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Due grandi “outsider” della fotografia

Flüli nell'Entlebuch in un'immagine scattata da Theo Frey nel 1941.

Con due importanti retrospettive fotografiche dedicate al francese Eugène Atget e all svizzero Theo Frey, Winterthur rinnova la sua fama di centro europeo della fotografia.

Mentre il Fotomuseum presenta la Parigi d’inizio Novecento vista dal grande Eugène Atget, la Fondazione Svizzera per la Fotografia mostra scorci di storia sociale svizzera immortalati da Theo Frey.

Che la città di Winterthur si possa considerare uno dei più importanti centri europei per la fotografia è ormai un dato consolidato ma che viene periodicamente riaffermato da sempre nuove manifestazioni come dimostrano le due importanti retrospettive attualmente in corso.

Allestite entrambe in occasione dell’anniversario della nascita dei due fotografi – nel 2007 si è festeggiato il 150esimo di Atget e quest’anno si ricorda il centenario di Frey -, queste due mostre si possono considerare le più importanti e complete retrospettive dedicate alla loro opera.

“A parte una piccola esposizione a Losanna nel 1986, che presentava 60-70 foto, in Svizzera non c’è ancora mai stata una retrospettiva di Eugène Atget. Questa è quindi la prima grande retrospettiva e vi si può scoprire davvero molto”, conferma Urs Stahel direttore del Fotomuseum di Winterthur.”

Simili i toni del direttore della Fondazione Svizzera per la Fotografia, dove è ospitata l’altra mostra. “È la prima volta che possiamo presentare un’esposizione così ampia dei lavori di Theo Frey – ci dice Peter Pfrunder -, perché avevamo a disposizione l’archivio e questo ci ha permesso di lavorare in profondità e anche portare alla luce molte nuove foto che fino ad ora non si conoscevano.”

Theo Frey

Fotografo autodidatta, Theo Frey (1908-1997) è conosciuto per i suoi reportage foto-giornalistici che ritraggono scorci della storia sociale svizzera dagli anni 30 agli anni 60.

Accanto ai lavori più conosciuti, come quelli che documentano la vita dei contadini di montagna o i servizi realizzati in 12 comuni svizzeri in occasione dell’esposizione nazionale del 1939, questa mostra presenta anche immagini più sobrie e statiche che rivelano un lato nuovo di Frey.

“Theo Frey fino ad ora era noto come reporter”, spiega Peter Pfrunder. “Credo che oggi possiamo far vedere che in lui c’è anche lo sguardo del ricercatore, lo sguardo attento di un fotografo interessato alle relazioni sociali, gli ambienti, gli esseri umani, che non ha colto passando in modo frettoloso ma occupandosene con profondità.”

Si tratta d’immagini della quotidianità urbana, dei disoccupati che negli anni 30 vivevano in una discarica ai margini della città di Zurigo, ma anche quelle dei nomadi svizzeri, degli sfollati e dei campi profughi durante la seconda guerra mondiale.

La Parigi di Eugène Atget

La mostra del Fotomuseum presenta invece uno dei pionieri della fotografia del ventesimo secolo. Per oltre 30 anni Eugène Atget (1857-1927) ha attraversato instancabilmente e in modo sistematico Parigi e i suoi dintorni per fermare nelle sue foto le immagini “ancien regime” della capitale francese.

Dai piccoli dettagli di portoni e scale, a inquadrature di vicoli e strade, dalle facciate di negozi e di marciapiedi straripanti di bancarelle, fino ai parchi e giardini e alle statue che si trovano al loro interno. Atget documenta tutto con coerenza e senza emozione.

Con un atteggiamento da vero storico, raccoglie, ordina e classifica meticolosamente il materiale fotografico – oltre 8500 immagini – seguendo temi precisi come “Piccoli mestieri”, “Arte nelle vie di Parigi”, “Parigi pittoresca”, “Ornamenti”, “Topografia”, “Interni”.

“Nell’epoca in cui tutti i fotografi si sono esercitati in una fotografia impressionistica, pittorica, Atget ha praticato una fotografia diretta, semplice, una fotografia leggermente senza emozioni della città di Parigi”, spiega Urs Stahel. “Ciò l’ha reso, fino ad oggi, uno dei più importanti punti di riferimento della storia della fotografia.”

Inventari di città e di umanità

Questo modo di fotografare diretto e semplice, non interessato ad effetti spettacolari ma desideroso di cogliere l’immagine oggettiva, è una caratteristica presente in Atget che ritroviamo, molti anni più tardi, anche nella fotografia di Frey.

“Frey e Atget sono outsider. Tutti e due non volevano avere a che fare con la fotografia artistica ma sentivano di avere una missione – sostiene Peter Pfrunder – operavano con la convinzione di avere un messaggio da trasmettere. Atget con l’idea quasi ossessiva di afferrare Parigi e Theo Frey per raccogliere informazioni esplorando in modo visuale la Svizzera del suo tempo.”

Ma nel confronto tra i 2 fotografi balzano immediatamente agli occhi anche le loro differenze. “Atget si muoveva con la cosiddetta ‘grande chambre’, una scatola in legno di 30 chili, con stativo, telo nero, lastre di vetro”, ricorda Urs Stahel.

Frey al contrario, fotografa con una macchina leggera, che gli permette un movimento molto più agile. “Le foto di Atget sono tutte molto riservate, leggermente discoste, mentre i lavori di Frey vanno vicino alla gente”, precisa Stahel. “Ma tutti e due hanno in mente un archivio. Atget fa un inventario di tutta Parigi e Frey, in forma più modesta, della vita sociale della Svizzera.”


swissinfo, Paola Beltrame, Winterthur

La retrospettiva “Parigi intorno al 1900” dedicata al fotografo francese Eugène Atget rimarrà aperta al Fotomuseum di Winterthur fino al 25 maggio. La mostra, che raccoglie 350 fotografie, è stata presentata l’anno scorso prima a Parigi e poi a Berlino.
La retrospettiva che la Fondazione Svizzera della Fotografia ha allestito per ricordare il 100° anniversario della nascita di Theo Frey rimarrà aperta fino al 28 agosto. Oltre a ca. 150 foto, la mostra presenta anche alcuni cartoni con copie a contatto di piccolo formato realizzati da Frey per organizzare il suo archivio.

Frey nasce a Hochdorf (LU) nel 1908, si diploma perito meccanico e inizia a studiare come ingegnere meccanico ma nel 1933 decide di dedicarsi alla fotografia. Dal 1934 inizia a realizzare i primi reportage fotografici tra cui “12 comuni” per l’esposizione nazionale del 1939.

Tra il 1940-45 lavora come fotoreporter per l’esercito svizzero e successivamente comincia a lavorare per conto di organizzazioni umanitarie come la croce rossa. Muore a Weiningen (ZH) nel 1997.

Atget nasce a Libourne (Gironda) nel 1857. Rimasto orfano a 5 anni dal 1876 lavora come stewart in una nave passeggeri e viaggia in Africa e Sudamerica. Nel 1879 s’iscrive al conservatorio di Parigi e nel 1882 inizia a far parte di una compagnia di teatro.

Nel 1888 lascia il teatro e inizia a dedicarsi alla fotografia. Dal 1897 in poi fotografa in modo sistematico la città di Parigi e vende le sue foto a privati, istituzioni pubbliche, musei e biblioteche.

Dal 1920 Atget fotografa sempre meno. Tra il 1921-25 incontra Man Ray (esponente del surrealismo americano) e la sua assistente Berenice Abbot che s’interessano al suo lavoro e acquistano sue stampe e negativi. Atget muore a Parigi nel 1927.

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