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I fasti del regno di mezzo

Lo sguardo di Carlo sul rappresentante del popolo che l'ha sconfitto, il presidente della Confederazione Pascal Couchepin Keystone

I sogni di Carlo il Temerario (1433-1477) s'infransero contro le alabarde dei Confederati in tre battaglie che cambiarono la storia d'Europa. Ora Berna risuscita gli splendori della sua corte in una mostra di respiro internazionale.

Carlo il Temerario sembra uscito dalla penna di un autore teatrale: ricco, colto, ambizioso e tragicamente destinato a fallire. Uomo dei superlativi – il più facoltoso del suo tempo, quello con l’esercito più moderno, con l’amministrazione statale più efficiente, con la corte dalla vita artistica e culturale più vivace d’Europa – è capace di affascinare e trascinare nel solco della sua storia un vasto pubblico.

Carlo offre un aggancio a tutto il vecchio continente: ai territori su cui ha regnato, ai francesi con cui ha rivaleggiato, agli italiani che gli fornivano tessuti e armature e agli svizzeri che ne segnarono la fine con una guerra preventiva ante litteram.

In effetti, il povero Carlo aveva sì in mente di estendere il suo dominio dal Mare del Nord al Mediterraneo e farlo così diventare una specie di regno di mezzo tra il Sacro romano impero di Federico III e la Francia di Luigi XI; ma non aveva ancora preso di mira la Confederazione quando quest’ultima gli dichiarò guerra.

Le ragioni di tanta audacia? Squisitamente economiche. Il capo degli interventisti – spiega lo storico Quirinus Reichen – faceva parte di una famiglia di commercianti, i Diesbach, che trasportava merci dal sud della Germania alle fiere di Lione. Le conquiste di Carlo il Temerario stavano per ostacolare il commercio: «Una guerra preventiva era il modo migliore per mantenere inalterati dei meccanismi economici ben oliati».

Per lo stupore dell’Europa tutta, i contadini confederati sconfissero l’esercito borgognone nelle battaglie di Grandson (dove Carlo perse i beni), Morat (dove perse il coraggio) e Nancy (dove perse la vita). «Con le guerre di Borgogna, i soldati svizzeri hanno messo in mostra il loro coraggio», racconta Reichen. «Da un giorno all’altro sono diventati mercenari ambiti». E il papa, ancora oggi, ringrazia.

Festeggiare il nemico

In un certo senso, con questa mostra su Carlo il Temerario, il Museo di storia di Berna rende omaggio al nemico; un nemico che – ricorda Quirinus Reichen – «ci ha lasciato un tesoro inestimabile». L’occasione era troppo ghiotta per farsela sfuggire e i responsabili del museo – che già in passato si è distinto per le sue animazioni multimediali e per esposizioni di grande successo, come quella dedicata ad Einstein – l’hanno colta al volo.

Lo spunto è venuto dalla casa editrice Faksimile che è entrata in contatto con il museo Getty di Los Angeles per realizzare una copia del libro di preghiere di Carlo, uno dei manoscritti più preziosi del Medioevo europeo. Da questa esperienza è nata l’idea di realizzare una mostra che riportasse in Europa questo capolavoro.

È stata una vera e propria sfida, racconta la vicedirettrice del museo Gabriele Keck. «Quelli esposti sono oggetti delicati e non è affatto ovvio che i musei in cui sono conservati accettino di prestarli. Il Getty ha detto sì e il libro di preghiere ha preso l’aereo ed è arrivato a Berna dove rimarrà non per tre mesi – la durata abituale dei prestiti per le esposizioni internazionali – ma addirittura per quattro».

Quel che resta del bottino

Tra le meraviglie che si possono ammirare a Berna, ben poche provengono dal bottino della battaglia di Grandson, uno dei più ricchi della storia. «È andato quasi tutto perduto», spiega Quirinus Reichen. «Le truppe di contadini svizzeri si sono trovate confrontate con oggetti di cui non potevano cogliere il valore. Sappiamo che hanno gettato nell’immondizia pietre preziose, semplicemente perché non sapevano cosa fossero».

Altri oggetti – come il cappello d’oro tempestato di perle di Carlo – sono stati trasformati in moneta sonante. «Il cappello era stato assegnato alla città di Basilea che nel Cinquecento l’ha venduto per risanare le finanze comunali». Da allora, del copricapo si è persa ogni traccia. In mostra c’è una riproduzione realizzata in base ad un disegno dell’epoca scovato nel 2007.

Fortunatamente una sorte diversa è toccata agli arazzi che oggi sono forse gli oggetti più preziosi del fondo del museo bernese. «Le tappezzerie e le bandiere sottratte a Carlo sono state esposte nelle chiese a mo’ di ringraziamento a dio per la vittoria. Quelle finite a Berna si sono conservate grazie alla Riforma che ha portato a levarle dalle pareti. Sono state messe in bauli asciutti e bui e così sono arrivate fino a noi. Nella cattolica Friburgo – dove si trovava un altro meraviglioso arazzo dai Mille fiori proveniente da Grandson – le preziose tappezzerie sono rimaste appese ai muri fino al XVII secolo, esposte alla luce, all’umidità e agli sbalzi di temperatura: è stata la loro fine», conclude Reichen.

Tutt’altro clima regna nella penombra delle sale del museo, dove la tecnologia più moderna e una sapiente scenografia si alleano per sottolineare la bellezza degli oggetti esposti e sedurre i visitatori, tutti, non solo gli esperti d’arte e di storia.

swissinfo, Doris Lucini, Berna

Nasce nel 1433 a Digione. È l’unico figlio legittimo del duca di Borgogna Filippo il Buono e d’Isabella del Portogallo. Grazie ad una serie di matrimoni strategici, la famiglia aveva esteso il suo regno fino alle Fiandre, al Brabante e ai Paesi Bassi, passando per il Lussemburgo e Bruxelles.

Nel 1467 Carlo è il quarto e ultimo Valois a diventare duca di Borgogna. I dieci anni del suo regno sono caratterizzati da diversi conflitti e da alleanze sempre mutevoli. Il suo principale avversario è Luigi XI, re di Francia.

Carlo è ricchissimo, ma gli manca una cosa: il titolo di re o imperatore. Per ottenerlo offre sua figlia Maria in sposa a Massimiliano, l’erede dell’impero asburgico. Il matrimonio – contrastato da Luigi XI – andrà in porto solo nel 1477, dopo la morte di Carlo. L’eredità dei Borgognoni segnerà l’inizio della grande ascesa degli Asburgo che, due generazioni più tardi con Carlo V in Spagna, avranno un impero sul quale «non tramonta mai il sole».

• Realizzata dal Museo di storia di Berna – dove si trova buona parte di quel che resta del tesoro sottratto dai Confederati a Carlo il Temerario nella battaglia di Grandson – e dal Groenigenmuseum di Bruges
• A Berna fino al 24 agosto 2008 (Bruges: 27 marzo – 21 giugno 2009).
• Costo dell’esposizione a Berna: 3 milioni di franchi circa.
• Prestiti da una quarantina di musei prestigiosi (Museo di storia e arte di Vienna, Louvre, British Museum, Paul Getty, e altri).
• Patrocinio: reali del Belgio, presidente della Confederazione e Carlo d’Asburgo, discendente di Carlo il Temerario.
• Esposti 250 oggetti (arazzi, dipinti, armi, manoscritti, gioielli e altro ancora) integrati con animazioni in alta definizione e postazioni interattive.

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