in cui generi e linguaggi tendono a fondersi al di là delle frontiere. Ma certo, se le chitarre parlano la lingua universale della musica, alla gente piace comunque ascoltare dei testi nella propria lingua.

swissinfo, Raffaella Rossello, Berna

Esposizione “Chitarre elettriche: leggende e vibrazioni”.
Berna, Museo della comunicazione.
Dal 21 ottobre al 28 aprile.

Nel 1891, all’età di 4 anni, Adolph Rickenbacher, originario di Basilea, emigra con la sua famiglia negli Stati Uniti.

Nel 1918 apre a Los Angeles una fabbrica di attrezzi, di forme metalliche e di prodotti in bachelite.

Fornisce anche il corpo metallico alla fabbrica di chitarre “National”.

Agli inizi degli anni ’30 si associa a George Beauchamp e comincia a produrre chitarre elettriche in serie.

Nel 1953 vende la sua impresa. La società “Rickenbacker International Corporation” produce ancora oggi con successo chitarre elettriche.

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